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Come l’Intelligenza Artificiale sta cambiando il mondo dell’informazione.
Come reagireste a sapere che alcuni articoli che leggete sono scritti da un robot? Se una decina di anni fa l’intelligenza artificiale veniva immaginata inserita esclusivamente nell’ambito industriale e ingegneristico, ad oggi possiamo dire che essa ha allargato il suo campo di utilizzo, fino a ad essere adottata nel settore culturale, in particolare quello editoriale.
Nel 2020 il primo articolo scritto da un robot
Era l’8 Settembre 2020 quando sul The Guardian comparve il primo articolo realizzato (non uso volontariamente il termine scritto) da GPT-3, un sofisticato software in grado di riprodurre automaticamente testi. Curioso, ad oggi, è il fatto che GPT-3 fu progettato dalla statunitense OpenAI, fondata nel 2015 anche da Elon Musk, uscitone poi nel 2018. Ora, leggendo l’articolo A robot wrote this entire article. Are you scared yet, human?, sorge spontanea una domanda: il nostro giornalismo già traboccante di articoli, news dell’ultimo secondo e informazioni, aveva proprio bisogno di un articolo, seppur dai toni simpatici, orientato a rassicurarci sulla natura “benevola” e non offensiva dei robot? Ognuno ha la sua personale risposta. Il fatto incontrovertibile è però uno solo: sempre più redazioni in questi anni hanno preferito sostituire i loro redattori con programmi di Intelligenza Artificiale o servirsi di sistemi di scrittura automatici.
Tra le testate che hanno intrapreso questa strada figurano Reuters che oramai da tempo sfrutta l’AI per i lanci d’agenzia sugli andamenti di borsa, ma nettamente più d’avanguardia è la scelta fatta dalla BBC che durante le elezioni del 2019 ha prodotto quasi 700 articoli (di cui 40 in gallese) sui risultati dei collegi elettorali del Regno Unito in meno di tre minuti grazie all’utilizzo dell’AI. Come si può leggere nel sito della BBC: «Il capo del progetto ha affermato che la tecnologia è stata progettata per migliorare il servizio fornito piuttosto che per sostituire gli esseri umani», i testi sono stati infatti controllati da editori in carne ed ossa.
Da menzionare è anche l’Associated Press, che grazie alla partnership con Automated Insight, ha velocizzato la creazione e la pubblicazione di news inerenti match sportivi e l’andamento finanziario, consentendo ai giornalisti a dedicarsi con più cura e tempo alla stesura di articoli maggiormente approfonditi. In particolare, va ricordato, che l’Associated Press nel 2018 ha utilizzato il software NLG (Natural Language Generation) per automatizzare le anteprime del basket maschile della divisione I della NCAA durante la stagione di quell’anno.
I robot sostituiranno i giornalisti?
Per quanto, da più parti, si continui a ripetere che l’inserimento dell’AI per la produzione di testi sia rivolta per velocizzare l’uscita di alcuni tipologie di notizie e facilitare i giornalisti; il trend dei dati mostrano un’altra realtà. Il 23 Gennaio 2019 negli Stati Uniti furono licenziati oltre mille giornalisti, e ciò che colpisce è che le testate coinvolte erano quelle che del digitale avevano fatto il loro marchio di fabbrica, tra cui quelle appartenenti alla società madre Verizon, come ad esempio HuffPost.
Assicurare i giornalisti che il “pericolo” di essere sostituiti da una macchina non c’è, è forse troppo ottimistico, se di certo per reportage, inchieste, interviste e articoli approfonditi, ci sarà sempre bisogno di un giornalista umano; per news veloci e in stile bollettino, l’uso dell’AI appare sicuramente già consolidata. Tra i modelli linguistici prodotti dall’intelligenza artificiale e preferiti dalle redazioni troviamo GPT2 (almeno nel passato) e GPT-3, un sistema già citato in precedenza per il caso The Guardian, che utilizza il deep learningper produrre testi similari a quelli del linguaggio naturale umano, con una capacità di coniugare 175 miliardi di parametri di apprendimento automatico.
La novità: ChatGPT
In questi giorni però la scena a GPT-3 è stata rubata da ChatGPT, un software sempre firmato OpenAI, che grazie al suo algoritmo è in grado di imitare le conversazioni umane, rispondere a vari quesiti, oltre che organizzare testi interi ed elaborare sonetti poetici. Un potenziale che da quanto riportato da Semafor:«Microsoft è in trattative per investire 10 miliardi di dollari nel proprietario di ChatGPT», nel futuro recente ci si aspettano quindi grossi investimenti, mentre per quanto riguarda un suo utilizzo è molto probabile che ChatGPT venga anche scelta nella creazione di contenuti online in sostituzione di GPT-3.
Tuttavia, come sta emergendo in queste ore, questo modello non è privo di criticità, uno tra tutti quello inerente l’aggiornamento e la vulnerabilità.
Indipendentemente dalle scelte che verranno fatte e da che mutazioni avrà il giornalismo, chi scrive ci tiene a considerare ancora che l’informazione sia prima di tutto: fact-checking, presa diretta delle notizie, indagini e investigazioni. Soltanto quando vedremo un robot fare tutto ciò con la stessa intuizione e coraggio umano allora, a quel punto, possiamo preoccuparci.