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di Roberta Caiano
Nell’ultimo mese gli occhi di tutto il mondo sono stati puntati sulla situazione in Afghanistan.
Oltre alle strategie geopolitiche in atto che coinvolgono le intere potenze mondiali, molte delle preoccupazioni sono concentrate su donne, bambini e sulla libertà di espressione minata dalla Sharia, ovvero la legge islamica, imposta come legge di Stato. In questo senso, nelle settimane successive all’insediamento del gruppo islamico la rete si è riempita di video provenienti dal mondo afghano sulla nuova vita sotto il controllo dei talebani, sollevando dei veri e propri dibattiti mediatici. Gli stessi diritti dei cittadini sono stati minati in molti campi, con forti restrizioni e privazioni, anche se bisogna sottolineare come in questo clima di sbigottimento il mondo dei big della rete e dei social si sia schierato a favore degli afghani affinché potessero tutelare alcuni diritti almeno sulle piattaforme social. Com’è intuibile, infatti, una delle reti di informazioni più colpite è stata quella dei social network sia come piattaforma di divulgazione delle notizie sia dagli stessi talebani, i quali per comunicare utilizzano maggiormente Twitter. Non appena i Taliban si sono insediati alla guida del Paese, molti afghani hanno cercato di eliminare dai propri account social e dai propri telefoni foto o informazioni che avrebbero potuto collegarli all’Occidente o all’appoggio dell’ex governo in Afghanistan. Per questo, le piattaforme social sono subito accorse in difesa dei diritti degli utenti prendendo una serie di provvedimenti atti a preservare i loro diritti.
Le piattaforme social per i diritti degli afghani
Una delle prime app social che si è unita ad altre piattaforme 2.0, tra cui Facebook, è stata Clubhouse, la quale ha adottato delle misure di sicurezza al fine di proteggere la privacy degli utenti afghani. Già dalla fine del mese scorso, infatti, l’audio-social ha ripristinato migliaia di biografie e foto dei frequentatori dell’applicazione in Afghanistan rendendo i loro account più difficile da scoprire durante la ricerca. Oltre che accordare il consenso di creare degli pseudonomi per motivi di sicurezza, privacy e tutela dei diritti umani. Un portavoce di Clubhouse, come riportato dal sito The Verge, ha difatti affermato che la società del social si è consultata con gli esperti sui temi di libera espressione ed estremismo violento al fine di definire l’approccio migliore da adottare per proteggere gli utenti. Lo stesso portavoce ha peraltro aggiunto che tutte le modifiche effettuate all’interno del proprio profilo possono essere annullate o ripristinate dall’utente. A ruota anche Facebook ha subito provveduto ad agire in merito rimuovendo la possibilità di visualizzare e cercare nell’elenco “amici” e aggiungendo uno strumento per bloccare rapidamente gli account. Ad annunciarlo su Twitter è stato Nathaniel Gleicher, capo della politica di sicurezza del social, affermando che Facebook ha lanciato “uno strumento specifico per le persone in Afghanistan che permette con un clic di bloccare rapidamente il proprio account. Quando il loro profilo è bloccato, le persone che non sono loro amici non possono scaricare o condividere la loro foto del profilo o vedere i post sul loro diario”. In quest’ottica, infatti, la piattaforma ha provveduto ad allestire un centro operativo speciale per rispondere alle nuove minacce non appena emergono. Le stesse precauzioni valgono su Instagram, dove vengono lanciati avvisi pop-up con passaggi precisi su come proteggere il proprio account.
I talebani parzialmente silenziati da alcuni social
D’altro canto gli stessi talebani sono stati silenziati attraverso dei divieti, in particolar modo da Facebook e Youtube, ma non essendo classificati ufficialmente come organizzazione terroristica dal dipartimento di Stato americano, ma soltanto da alcune istituzioni Usa come ad esempio il dipartimento del Tesoro americano a cui fa appello Facebook, Twitter resta il loro unico modo per comunicare con la rete e il mondo, in quanto non può attuare provvedimenti per limitare la diffusione dei loro contenuti. Classificati ormai come nuova classe dirigente, dunque, i talebani utilizzano la piattaforma per le dirette streaming, oltre che per la pubblicazione di post e video in varie lingue in modo da arrivare quanto più globalmente possibile. In questo senso, la questione sulla verificabilità dei loro account e sulla libertà di pubblicazione appare sempre più controversa soprattutto in riferimento al fatto che, pur essendo i nuovi dirigenti, la politica internazionale non si è ancora spinta ad affermarli come nuovo governo.