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Kamala Harris alla Convention

In un clima elettrizzante, nel suo intervento di 40 minuti la vicepresidente ha parlato di immigrazione, Ucraina e Israele.

Erano anni che il clima a una Convention Democratica non era così elettrizzante. A sostenerlo erano in molti fra i presenti, gli stessi che adesso sperano che questa euforia collettiva si trasformi concretamente in un plebiscito di voti il 5 novembre. A Chicago, Kamala Harris, è riuscita a far ripartire il cuore di quell’America che è rimasta per lungo tempa con il fiato sospeso, cercando di capire se l’anziano presidente in carica Joe Biden fosse in grado di guidare ancora il partito. Harris, accettando la nomination, ha tracciato una nuova via da seguire. Ha invitato gli elettori a respingere la divisione politica, in un discorso in cui ha sapientemente miscelato vita privata e pubblica. La vicepresidente ha delineato un parallelo con l’avversario e ha mostrato come la sua storia personale di procuratrice l’abbia portata a proteggere gli interessi degli americani piuttosto che quelli personali, come invece ha fatto Donald Trump. “La nostra nazione con queste elezioni ha una preziosa e fugace opportunità di superare l’amarezza, il cinismo e le battaglie divisive del passato. Un’opportunità per cambiare strada, non come membri di un partito o di una fazione, ma come americani”.

Nata da padre giamaicano e madre indiana, Harris è la prima donna di colore e di origine sud-asiatica ad accettare la candidatura presidenziale. 

Kamala Harris e l’immigrazione 

Nel suo intervento di 40 minuti la vicepresidente ha affrontato per la prima volta in maniera esplicita il tema molto controverso dell’immigrazione. “A inizio anno dovevamo discutere un disegno di legge bipartisan sul confine ma i repubblicani hanno contribuito ad affossarlo”.

Kamala Harris e l’Ucraina

La politica ha promesso di rafforzare le relazioni degli Stati Uniti con gli alleati della NATO e ha affermato che il Paese deve continuare ad appoggiare l’Ucraina nella sua guerra con la Russia.

Kamala Harris e Israele

Seppure abbia sempre sostenuto il diritto di Israele a “difendersi” dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, abbia lavorato al rilascio degli ostaggi e all’attuazione di un accordo per il cessate il fuoco, Harris ha anche sottolineato la difficile realtà dei civili palestinesi.

Nel suo discordo è risultato evidente lo scopo di fare appello a un’ampia fascia di americani scontenti di entrambe le loro opzioni per la corsa alla Casa Bianca, in particolare quelli insoddisfatti dalle politiche repubblicane. “Mi impegnerò per diventare la presidente di tutti”, ha sottolineato, “cercherò di mantenere sacri i principi costituzionali dell’America, i principi fondamentali, dallo stato di diritto e da elezioni eque al trasferimento pacifico del potere”. Quando Harris è salita sul palco, le delegate e sostenitrici democratiche l’hanno accolta con abiti bianchi: Il colore delle suffragette le ispiratrici del movimento femminile che portò le donne americane nel 1920 al diritto di voto. E alle donne si è rivolta quando ha parlato dell’accesso all’aborto che la Corte Suprema ha rimesso in discussione ribaltando il 24 giugno 2022 la sentenza Roe v. Wade che di fatto nel 1973 ha legalizzato l’aborto. Harris ha criticato aspramente Trump che ha permesso ai suoi governatori, in circa 22 stati, di contrastare con ogni mezzo l’interruzione di gravidanza.

Sebbene Harris abbia piuttosto faticato a trovare il suo posto come vicepresidente, la sua popolarità è aumentata proprio quando si è schierata a favore dell’aborto, tematica che probabilmente avrà un ruolo determinante nello spostamento dei voti. “Stasera festeggiamo, ma per i prossimi 75 giorni abbiamo molto lavoro da fare”, ha concluso. “Ma vinceremo”.