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Il filetto di manzo riprodotto con una stampante 3D
di Paolo Trapani
Una rivoluzione scientifica che presto può diventare realtà quotidiana. E che, intanto, apre un dibattito infinito sulla sua legittimità. In Giappone si è ufficialmente concluso il primo esperimento sulla carne sintetica. Gli scienziati dell’Università di Osaka hanno annunciato di aver realizzato il primo filetto di manzo in versione sintetica. La pietanza è stata “generata” con una stampante 3D.
Fino a qualche tempo fa sarebbe sembrata solo fantascienza o magari un’opera della fantasia di un regista hollywoodiano, adesso è già tutto reale. Gli scienziati giapponesi hanno impiegato cellule staminali, isolandole dalla carne del pregiato manzo Wagyu, quello che genera la carne di Kobe, famosa e apprezzata per la sua marezzatura.
Grazie ad una ultramoderna stampante in 3D, i ricercatori hanno quindi ricreato un tessuto che somiglia “fedelmente” alla carne vera, fatta di muscoli e di grasso.
Quella delle biotecnologie alimentari è la nuova frontiera del cibo, che negli ultimi anni ha fatto molti passi in avanti. L’approccio non è solo di mera ricerca scientifica e l’obiettivo finale è ben più profondo. Si vuole, infatti, aumentare la sostenibilità ambientale e l’innovazione tecnologica, per creare la cucina e l’alimentazione del futuro. L’esperimento sulla carne può tracciare il primo grande solco di una nuova era che vedrà arrivare sulla tavola altri alimenti inediti, come il miele senza le api, il latte senza le mucche e le uova senza galline. Siamo dunque solo al principio di una rivoluzione assoluta.
Gli scienziati nipponici hanno spiegato che, migliorando la tecnologia, si potrà presto arrivare a personalizzare i tagli di carne, creando bistecche sintetiche più o meno grasse per adattarle ai consumatori. Con il cibo sintetico si vuole puntare anche ad un metodo alternativo, ecologico e sostenibile, rispetto a quello tradizionale, con la velleità di riprodurre forma, consistenza e gusto della carne vera. Sarà veramente così? Difficile fare previsioni. Ma c’è da scommettere che di cibo sintetico si parlerà, e discuterà, sempre di più. Il dibattito è appena iniziato e già spacca l’opinione pubblica e i consumatori. Da un lato ci sono gli “innovatori”, dall’altro i “tradizionalisti”.
L’idea che un cibo non provenga da un percorso naturale, ma da un complesso processo gestito in laboratorio, non può che innescare un’accesa dialettica tra “progessisti” e “conservatori”. E la pandemia, paradossalmente, ha impresso un’accelerazione all’alimentazione innovativa, che è oggetto di dibattito anche nella sua definizione: per alcuni è cibo “sintetico”, per altri è cibo “coltivato”.
Secondo alcune stime, l’industria della carne sintetica potrebbe raggiungere un valore di mercato di oltre 200 milioni di dollari già nel prossimo triennio e addirittura 600 milioni da qui al 2032. Sono tutti numeri che, se trovassero conferma nella realtà, finirebbero col segnare un definitivo cambio di passo storico, culturale e alimentare per l’essere umano.