Monte dei Paschi di Siena, una lunga storia di soldi, dai crediti agrari ai prodotti derivati
24 Settembre 2021Riparte Friday For Future: i giovani ambientalisti scendono in piazza dopo due anni
26 Settembre 2021La Corsa al Quirinale: Mattarella, Draghi o una terza via?
Tra pochi mesi ci sarà l’elezione del nuovo Capo dello Stato
di Paolo Trapani
Il conto alla rovescia è iniziato da mesi, così come operazioni e trattative politiche per la nuova designazione. L’elezione del prossimo Capo dello Stato è ormai alle porte. E la sessione parlamentare, con Camera e Senato riunite, unitamente ai grandi elettori scelti dalle Regioni, scatterà a gennaio 2022, vista la scadenza del mandato presidenziale di Sergio Mattarella. L’esito della partita non è prevedibile. Le formule più accreditate per stabilire chi sarà il nuovo inquilino del Quirinale vedono il duo Draghi/Mattarella in pole position. Ma per entrambi non mancano le criticità.
L’ipotesi più forte, vista l’ampia rappresentanza parlamentare dell’attuale governo, è che possa essere proprio Mario Draghi (74 anni) la figura capace di attrarre e aggregare un ampio schieramento politico. E trovare agevolmente i numeri necessari per conquistare l’elezione più prestigiosa. Teoricamente anche nei primi tre scrutini che fissano una soglia molto alta per la scelta del Capo dello Stato.
La seconda ipotesi, invece, potrebbe vedere Mattarella (80 anni) succedere a se stesso. C’è un precedente importante in tal senso, con Giorgio Napolitano che andò a scadenza dei sette anni col suo primo mandato nel 2013, ma venne rieletto, rimanendo in sella un altro biennio, prima della designazione di Mattarella avvenuta nel gennaio 2015. Finora, nella storia repubblicana, Napolitano è stato l’unico Capo dello Stato eletto due volte. Confermare al Quirinale l’attuale inquilino potrebbe rappresentare uno scenario non impossibile, perché permetterebbe a Draghi di rimanere alla guida dell’esecutivo. Proprio Mattarella, però, non sarebbe molto disponibile all’impresa, visto appunto che eleggere due volte lo stesso Capo dello Stato è un evento politico mai accaduto, se non in un caso singolo e assai particolare.
Se, invece, proprio l’attuale Premier dovesse essere eletto Capo dello Stato si aprirebbero complicate trattative in Parlamento, tra i partiti, per scegliere poi il nuovo Presidente del Consiglio. Un’operazione questa molto complicata, vista l’assenza di leader e figure politiche capaci di rappresentare schieramenti diversi e variegati, come quello che attualmente compone la maggioranza parlamentare a sostegno dell’esecutivo Draghi.
Peraltro, dopo le elezioni del Presidente della Repubblica che avverranno a gennaio 2022, mancherà solo un anno per le elezioni politiche nazionali. E, quindi, l’eventuale nuovo Premier col suo governo sarebbe chiamato a guidare l’Italia verso le urne, con un percorso a dir poco accidentato, visto che i vari partiti, sempre in competizione tra loro per la conquista del consenso, proprio con l’avvicinarsi della scadenza elettorale tendono a scontrarsi e litigare di più. Draghi al Quirinale poi significherebbe dover affidare ad altre mani la gestione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), un programma con investimenti europei e di grande importanza per la ripartenza dell’economia.
Per ora altre ipotesi forti, oltre Mattarella e Draghi, non se ne vedono, mentre due figure sullo sfondo politico nazionale incombono. Sono i due leader che per circa 10 anni si sono contesi la vittoria politica e la guida del governo: Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Rispettivamente 82 e 85 anni, non proprio giovanissimi, col primo che ha già detto di non essere disponibile.
“Si sbaglierebbe perché ho 82 anni e per un incarico settennale è un’incoscienza“: così ha risposto infatti Prodi, qualche giorno fa, a Giovanni Minoli, che gli aveva chiesto cosa avrebbe detto se lo avesse chiamato Presidente della Repubblica. Dal canto suo, invece, Berlusconi resta sornione e silente, con i suoi fedelissimi già col pallottoliere in mano per studiare i numeri a sostegno del Cavaliere. I più esperti sostengono che manchino appena 30/50 voti parlamentari per consentire al più volte Presidente del Consiglio di raggiungere un traguardo fino a pochi anni fa ritenuto impossibile. Le forze politiche Lega, FdI e Fi accarezzano l’idea da tempo, anche perché Berlusconi al Quirinale sfaterebbe il tabù che non vede mai un esponente politico del centrodestra diventare Capo dello Stato.
Ulteriore ipotesi plausibile poi è l’elezione al Quirinale di Pierferdinando Casini (65 anni), trasversale quanto basta per provare a raccogliere voti su larga scala. Da alcuni giorni, le indiscrezioni lo vedrebbero sponsorizzato per il Quirinale da Matteo Renzi. Al di là di questo, però, Casini vanta una lunga esperienza parlamentare, è stato Presidente della Camera e potrebbe vedersi rafforzare la sua candidatura proprio per le difficoltà oggettive che incontrano tutte le altre ipotesi descritte.
Se anche l’opzione Casini dovesse trovare significative criticità, la partita politica a quel punto sarebbe più che aperta e chissà che non si creino le migliori condizioni per arrivare alla grande sorpresa: vedere una donna salire al Colle più importante.