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Nel 1527 il contratto tra il Santo ed i napoletani, per una storia infinita, tra Deputazione e il tesoro tra i più preziosi al mondo.
Napoli, anno 1527: la città è stremata dall’assedio dell’esercito francese e vive scossa da continui terremoti. Come se tutto ciò non bastasse, si registra una epidemia dilagante, probabilmente determinata dall’avvelenamento delle acque messo in atto dagli assedianti.
In questo contesto l’assemblea generale degli eletti dei sei Sedili cittadini (Capuana, Nilo, Montagna/Forcella, Porto, Portanova e Popolo), si rivolge a San Gennaro con la decisione di stipulare con il Santo Patrono un vero e proprio contratto notarile: in cambio della salvezza, Napoli e i napoletani avrebbero eretto una nuova e più grande cappella per custodire al meglio sia le reliquie del santo sia il suo tesoro (dal valore inestimabile e ritenuto tra i più ricchi del mondo).
È così che nacque nel capoluogo partenopeo l’Eccellentissima Cappella del Tesoro di San Gennaro. Per questo motivo anche quest’anno, per la sesta edizione consecutiva, si è svolto l’evento dal titolo: “1527 quando Napoli fece voto a San Gennaro”.
Il voto al Santo e il contratto
La manifestazione si svolge con il corteo storico che dalla Basilica del Carmine Maggiore raggiunge piazza Mercato, via Casciari al Mercato, via Colletta, rione Forcella, il sagrato della cattedrale, Duomo di Napoli.
Dopo il racconto teatralizzato della firma del Contratto notarile con San Gennaro e la città, il corteo riprende il percorso per via Tribunali con una sosta di fronte a Castel Capuano. A coordinare iniziativa e manifestazione è l’associazione “I Sedili di Napoli-Onlus”, guidata da Giuseppe Serroni.
Nel 2020 a Napoli è nato il “Comitato promotore Unesco per la candidatura del culto e devozione popolare di San Gennaro a Napoli e nel Mondo”: protagonisti sono l’Arcidiocesi di Napoli, l’Università Federico II, la Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro, il Comitato Diocesano San Gennaro, il Museo Diocesano, la Fondazione Fare Chiesa e Città, Sebeto APS, Fondazione Ferrante Sanseverino e la stessa Associazione I Sedili di Napoli onlus. È bene ricordare che un ruolo fondamentale, nel rapporto indissolubile tra i napoletani e il Patrono, lo svolge proprio la Deputazione di San Gennaro: si tratta infatti di un organismo laico che da secoli ha il compito e la responsabilità di promuovere il culto del santo e di custodirne le reliquie – ovvero il busto che contiene la testa del Santo e la teca che accoglie l’ampolla con il suo sangue – e il tesoro (costituito da oggetti in oro, argento, bronzo e pietre preziose dedicato al santo e al culto eucaristico).
La Real Deputazione del tesoro
La Deputazione affonda le sue radici proprio negli antichi sedili del patriziato e del popolo napoletano, cui un tempo era affidato il governo della città. Ognuno dei sedili forniva due rappresentanti del popolo. La Deputazione è una sorta di assessorato che esprimeva tutta Napoli e le sue articolazioni sociali: nobiltà e popolo. Come si legge nell’atto fondativo, la Cappella è di proprietà di tutti i cittadini di Napoli. Dalla sua nascita la Deputazione amministra, tutela la cappella e ne mantiene il carattere e la proprietà laicale. Dai primi dell’Ottocento, la presidenza della Deputazione è affidata al Sindaco di Napoli pro tempore, nonostante abbia solo un ruolo onorario, mentre l’amministrazione è affidata a un vicepresidente eletto tra i deputati. Far parte della Deputazione di San Gennaro non è semplice: gli aspiranti devono superare il vaglio del Ministero dell’Interno dello Stato italiano e ottenere il gradimento dell’Arcivescovo, tutto ciò a riprova e a conferma del fatto che la Deputazione è un organismo di alta rappresentanza civile, morale e religiosa.
Il culto laico del santo: la rivolta popolare del 2016
Nel marzo 2016 un decreto del Ministero dell’Interno tentò di modificare statuto e status giuridico della deputazione di San Gennaro. In base al decreto la deputazione sarebbe stata trasformata in fabbriceria (ente che provvede a conservazione e mantenimento dei beni sacri di particolare valore artistico) con un consiglio di dodici membri di cui otto riservati ai laici – come accade ora – e altri quattro di nomina dell’arcidiocesi di Napoli. Il tentato passaggio della Deputazione dalla esclusività del laicato all’egida della Chiesa, inutile dirlo, scatenò una “sommossa” popolare Napoli. Il caso finì perfino in Parlamento con interrogazioni di deputati e senatori. Flash mob, marce e petizioni popolari vennero promosse per fermare una iniziativa politica ritenuta assolutamente inappropriata e antistorica.
Dopo una lunga diatriba il decreto venne ritirato dal governo, confermando il valore laico della Deputazione e l’impossibilità di portarla sotto l’egida religiosa unitamente al culto, alla cappella ed al tesoro: tutti erano e sono rimasti unicamente di proprietà del popolo napoletano. E di nessun altro.
Il miracolo, tre volte all’anno
Ogni anno, da secoli, il miracolo di San Gennaro si ripete tre volte: il sabato precedente la prima domenica di maggio; il 19 settembre e il 16 dicembre, date in cui il sangue torna puntualmente a liquefarsi. Il prodigio viene atteso e celebrato sempre con incontenibile entusiasmo da tutto il popolo partenopeo e naturalmente dai devoti. In tutte e tre le occasioni ci si accalca per assistere alla liquefazione del sangue e vedere la teca che lo contiene. La stessa viene pubblicamente esposta anche nei giorni successivi al prodigio.
La Mitra del Santo
Il tesoro di San Gennaro, del valore incalcolabile, viene universalmente considerando tra i più preziosi al mondo, superiore per valore perfino al tesoro della corona d’Inghilterra. L’oggetto più importante, ospitato in un Museo aperto al pubblico dal 2003, è la Mitra di San Gennaro.
Ritenuto dagli esperti tra gli oggetti più preziosi al mondo, la Mitra è composta da 3.964 pietre preziose, 198 smeraldi, 168 rubini, 3.328 diamanti, il tutto per 18 kg di peso. È stata realizzata nell’antico Borgo Orefici di Napoli utilizzando solo tre tipologie di pietre: gli smeraldi, che alludono alla conoscenza; i rubini, che simboleggiano il sangue di San Gennaro; i diamanti che, essendo le pietre più dure, rappresentano la fede.