Se vi sembra leggera una nuvola…
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Lo stop e le critiche al nuovo progetto di Facebook
di Silvia Cegalin
Facebook sta probabilmente vivendo uno dei periodi più bui dalla sua fondazione. Dalla pubblicazione dell’inchiesta Facebook Files del Wall Street Journal, tra cui compariva anche il dossier Facebook Knows Instagram Is Toxic for Many Teen Girls contenente documenti che testimoniavano la pericolosità di Instagram per la salute psicofisica degli adolescenti (ne avevamo parlato qui), la compagnia guidata da Zuckerberg è stata progressivamente investita da avvenimenti inaspettati.
Pochi giorni fa, proprio il 5 Ottobre, l’ex product manager di Facebook Frances Haugen ha testimoniato davanti al Senato USA accusando l’azienda di non avere una politica interna trasparente, di ignorare le varie problematiche (sopratutto quelle riguardanti i giovani e i bambini), e di agire unicamente seguendo la logica del profitto a discapito della sicurezza dei propri iscritti.
Ma non finisce qui: già prima, il 22 settembre, il chief technology officer Mike Schroepfer ha annunciato che nel 2022 si dimetterà dal proprio incarico, al suo posto subentrerà Andrew Bosworth che si è congratulato con Schroepfer per il lavoro svolto in questi tredici anni.
Una scelta, quella di Schroepfer, improvvisa e che in qualche modo si lega anch’essa alle varie accuse mosse dal WSJ contro la compagnia di Zuckerberg. La figura di Schroepfer non è però secondaria, egli non a caso è stato tra i sostenitori del progetto Instagram Kids, progetto che, come comunicato il 27 settembre dal capo responsabile di Instagram Adam Mosseri, è stato momentaneamente sospeso.
Come dichiarato da Mosseri, Instagram preferisce arrestare la realizzazione del progetto per concedersi più tempo per studiare e valutare, assieme a genitori ed esperti, quali possano essere le scelte migliori per conseguire un risultato soddisfacente e completo. Una scelta, questa, causata dalle pesanti critiche esposte dal WSJ e che stanno obbligando Facebook a un cambio di direzione.
Instagram Kids: a chi conviene di più?
L’idea di creare un Instagram a misura di bambino venne annunciata nel Marzo 2021, e nasce con lo scopo di costruire un Instagram esclusivo e adatto per gli utenti aventi un’età inferiore ai 13 anni.
A differenza del classico Instagram la versione kids permetterebbe infatti ai genitori di supervisionare l’account del figlio, controllare chi invia loro messaggi, chi li segue e chi seguono, valutando così se l’esperienza può essere definita in termini positivi o pericolosi. Inoltre, tra le caratteristiche principali di Instagram Kids compare la totale assenza di pubblicità, l’attivazione del controllo dei contenuti condivisi e il divieto per gli utenti con età superiore ai 13 anni di accedervi e quindi di interagire con gli iscritti.
Questa decisione scaturisce dal fatto che i bambini iniziano a navigare in internet a partire già dai sei anni, mentre l’acquisto dei cellulari avviene in età sempre più giovane, generando l’iscrizione ai social, in particolare di Instagram, anche da chi non ha raggiunto il quattordicesimo anno d’età.
Dati che trovano conferma nel recente report inglese di Ofcom, e se si guarda all’Italia anche da un’indagine condotta nel 2019 da Osservare Oltre (Associazione Nazionale Presidi e Tutorweb) da cui è emerso che l’84% dei ragazzi tra i 10 e i 14 anni è inscritto a un social, nonostante in Italia sia vietata ai minori di 13 anni la pratica di iscriversi ad un social network, mentre è consentita, previa autorizzazione dei genitori, a chi ha 14 anni.
Sebbene il regolamento europeo (GDPR – General Data Protection Regulation) indichi come soglia minima per iscriversi ai social i 16 anni di età, agli Stati membri è stato comunque permesso di stabilire per legge un’età diversa, età che non deve mai scendere al di sotto dei 13 anni; e l’Italia, come abbiamo visto, ha scelto di limitare l’esperienza dei social network soltanto a chi ha meno di 14 anni.
Parlando di età e limitazioni i dati rilevati da Osservare Oltre fanno molto riflettere: i ragazzi intervistati hanno asserito che al momento dell’iscrizione non hanno dichiarato la loro vera età, allarmante soprattutto è che per il 22% di loro ciò si è verificato in presenza di un genitore, cosa quest’ultima che non deve passare inosservata.
Mosseri, dunque, quando dal blog di Instagram, afferma che i social sono utilizzati da chi ha un età inferiore ai 13 anni non sbaglia, esprimendo una tendenza sempre più in auge e di moda.
In tutto questo sorge tuttavia un interrogativo. Stando alla fuga di notizie di questi giorni e alla condotta passata di Facebook, in molti si chiedono se l’azienda di Zuckerberg sia in grado di gestire una piattaforma mettendo al primo posto esclusivamente la tutela dei minori e dei bambini senza pensare ai ricavi.
Il problema viene posto anche in Senato e comunicato in una lettera inviata dal gruppo bipartisan il 10 Maggio 2021 e firmata dai procuratori generali di 44 stati che esortano la compagnia di Zuckerberg ad interrompere la costruzione della piattaforma perché: «I bambini piccoli non sono attrezzati per gestire la serie di sfide che derivano dall’avere un account Instagram, non hanno inoltre una comprensione sviluppata della privacy. In particolare, potrebbero non comprendere appieno quali contenuti è appropriato condividere. Sono anche semplicemente troppo giovani per navigare nella complessità di ciò che incontrano online, inclusi contenuti inappropriati» (traduzione mia).
Non sorprende, di conseguenza, che Instagram Kids venga visto come l’ennesimo tentativo di Facebook per ricavare e impossessarsi dei Big Data sfruttando così anche il mercato di utenti più piccoli, e alla notizia che la piattaforma aveva sospeso il progetto in molti si sono detti soddisfatti.
I Social network a misura di bambini
Non è la prima volta che Facebook si trova invitata ad interrompere un progetto rivolto ai più piccoli.
Era già successo nel 2017 con Messenger Kids. Gli esperti avevano caldamente suggerito all’azienda di chiudere l’applicazione perché non rispondeva ad una reale esigenza. La compagnia di Zuckerberg, tuttavia, a differenza di Instagram Kids, ha proseguito nel suo intento estendendo la piattaforma a più di 170 paesi e modificando alcune funzionalità in quanto nel 2019 si vi era stato un bug che aveva permesso ad utenti non autorizzati (adulti quindi) di venire in contatto con i bambini iscritti.
I dubbi dunque riservati a Instagram Kids non sono ingiustificati.
Da quanto analizzato fino ad ora, appare chiaro che il mondo online non è adatto ai bambini, nonostante ciò stanno emergendo sempre più realtà dedicate a loro. Non mancano comunque gli esempi positivi. È il caso del social Lego Life, un network sicuro e creativo destinato ai bambini dai 7 ai 13 anni, un’esperienza che invece di porre la vita sociale e se stessi al centro della condivisione mette in risalto le creazioni di personaggi e avatar. Una modalità di gioco che si avvicina molto di più ai modi di interagire dei bambini che non cercano la realtà ma la costruzione di universi altri e fantastici.
Lego Life si definisce moderato, sicuro e gratuito e per accedervi è obbligatorio il consenso verificato da parte dei genitori, questo ci insegna che Internet può essere anche un luogo di esperienze positive per i più piccoli, fondamentale però è mettere al centro l’utente e le sue esigenze, e l’azienda di Zuckerberg su questo aspetto ha ancora tanto da imparare.