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L’inchiesta Prisma ha portato alle dimissioni del Cda e rischia di travolgere la squadra più blasonata d’Italia
«Questa è l’indagine più pesante e grave che la Juventus ha subito nella propria storia, forse anche superiore a quella di Calciopoli, perché le fattispecie sia di reato, sia di violazione di norme borsistiche, norme societarie e sportive abbracciano un arco di comportamenti illeciti (siamo ovviamente alle ipotesi) che non ha precedenti. Rischia più dell’ammenda o della penalizzazione. Quello che sta emergendo, secondo la norma, può portare all’esclusione del campionato e alla retrocessione». A parlare è l’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo. La sua interpretazione volge al pessimismo e, se dovesse avverarsi, si potrebbe assistere alla caduta della vecchia Signora del calcio italiano.
Cosa sta accadendo a Torino
Tutto nasce dall’inchiesta della Procura di Torino denominata ‘Prisma’ che un anno fa fu resa nota con le perquisizioni ordinate dai magistrati negli uffici della Juventus.(https://www.laredazione.net/torino-inchiesta-bomba-i-pm-ordinano-perquisite-la-juventus/).
Nei giorni scorsi il pool di magistrati che indaga (Mario Bendoni, Ciro Santoriello e Marco Gianoglio) ha chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio degli indagati. Lo scorso 28 novembre l’intero Cda della società si è dimesso. A rischiare il processo sono Andrea Agnelli e con lui Pavel Nedved, Fabio Paratici, Marco Re, Stefano Bertola, Stefano Cerrato, Cesare Gabasio, Maurizio Arrivabene, Francesco Roncaglio, Enrico Vellano, Stefania Boschetti e Roberto Grossi.
Le accuse della Procura
Le contestazioni dei magistrati insistono su quattro filoni: falso in bilancio, false comunicazioni al mercato azionario, ostacolo agli organi di controllo (Consob), false fatturazioni. Nel dettaglio, la Procura di Torino sostiene che almeno due bilanci della Juventus (2018/2019 e 2020/2021) se “depurati dei benefici illeciti apportati dalle manovre correttive” avrebbero generato un “patrimonio netto negativo”.
Cosa significa in termini pratici? Da un lato un problema di responsabilità penale, dall’altro un problema per il codice sportivo, visto che il patrimonio netto negativo può essere causa di non iscrizione al campionato di Serie A e di conseguenza anche alle competizioni calcistiche internazionali (tornei Uefa). Un bel pasticcio per i bianconeri che rischiano nel caso più lieve una penalizzazione di punti in classifica, negli scenari più gravi la revoca dei titoli sportivi e la retrocessione.
Cosa dicono le carte dei Pm
In un passaggio molto pesante della richiesta di misura cautelare (poi respinta dal gip) si legge che la Juventus, secondo i tre Pm, “ha celato l’erosione del capitale sociale in ben due esercizi, circostanza che, al di là del valore del titolo, integra una causa di scioglimento” e che “non avrebbe potuto operare negli esercizi in discorso (presentando un patrimonio netto negativo già al 30 giugno 2019) né essere quotata in Borsa”. Va specificato che, da parte sua, la Juventus si è sempre opposta a questa interpretazione della Procura e ha sempre respinto i calcoli dell’accusa presentando altri numeri. Ad esempio, per i dirigenti bianconeri, il patrimonio netto si è assottigliato ma non sarebbe mai stato negativo. Un elemento questo tutt’altro che secondario.
Plisvalenze e aumenti di capitale
Negli ultimi quattro anni la società è stata interessata da due aumenti di capitale, pari a 700 milioni di euro, ma non sarebbero bastati a rimettere in piedi i conti problematici della squadra più blasonata d’Italia. A “drogare” di fatto i conti tra entrate e uscite sarebbero state le troppe plusvalenze inserite per la compravendita dei calciatori. Va sottolineato che questa è una pratica molto diffusa nel calcio italiano, ma ad essa sopratutto la Juve ha fatto ricorso continuo per dare ossigeno al bilancio.
Adesso nella nuova versione contabile di rendiconto, che l’assemblea degli azionisti dovrebbe approvare il prossimo 27 dicembre, il patrimonio netto non figura in negativo, pur assottigliandosi fino a 8,7 milioni al 30 giugno 2021. A gennaio 2023 si insedierà il nuovo Consiglio di amministrazione.
Le manovre stipendi
Un altro fronte molto caldo dell’inchiesta riguarda le due manovre stipendi varate dalla Juventus nel 2020 e nel 2021. Entrambe sono state giustificate per i minori introiti dovuti agli stadi chiusi causa pandemia. La società ha comunicato la decurtazione di 4 mensilità di stipendi dei suoi calciatori varando una manovra capace di apportare benefici contabili per circa 90 milioni, ma la procura contesta che solo una mensilità sarebbe stata realmente decurtata mentre le restanti tre sarebbero state elargite perché al centro di accordi paralleli e non dichiarati tra società e calciatori. La procura nelle perquisizioni ha trovato le scritture private ed è sicura di dimostrare una evidente violazione dela legge sulle manovre stipendi. Nel 2020 dopo il primo annuncio del taglio stipendiale dei giocatori, il titolo Juve guadagnò il 5% in borsa. I pm quindi contestano la falsa comunicazione al mercato che ha tratto in inganno gli azionisti. Un fatto che se provato nel processo sarebbe molto grave. La manovra stipendi peraltro crea problemi in sede di diritto sportivo. Le autorità del calcio italiano hanno sempre saputo del taglio di 4 mensilità e non sono state messe a conoscenza degli accordi segreti tra la Juve e i calciatori.
Il caso Ronaldo
Il caso più significativo delle manovre stipendi riguarda Cristiano Ronaldo, il giocatore più pagato. Ceduto nel 2021 al Manchester united, il portoghese vanterebbe ancora 19,9 milioni di euro di crediti dalla juve. I crediti sarebbero relativi proprio agli stipendi pregressi e non pagati. Anche qui la procura sostiene di avere riscontro oggettivo, ovvero delle intercettazioni telefoniche in cui i dirigenti bianconeri fanno riferimento a documenti segreti che non devono essere ufficializzati ed inoltre con le perquisizioni hanno trovato i documenti degli accordi, ovvero la ‘carta di Cr7’ custodita nello studio di un avvocato.
Le false fatture
In ultimo ci sono negli atti dei Pm di Torino una serie di fatture emesse da agenzie di procuratori sportivi che farebbero riferimento a operazioni mai avvenute. Se fosse dimostrato che le fatture emesse dagli agenti non hanno riscontro in effettive operazioni la posizione dei dirigenti bianconeri dimissionari si aggraverebbe così come inciderebbe sul bilancio della squadra. Infine, su queste fatture la società avrebbe portato in detrazione fiscale l’Iva. Per questo la Procura ha chiesto il sequestro di circa 437mila euro alle casse della società.
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