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I negoziatori di Pechino sono stati i mediatori ufficiali del disgelo fra Iran e Arabia Saudita, dopo sette anni di tensioni.
Quella che ci siamo lasciati alle spalle, potrebbe essere una settimana cruciale, in grado di segnare una sliding-doors, per gli eventi dell’imminente futuro.
Mentre in Italia atterrava il Presidente israeliano Benjamin Netanyauh, sulla scacchiera mediorientale, la Cina metteva in atto un vero e proprio scacco matto.
Una svolta storica per gli equilibri del Medio Oriente suggellata da filmati televisivi studiati ad hoc e comunicati stampa diffusi su scala globale.
Iran e Arabia Saudita si incontrano, la Cina è il nuovo negoziatore
I negoziatori di Pechino, infatti, sono stati i mediatori ufficiali del disgelo fra Iran e Arabia Saudita, i quali sotto l’ombrello del Dragone, hanno concordato di ristabilire le relazioni diplomatiche e riaprire le ambasciate dopo sette anni di tensioni.
Un accordo fondato sui di principi di sovranità e non-interferenza.
Cresce il ruolo di Pechino
Una roboante vittoria diplomatica per i cinesi, che conferma come gli stati arabi del Golfo Persico stiano avvertendo e metabolizzando il lento ritiro degli Stati Uniti dal Medio Oriente allargato. Una netta dimostrazione dell’accresciuto ruolo di Pechino nella regione, impegnata ad accreditarsi come garante della sicurezza nell’area.
Un successo d’immagine, ai danni degli Stati Uniti che, del resto, troppo sbilanciati fra le parti, non avrebbero potuto mediare fra Iran ed Arabia Saudita.
Washington ha immediatamente ridimensionato il ruolo della Cina, facendo notare come la ripresa delle relazioni diplomatiche tra iraniani e sauditi sia l’esito di un lento processo di pacificazione dell’intera regione mediorientale, già avviati nel 2019 dagli Emirati e, in seguito, dall’Iraq e dall’Oman. Fatto sta che le firme sul comunicato sono quelle cinesi e il segnale per tutti gli attori dell’area del Golfo è inequivocabile. Il Presidente Xi Jinping, recentemente incoronato per il terzo mandato, già a dicembre era sceso in campo in prima persona per incontrare i Capi di Stato del Golfo e della regione araba, per consolidare il proprio approvvigionamento di petrolio e la propria influenza politica. E oggi si presenta agli occhi del mondo come mediatrice, in grado di allentare l’alta tensione fra le due capitali rivali.
Quando si ruppero i rapporti tra Iran e Arabia Saudita
I rapporti fra Iran ed Arabia Saudita si erano rotti nel 2016, quando il principe saudita Bin Salman fece giustiziare un eminente religioso sciita pochi giorni prima, innescando tumulti e manifestazioni in Iran.
Bin Salman paragonò persino il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, ad Adolf Hitler.
Quando poi nel 2018, Donald Trump annunciò il ritiro unilaterale dall’accordo nucleare iraniano, le tensioni registrarono un drammatico aumento in tutto il Medio Oriente. L’Iran è spesso stata accusata di essere autrice di una serie di attacchi contro i pozzi petroliferi sauditi, sino a portarla addirittura nel 2019, ad un temporaneo dimezzamento della sua produzione.
L’Arabia Saudita vuole andare oltre il petrolio
E proprio la volontà, mai celata, dell’Arabia Saudita di intensificare il proprio percorso di diversificazione economica “oltre il petrolio” è alla base di questa ritrovata intesa, perché bisognevole di stabilità nella regione e di immagine internazionale.
Del resto, recentemente il regno saudita ha adottato una politica estera imperniata sulla diplomazia umanitaria che passa fra Ucraina, Yemen e Siria, contesti in cui anche gli iraniani giocano un ruolo diretto o indiretto.
Sono almeno quattrocento i milioni di dollari promessi dall’Arabia Saudita all’Ucraina e, dopo il devastante terremoto del 6 Febbraio, i sauditi sono entrati per la prima volta dal 2012 in Siria, primo alleato dell’Iran, per inviare aiuti umanitari di ogni genere. Il disgelo tra Arabia Saudita e Iran potrebbe avere un peso nel raggiungimento di una tregua in Yemen, l’ultimo fronte nel mondo arabo ancora aperto dalla stagione delle primavere del 2011.
Dal canto suo per l’Iran, questa intesa è un modo per provare a ri-legittimarsi sul piano della politica estera, in un momento in cui le rivolte popolare e le repressioni intere stanno indignando le opinioni pubbliche mondiali.La ripresa delle relazioni tra Iran e Arabia Saudita è destinata a rimodellare l’andamento delle dinamiche mediorientali, che potrebbero cambiare ulteriormente se l’Arabia Saudita portasse a compimento un altro accordo di normalizzazione, quello con Israele.
Israele cosa ne pensa?
Israele, proprio da dove eravamo partiti all’inizio di questo articolo.
Un accordo ampio fra queste due realtà dovrebbe essere mediato dagli Stati Uniti.
Ma al momento non è chiaro come questo dialogo dei sauditi con l’Iran possa interferire su tale processo. Per Israele, l’Iran è una sorta di nemico esistenziale.
Non è un caso se l’ex premier israeliano Lapid abbia definito l’accordo tra sauditi e iraniani “un totale e pericoloso fallimento della politica estera del governo israeliano. È un crollo del muro di difesa regionale che abbiamo cominciato a costruire contro l’Iran”.