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Ma sul prezzo finale le tasse incidono per oltre la metà
di Paolo Trapani
L’aumento esponenziale, che si sta registrando su benzina e diesel in Italia, rischia di mettere seriamente in crisi tutto il sistema economico nazionale.
I rincari, enormi e che continuano a correre, rischiano di colpire pesantemente tanto le imprese quanto le famiglie.
L’attuale impennata è una delle tante conseguenze negative determinate dal conflitto Ucraina/Russia. Le quotazioni dei prodotti petroliferi, infatti, galoppano, inarrestabili, da giorni. Così un solo litro di benzina costa già 2,2 euro, quello diesel 2,1. Appena 10 giorni fa erano rispettivamente 1,8 euro circa ed 1,65 euro circa.
Per adesso non si hanno notizie precise di un intervento governativo, volto a calmierare il boom dei rincari, ma un dato è certo: l’incidenza delle tasse sul prezzo finale del carburante in Italia oscilla tra il 50% ed il 55%, praticamente la metà ed oltre del totale.
È un caso abbastanza singolare nel panorama internazionale e sul quale è adesso indispensabile agire a livello politico centrale se si vuole evitare uno shock economico generale.
Benzina e tasse: una lunga storia di aumenti
Nel corso degli anni, tutti i governi di ogni colore politico hanno agito sulla leva fiscale applicata sui carburanti per far fronte a emergenze di vario tipo o per sostenere spese legate a missioni militari.
L’elenco è impressionante. Ecco la lista dei principali aumenti straordinari attuati sull’accisa carburante nel nostro Paese:
14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo disastro del Vajont del 1963;
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione post alluvione di Firenze del 1966;
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione post terremoto del Belice del 1968;
99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione post terremoto del Friuli del 1976;
75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione post terremoto dell’Irpinia del 1980;
205 lire (0,106 euro) per finanziare missione ONU in Libano del 1982;
22 lire (0,0114 euro) per finanziare missione ONU per guerra in Bosnia 1995;
0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
0,0051 euro per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
0,04 euro per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
0,0089 euro dopo l’alluvione in Liguria e Toscana nel novembre 2011;
0,082 euro (0,113 sul diesel) per il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011;
0,024 euro per far fronte ai terremoti dell’Emilia del 2012;
0,005 euro per “Bonus gestori” e riduzione tasse terremotati Abruzzo;
0,0024 euro per finanziare alcune spese del decreto Fare “Nuova Sabatini” (dal 1º marzo al 31 dicembre 2014).
L’accisa (dal latino accidere “cadere sopra”) è tecnicamente l’imposta sulla fabbricazione e vendita di prodotti al consumo. In Italia questa definizione si associa proprio alla tassazione che viene applicata sul carburante.