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di Salvatore Baldari
La locuzione del celebre poeta latino Orazio “carpe diem” ha attraversato millenni di storia umana e non ha mai perso la propria freschezza.
“Cogli l’attimo” è uno stile di vita per molte persone, un precetto da tramandare agli affetti, potrebbe diventare anche il motto di un patto tutto italiano, fra la politica e la società civile, da stringere adesso, al più presto. Una serie di congiunture economiche, fiscali e internazionali, infatti, stanno ponendo il nostro Paese in una condizione senza precedenti. Il momento magico dell’Italia si percepisce da quello che per decenni è stato un nostro fardello, riconosciuto a livello globale, ovvero il debito pubblico. Seppur, rimanga infatti ad un livello fra i più alti della storia repubblicana, ma comunque più basso di quanto paventassero le previsioni di sei mesi fa, in questo magico momento tutto italiano, ciò che dovrebbe farci tirare un sospiro di sollievo è il costo in interessi fra i più bassi mai percepiti dal 1974.
Interessi al 2,9%, mai così bassi dal 1974
Stando alle ipotesi del Governo, il prossimo anno lo Stato pagherà in interessi appena il 2,9% del prodotto e un quarto di questo esborso rincaserà automaticamente verso il principale creditore dello Stato, ovvero la Banca d’Italia, sotto forma di dividendi.
Accanto al peso del debito, l’attimo da cogliere si arricchisce con la sospensione delle regole di finanza pubblica europee, il famigerato Patto di Stabilità, che quando tornerà, probabilmente nel 2023, lo farà certo in una nuova veste, tanto che in queste settimane si inizia a parlare di Patto di Sostenibilità.
200 miliardi di Next Generation Eu
Un fattore imprescindibile di questo “attimo” da cogliere sono certamente i 200 miliardi del Next Generation Eu, per un terzo figli di obbligazioni puramente comunitarie. Da non trascurare, poi, i mercati e le agenzie di rating che negli ultimi mesi continuano a “promuoverci.” Ci sono poi altri elementi, meno tecnici, ma altamente esemplificativi del momento magico dell’Italia.
Su tutti, la gestione della pandemia. Si sta diffondendo sempre più, non solo in Europa, il “modello-Italia”, un approccio in grado di garantire condizioni di salute pubblica e di vita sociale ed economica non così scontato in un periodo come questo. Siamo stati gli unici a scommettere sullo strumento del Green Pass e, a distanza di pochi mesi, altri Paesi iniziano a seguire il nostro esempio, in una fase che l’Oms ha già definito di quarta ondata.
Grande risonanza, inoltre, ha riscosso il recente appuntamento del G20 di Roma, che ha posto l’Italia e la sua leadership al centro del mondo.
Non esageriamo, pertanto, se diciamo che questo sia un momento magico per l’Italia. La domanda da porsi, però, a questo punto diventa inesorabilmente: stiamo cogliendo l’attimo? O rischiamo di sprecarlo?
Ed è una domanda da non limitare soltanto al Governo, ma all’intero sistema-Paese. Perché innanzitutto il problema dei momenti magici è che, appunto, sono dei momenti, e finiscono.
Difficilmente ricapiterà che dopo un crollo economico, il Pil rimbalzi sino al 6%, così come difficilmente potremo rivivere una fase di propulsione della Bce e delle politiche di bilancio in deficit.
Riuscire a trovare il modo di continuare a crescere intorno al 2% è la sfida dei prossimi anni, per evitare di andare a sbattere, noi che negli ultimi venti anni siamo cresciuti mediamente dello “zero virgola.” Perché non basta cullarsi sui dati di crescita di questi ultimi mesi, superiori alla media Ue di oltre un punto.
È sufficiente guardarsi indietro e premere il pulsante di avvio all’inizio degli anni ’90, coincidente con i primordi della globalizzazione, per interrogarsi sul perché in questi tre decenni, l’Italia abbia perso 54 punti di Pil sulla Spagna, 37 sulla Francia e 29 sulla Germania.
La produttività totale dei fattori dell’Italia
I motivi ci sono stati raccontati tante volte e riguardano la produttività totale dei fattori, che secondo i dati Penn World Table, nello stesso periodo analizzato sopra, nel nostro Paese è calata del 12,5%, mentre in Germania e Francia cresceva rispettivamente del 23% e del 10%.
E stiamo già rischiando di rivivere gli errori del recente passato, se prendiamo in analisi un report dell’Ocse di Parigi, secondo cui l’Italia, insieme al Portogallo, è l’economia sviluppata dove nel 2020 il saldo netto di nuove imprese è in negativo.
Investimenti privati 2020-2022, meno 140 miliardi
Dalla banca dati della Commissione Europea, si può calcolare come soltanto in investimenti privati nel periodo 2020-2022 l’Italia perda 140 miliardi rispetto all’era pre-Covid. Un buco che da solo vale più dell’aumento netto di investimenti pubblici previsti con il Recovery fino al 2026. La vera missione del Governo Draghi non sarà soltanto spendere i soldi europei, ma farlo bene al punto da riattivare almeno altrettanti investimenti privati. La vera missione sarà creare i presupposti perché ciò avvenga. Sarà vestire il Paese con un equipaggiamento nuovo, in grado di calarlo nella grande sfida della società globale che ancora dopo tre decenni non abbiamo compreso e imparato ad approcciare. La vera missione del Governo Draghi sarà realizzare quelle riforme così scomode e sgradite ai portatori d’interesse particolari e ai partiti, che la politica le ha sempre spazzate più in là. Riformare, in un Paese corporativo come il nostro è una missione mitologica. L’interesse del Paese non è la somma delle richieste delle corporazioni fra veti e minacce. È il momento del confronto delle realtà, della responsabilità. Questo lo dicevamo sul nostro giornale già in primavera, quando recuperammo la celebre scena del film Gioventù Bruciata, per confrontare la nostra storia al gioco del chicken game.
Eppure, nelle ultime settimane, sembra stiamo vedendo le stesse tragiche scene.
Minoranze di categorie nei porti o alla guida dei Tir minacciano di bloccare milioni di altri lavoratori perché il Governo ha cercato di proteggere la salute pubblica e l’economia tramite il green pass. Così come gli attriti di partiti e singoli gruppi di interesse di fronte ad ogni proposta di riforma o di legge. Possiamo metterci alle spalle decenni di baby pensioni, evasioni, corruzioni e spesa pubblica per fini elettorali e clientelari, ma c’è bisogno di una prova di maturità, da parte di tutti, perché l’attimo è fuggente, visto che siamo in vena di riferimenti cinematografici.