Medici, eroi a scadenza, come il panettone a Natale
25 Novembre 2020Profondo rosso, violenza domestica e di genere
30 Novembre 2020Il martire mancato
Da potenziale kamikaze a professore.
di Atai Walimohammad
Sono un educatore e uno scrittore. Ho raccontato come e per quanto tempo sono stato reclutato in un centro di addestramento per i kamikaze, prima in Afghanistan e poi in Pakistan, il rapporto con mia madre e con mio zio materno che volevano che diventassi martire, la storia di mia sorella Salma Atai venduta a 12 anni a un signore della guerra e comandante dei talebani, e poi la bellissima storia di mia nonna paterna che mi insegnò la vera cultura afgana e mi spiegò che mio padre fu ucciso dai talebani, con l’aiuto di mia madre, perché era medico e non faceva crescere la barba, e il mullah lo decretò all’impiccagione. Nel mio libro “Il martire mancato”*, oltre le storie dei miei amici bambini kamikaze, parlo anche della mia infanzia, come usavo le vere armi come giocatoli, la raccolta d’oppio e le torture di mia madre che mi costringeva ad arruolarmi con i talebani per fare la Guerra santa.
Sono fuggito a 14 anni, attraversando 7 paesi clandestinamente, e arrivato in Italia dopo un lungo e pericoloso viaggio che durò tre anni, dopo aver avuto lo status di rifugiato, mi sono laureato in Scienze della mediazione linguistica e sto per finire la magistrale in Scienze politiche all’Università di Pavia. Ho scritto cinque libri e solo due di questi sono stati pubblicati in Italiano, fino ad oggi.
A soli quattordici anni sono scampato alla morte più volte perché mi ero messo contro l’indottrinamento dei talebani ed andavo in giro per il villaggio a parlare alla gente: dicevo loro che i bambini, se veramente volevano il paradiso, dovevano frequentare le scuole pubbliche e non quelle gestite dai talebani (“biglietterie per il paradiso”) finalizzate al martirio. “Ho rifiutato il paradiso per non uccidere”, l’altro mio libro pubblicato in Italia, racconto le storie quotidiane che ancora popolano l’Afghanistan, un paese dove la guerra e il terrorismo sembrano non finire mai. I talebani non lasciano agli afgani il diritto all’istruzione, i talebani distruggono le scuole ed uccidono coloro che amano l’istruzione, la vera cultura afgana, il vero islam e l’umanità. Perché, se uno si istruisce, non obbedisce ai talebani e si rifiuta di uccidere gli altri: in questo modo i talebani perdono i “clienti” ed i loro affari vengono toccati. La religione per loro è affari. Perché l’istruzione è il peggior nemico del fanatismo e del fondamentalismo. Coloro che cercano la verità o che hanno trovato la verità sono i peggiori nemici dei terroristi. Racconto le storie di lavaggio del cervello, di bambini kamikaze, dell’importanza dell’istruzione, ma anche di speranza, come quella dell’associazione FAWN (Free Afghan Women Now)**.
Ad Atai Walimohammad abbiamo rivolto alcune domande sulla situazione attuale.
Chi sono i Talebani e cosa vogliono dagli afgani?
Innanzitutto i talebani lavorano come mercenari. La conquista talebana dell’Afghanistan fornisce un affascinante e completo esempio dottrinale di guerra moderna non convenzionale. I pakistani hanno impiegato una forza prevalentemente indigena, i talebani per rovesciare il legittimo governo di transizione e instaurare un regime filo pakistano. Armati di armi pakistane, addestrati da consiglieri pakistani, simpatici agli interessi pakistani, e infine con soldati pakistani che combattono direttamente al loro fianco, i talebani hanno conquistato l’Afghanistan in 1996. Oggi, con oltre trent’anni di investimenti nella destabilizzazione dell’Afghanistan, è improbabile che il Pakistan abbandoni questi sforzi e rischi l’emergere di un governo afghano forte e indipendente che persegue la riunificazione con le tribù pashtun del Pakistan occidentale. Gli sforzi del Pakistan per minare l’Afghanistan e prevenire qualsiasi inseguimento di uno Stato del “Grande Pashtunistan” attraverso una campagna UW è coerente con la loro visione del mondo, in cui sono assediate da tutte le parti da vicini che rivendicano pezzi significativi del territorio sovrano pakistano. Una volta compresi gli interessi pakistani, il loro continuo sostegno ai Talebani diventa comprensibile, se non accettabile per il perseguimento internazionale della stabilità regionale.
È vero che l’oppio non si coltiva più in Afghanistan?
La produzione di oppio in Afghanistan, che fornisce più del 90% dell’eroina mondiale, ha battuto tutti i record nel 2006. Una domanda che dovremmo porci è: chi è il proprietario degli aerei e delle navi che trasportano il 90% dell’eroina mondiale dall’Afghanistan al resto del mondo? Di sicuro non sono i talebani.
Gli accordi di pace fra i talebani e il governo afgano che fine hanno fatto?
I negoziati tra il governo afgano e i talebani si sono aperti a Doha il 12 settembre, ma da allora la violenza continua e sembra addirittura in escalation. Il segretario di Stato americano Mike Pompeo il 21 novembre stava per incontrare a Doha i negoziatori di pace del governo di Kabul e dei talebani, almeno 19 razzi sono atterrati in varie parti di Kabul, un’ora dopo due esplosioni di ordigni nella capitale afgana. Tutto mentre gli Stati Uniti si preparano a ridurre il numero delle loro truppe nel Paese. Il Pakistan vede l’Afghanistan come un potenziale fornitore di profondità strategica all’India. Il Pakistan vuole un Afghanistan debole e destabilizzato, in modo tale che possa controllare e ingerire negli affari interni del paese per contenere l’espansione dell’India.
“Il martire mancato. Come sono uscito dall’inferno del fanatismo”, di Atai Walimohammad, con la postfazione di Giulietto Chiesa e la prefazione di Arianne Ghersi.
“Questo libro è la descrizione più minuta, più inquietante, più approfondita, più precisa, di cosa è stata ed è tuttora la scuola internazionale del terrorismo fondamentalista. Ci racconta dove è nata, come è nata, perché è nata. Bisogna leggerla per capire dove siamo tutti e perché siamo arrivati a questo punto. Tutti è la parola giusta, perché dalle righe di Atai emerge che, in molti modi, “noi c’entriamo”, anche se non ne siamo consapevoli”. (Giulietto Chiesa)
Atai Walimohammad ne è il fondatore.