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Il De Luca Ter apre la guerra nel Pd

Sull’asse Roma/Napoli fuoco e fiamme nel partito di Elly Schlein.

Roma e Napoli sono due città separate solo da 90 minuti di treno superveloce, ma nel Pd le distanze dei due centri sono ormai siderali. Il partito è in fiamme. Ad innescare la miccia definitiva è stato il voto, nell’aula del Consiglio regionale della Campania, che martedì scorso ha aperto la strada al possibile terzo mandato del governatore Vincenzo De Luca. 

Il voto in Regione per il terzo mandato di De Luca

Come il nostro portale aveva ampiamente anticipato ad agosto scorso (https://www.laredazione.net/regionali-in-campania-quando-si-vota-con-o-senza-de-luca/) l’assemblea legislativa campana, non avendo mai recepito una norma nazionale, che impone di non andare oltre i due mandati, ha ora votato la presa d’atto di questo vincolo, ma facendo scattare il conteggio dei mandati in maniera non retroattiva. Dunque nel caso di specie, De Luca potrà ancora candidarsi a governatore alle prossime regionali (fine 2025 o inizio 2026). Per la cronaca De Luca guida la Campania da luglio 2015. 

La conta in aula

Un dato politico importante è però emerso dal voto in aula: a favore della norma, per il possibile De Luca Ter, si è espresso tutto il gruppo consiliare Pd (fatta eccezione per la consigliera Bruna Fiola). Gli esponenti regionali, quindi, non hanno seguito le indicazioni del segretario Schlein, aprendo un ulteriore scontro. 

Il voto ha poi permesso a De Luca di serrare i ranghi e capire chi sta dalla sua parte: 34 consiglieri su 51 hanno votato a favore della norma, confermando fedeltà al governatore. 

Scontro totale

Per avere un’idea dell’elevato livello della tensione nel Pd, basta leggere l’ultimo post del Sindaco di Meta, comune della penisola Sorrentina, amministrato da anni da Giuseppe Tito (https://www.facebook.com/share/p/1As6DUDAZa/).

La metafora a cui ricorre Tito rimanda alla figura del marchese del Grillo (riferendosi polemicamente al segretario Schlein che ha imposto il divieto assoluto del terzo mandato). 

Tito sbotta a più riprese nel suo lungo ragionamento social. La premessa è: “Il segretario provinciale mi ha invitato una mail chiedendomi di rinnovare la tessera del Partito. È dai tempi di Bersani che sono iscritto, ma oggi mi domando: a che serve tesserarmi?”. E via con un lungo elenco di motivi per esporre tutte le riserve del caso. Uno su tutti: “Al vertice del PD, la segretaria Elly Schlein, è stata eletta con una massa di voti di non tesserati, ai quali è stato offerto lo stesso, identico, diritto/potere di voto per scegliere chi doveva dirigere il nostro partito; in sostanza la Schlein ci comanda grazie ai voti dei grillini (ed io non riuscirò mai a capire che significato politico abbia questa decisione)”.

Pd Campania commissariato da oltre un anno

Un dato, di contesto, in questo caos non va dimenticato: in Campania il partito è commissariato da oltre un anno e non si riesce a celebrare un congresso chiarificatore. Il commissariamento scattò per un presunto caso di tessere gonfiate. Da quel momento la data del congresso è in stand-by. Svolgerlo adesso è tanto importante quanto difficile. Le conseguenze potrebbero essere insostenibili per tutti. Come se tutto questo caos già non bastasse, il Pd spinge per avere alla guida dell’ANCI (Associazione nazionale Comuni italiani) un amministratore – Gaetano Manfredi –  che non ha tessera né militanza significativa nel PD stesso. Non il massimo della coerenza come linea politica.

Il commento (caustico) di De Luca

Da parte sua, il governatore, caustico come sempre, ha commentato il voto del Consiglio regionale:  “Si fanno dibattiti sul mandato, che però significa sola una cosa: non interrompere un lavoro che richiede anni, fatica immane, conoscenza dei problemi. C’è la necessità di dare continuità al lavoro. Come si fa a non capire una cosa del genere”. Ed ancora: “Siamo un paese di dementi, ho detto qualche anno fa che la riforma più urgente da fare è la riapertura dei manicomi. Abbiamo una quantità di squinternati che voi non avete idea”.