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Dopo la fuga del figlio dell’oligarca russo, il ministro Nordio dichiara: “È stato messo ai domiciliari con un provvedimento di cinque righe» solo perché aveva «una moglie e una casa». Ed è scontro con l’Associazione nazionale magistrati.
Per il ciclo “Cose da Guerra Fredda”, ci occupiamo oggi di un caso che si è svolto tutto in Italia e che sta scatenando non poche polemiche fra politica e magistratura.
Il protagonista della storia è Artem Uss, figlio di Alexander, un oligarca russo molto vicino al Presidente Putin, nonché governatore della regione siberiana di Krasnoryarsk.
Chi è Artem Uss
Il padre di Artem è tra l’altro co-fondatore del progetto petrolifero Vostok Oil, importantissimo dal punto di vista strategico per il Cremlino.
Uss era stato fermato il 17 ottobre a Malpensa, mentre stava per imbarcarsi su un volo diretto ad Istanbul, sulla base di un mandato degli Stati Uniti con l’accusa di traffici illeciti di materiale civile e militare, con annesso contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia, eludendo l’embargo, le sanzioni, riciclaggio e frode bancaria. I giudici inizialmente gli convalidarono il carcere, in cui è rimasto fino al 2 dicembre, quando viene trasferito ai domiciliari, in una casa presa in affitto nella cittadina di Basilio, a sud di Milano. La Corte d’Appello di Milano, dopo aver esaminato la richiesta di estradizione statunitense, decide di concederla. È il 21 marzo.
La fuga di Uss
Il giorno seguente, però, Artemu Uss improvvisamente fa perdere le tracce.
Riapparirà il 4 aprile, in Russia, in una intervista pubblica in cui ringrazia chi lo ha aiutato a fuggire e in cui accusa l’Italia di essersi piegata alle pressioni statunitensi per pura ‹‹‹partigianeria politica››. Gli investigatori, nel frattempo, sono riusciti a ricostruire i suoi movimenti. Da Basiglio sarebbe riuscito a raggiungere prima Trieste, poi la Slovenia e infine la Serbia. Da qui avrebbe poi preso un volo diretto per Mosca. Una fuga attentamente pianificata, probabilmente grazie all’aiuto di diverse persone legate al Cremlino.
Il braccialetto elettronico di Uss
Le polemiche sulla sua fuga ruotano intorno a possibili negligenze o errori di valutazione, a partire dalla concessione degli arresti domiciliari, alternativi alla custodia cautelare in carcere. In un’audizione al Copasir (che non è pubblica) il Governo avrebbe negato ogni responsabilità sulla vicenda, dicendo che anche i servizi segreti non avevano informazioni specifiche. Negli ultimi giorni sta emergendo come, prima dell’effettiva fuga, il braccialetto elettronico indossato da Artem Uss avesse già suonato una trentina di volte. Le autorità devono però ancora chiarire se questi allarmi fossero già dovuti a veri e propri tentativi di evasione o fossero solo l’indicazione di piccoli allontanamenti dalla casa di Basiglio.
Si tratta di elementi importanti che devono essere chiariti, anche per fornire risposte agli Usa che hanno visto sfumare la possibilità di processare Uss.
La rabbia del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, travestita da imbarazzo, non è stata celata nelle sue recenti dichiarazioni sul caso. Ancora più dirompente è stata la reazione del Ministro della Giustizia Nordio il quale ha avviato un procedimento disciplinare contro i tre giudici della Corte d’Appello di Milano per “grave e inescusabile negligenza”.
Costoro infatti hanno deciso i domiciliari per Uss «senza prendere in considerazione» le circostanze indicate nel parere della Procura Generale di Milano che avrebbero potuto portare a disporre il carcere. Il Ministro accusa i giudici della Corte d’Appello di «non aver valutato» elementi dai quali emergeva «l’elevato e concreto pericolo di fuga». Nell’ordinanza che concedeva i domiciliari, i giudici concludevano che il pericolo continuava a essere concreto, ma anche che potesse essere contenuto aggiungendo agli arresti domiciliari il braccialetto elettronico.
Il ministro Nordio si esprime duramente contro chi ha deciso i domiciliari
Nella sua informativa urgente alla Camera, Nordio non ha usato giri di parole: «è stato messo ai domiciliari con un provvedimento di cinque righe» solo perché aveva «una moglie e una casa», a fronte del provvedimento di quattro pagine «documentatissimo» e «ampiamente motivato» con il quale la Procura della Corte di Appello di Milano si era opposta alla richiesta dei domiciliari, facendo presente che Uss aveva «conti bancari in tutto il mondo» e «appoggi internazionali» che rendevano alto il rischio di fuga. Per Nordio è una «eresia» pensare che il ministero della Giustizia avesse competenza sulla concessione degli arresti domiciliari a Uss. Non solo. Gli americani si sono dimostrati «esterrefatti» a seguito della decisione presa dalla Corte di Appello di Milano.
Lo scontro tra Nordio e l’Associazione nazionale magistrati
Il Ministro ha poi voluto respingere le accuse provenienti dalla magistratura per il suo intervento nei confronti dei giudici.
«Una grave invasione di campo nella sfera di competenza della giurisdizione, con inaccettabile intromissione sul sindacato interpretativo delle norme e sulla valutazione degli elementi di fatto sottesi alla decisione, che non possono essere oggetto di azione disciplinare, se non a costo di minare in radice l’autonomia e l’indipendenza dei giudici», Così si era espressa l’Associazione nazionale magistrati.
Ma Nordio ci ha tenuto a replicare: «Questo ministro ha pienamente rispettato i dettami di legge esercitando il proprio potere di iniziativa con una nota attraverso cui comunicava alla Corte di Milano la propria volontà di richiedere il mantenimento della custodia cautelare in carcere nei confronti di Uss per assicurare la consegna di costui alle autorità statunitensi. Nessuno può permettersi di imputare al ministro interferenza quando esercita le sue prerogative per verificare la conformità del comportamento dai magistrati ai doveri di diligenza».
Nell’informativa alla Camera è stato precisato inoltre che sono in corso ulteriori accertamenti da parte del ministero degli Interni sul funzionamento del braccialetto elettronico di Uss.