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A Sialkot, nel Punjab, l’80% della produzione globale di palloni da calcio
di Paolo Trapani
La capitale mondiale del pallone non è nel Brasile che ha dato i natali a Pelé e a Ronaldo il fenomeno, né nell’Argentina dove nacque il più grande di tutti, Diego Armando Maradona, e nemmeno nel Portogallo che ha partorito, calcisticamente, Eusebio e Cristiano Ronaldo. Non si trova nella Germania o nell’Italia che per quattro volte hanno vinto il campionato del mondo.
Il vero ombelico del pianeta per il football si trova in Pakistan, precisamente in una città della regione del Punjab: Sialkot, 600mila abitanti, che ospita più di cento fabbriche di palloni da calcio.
Dal 1982 ad oggi
È dal mundial del 1982 (giocato in Spagna e tanto caro agli italiani) che questa città pakistana è il luogo dove si fabbricano le sfere della competizione di calcio più famosa e importante.
Mediamente, ogni anno, nel globo terrestre si producono circa 40 milioni di palloni da calcio. Negli anni in cui si disputano i mondiali (ogni 4 anni) la produzione tocca picchi di 60/70 milioni di palloni fabbricati. A Sialkot si calcola che si concentri almeno l’80% di questa produzione. Il resto è quasi tutto realizzato sempre in Estremo Oriente e distribuito tra Corea, Cina e India.
Si calcola che il giro d’affari complessivo sia di almeno 1 miliardo di dollari. L’effettivo costo di produzione dei palloni è di appena il 10-15% di quello ufficiale e definitivo che appare, alla vendita finale, nei negozi di tutto il mondo. Il ricarico ed il guadagno sopratutto per i colossi del settore è impressionante.
Pakistan e palloni: una tradizione antica
Nel Pakistan vi è un’antica tradizione: è stata colonia dell’ex impero britannico e, fin dalla seconda metà dell’800, gli artigiani del paese asiatico iniziarono a ricevere la richiesta di cucire a mano decine e decine di palloni. Gli inglesi e gli altri appassionati del posto si erano stancati di attendere le importazioni dal lontano Regno Unito (all’epoca ovviamente i trasporti erano molto più lenti e complicati rispetto ad oggi).
Vista la maestria degli artigiani locali, bravissimi e velocissimi a realizzare le sfere del gioco più diffuso al mondo, le richieste di produzione aumentarono e iniziarono nel tempo a fioccare fabbriche ovunque in Pakistan, soprattutto nella città di Sialkot.
Come sono fatti i palloni
Il materiale oggi più utilizzato per fabbricare un pallone di calcio è il poliuretano, che viene tagliato a lastre e da esso si creano 20 forme esagonali e 12 pentagonali, che vanno a formare la sfera che poi si vede su tutti i campi di gioco. Queste forme esagonali e pentagonali sono cucite quasi sempre a macchina, solo in alcuni casi ancora a mano (per produzioni di alta gamma): una volta assemblate vengono completate con l’inserimento della camera d’aria e della valvola per gonfiare il pallone e renderlo utilizzabile. Grazie alla tecnica delle termosaldature, che rappresenta una delle evoluzioni più significative dei tempi recenti, i palloni da calcio hanno raggiunto una forma sferica praticamente perfetta.
Regolamenti ufficiali e caratteristiche
Le sfere impiegate nelle competizioni ufficiali devono avere un peso compreso tra 400 e 430 grammi e vanno gonfiate ad un pressione compresa tra 0,6 e 1,1 atmosfere. La circonferenza non deve superare i 70 centimetri.
Storia e leggende, dai maiali al cuoio
I primi palloni da calcio vennero realizzati impiegando la vescica di maiale. Poi, con la nascita del campionato inglese nella seconda metà dell’800, aziende specializzate iniziarono ad utilizzare la pelle di mucca, ricavata dalla groppa o dalla spalla dell’animale.
Dagli anni ’30 del ‘900 i palloni vennero prodotti con le strisce di cuoio, ma avevano una forma molto irregolare a causa delle cuciture diverse l’una dall’altra: erano anche molto pesanti e lo diventavano ancora di più quando si giocava sotto la pioggia (la palla assorbendo l’acqua creava una specie di “mostro” pericoloso da calciare o colpire di testa).
Nel 1970 il Telstar traghetta il calcio nella modernità
Il calcio e i palloni sono entrati nella modernità (soprattutto dei materiali e dei design usati) nel 1970: per i mondiali in Messico l’azienda Adidas introdusse su scala planetaria il mitico “Telstar” (il nome fu scelto da un satellite che era stato spedito nello spazio qualche anno prima).
Fu quello il primo pallone realizzato con 12 pentagoni neri e 20 esagoni bianchi, tutti di cuoio, per complessivi 32 pannelli impermeabili: una sfera divenuta leggenda per tutte le generazioni di amanti del football.
Il mitico Tango
Con i mondiali giocati in Argentina nel ’78 l’attenzione degli sportivi fu monopolizzata dal mitico Tango, un pallone il cui design venne utilizzato per cinque competizioni consecutive. Anch’esso fatto di 32 parti (12 pentagoni e 20 esagoni) esprimeva un disegno di dodici cerchi uguali. Divenne subito molto amato dagli appassionati, sia tifosi che praticanti dello sport più popolare del pianeta.
I mondiali del 2010 e il Jabulani delle polemiche
Nei tempi attuali la sfera maggiormente criticata è stato sicuramente il “Jabulani” (in lingua locale “festeggiare”), il pallone impiegato per i mondiali giocati in Sudafrica e vinti dalla Spagna nel 2010. Le sue traiettorie particolarmente irregolari e imprevedibili scatenarono critiche e polemiche soprattutto da parte dei portieri. Il pallone era formato da 8 pannelli termosaldati e predisposti in maniera sferica. Sulla sua superficie presentava un motivo di 11 colori.
Il pallone tra radici popolari antiche ed eterne
Lo sport del football come lo conosciamo oggi ha una storia di circa 140 anni, fu fondato ufficialmente dagli inglesi dopo la rivoluzione industriale dell’800. Rimane per tutti un sogno ed una fonte inesauribile di divertimento. Una sfera da prendere a calci rappresenta per milioni di persone un modo immediato e genuino per stare insieme, misurarsi con l’avversario e divertirsi. Chiunque ci gioca, che sia professionista miliardario o dilettante alle prime armi, prova le stesse emozioni nel calciare la palla, tirare in porta, parare, cercare di intercettarla o deviarla. Oggi come ieri, come sempre, il pallone è il sogno di ogni adolescente, lo svago dei ragazzi, il passatempo degli adulti. Perché come ha scritto Jorge Luis Borges: “Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per strada lì ricomincia la storia del calcio”.