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di Roberta Caiano
“La periferia è una fabbrica di idee, è la città del futuro”, dice Renzo Piano. Se lo afferma l’architetto nostrano più famoso al mondo, allora sarà vero. La bellezza urbanistica di solito fa sempre più spesso riferimento al centro città, al cuore pulsante dei luoghi che vedono la concentrazione di attrazioni e persone. Non è difficile dunque immaginare come mai molte strade di queste zone siano battezzate con i nomi più caratteristici, belli o significativi. Sebbene possa sembrare marginale, in realtà in questo contesto assumono particolare importanza anche le periferie e le zone più defilate o semi-abitate. L’odonomastica, come viene chiamato l’insieme dei nomi delle strade, piazze e in generale di tutte le vie di circolazione, incarna così il punto di partenza per contrastare il divario tra centro e periferie dando rilevanza al volere e valore popolare.
Come suggerisce l’etimologia stessa del nome, l’odononimo consiste nell’atto di denominazione di una via e rappresenta il frutto delle influenze di tipo ideologico, storico e sociologico connesse ai mutamenti dei costumi, moda e società. In linea generale, l’odonomastica è dunque strettamente collegata alla storia del luogo, che sia di tipo nazionale, locale o internazionale. Per questo la maggior parte delle strade prendono il nome da eventi e personaggi storici o da punti di riferimento patriottici. Gli odononimi si ritrovano così ad impersonare la funzione di strumenti che consentono di leggere e interpretare la realtà di un determinato luogo, come se fungessero da carta di identità. Da un punto di vista puramente tecnico, la denominazione delle strade delle aree pubbliche è di competenza delle amministrazioni comunali, quali la Giunta e il Consiglio Comunale, che hanno uno sguardo ravvicinato ai cambiamenti socio-economico e strutturali del territorio. Questo è un fattore fondamentale che permette di adattare i nomi ai cambiamenti socio-temporali cambiando i nomi delle strade al fine di dare un’identità sempre più pregna del momento storico, economico e sociale in cui viviamo o ci immergiamo. Spesso, infatti, sono proprio i centri più abitati, dai centri storici alle periferie, ad essere sottoposti al cambio degli odononimi per costituire una finestra sulla propria conformità e ridare valore sia al luogo che a chi lo popola.
Basti pensare che nelle più grandi città d’Italia come Roma, Milano, Napoli e Bologna, per citarne alcune, spesso gli stessi comitati e le giunte comunali assorbono le opere di rivalutazione e ricollocamento sociale al fine di ridare alle periferie, ai centri urbani e alle zone più popolari una personalità che permette di colorare queste zone attraverso il ridisegno delle strade con nomi di opere classiche, musicisti, poeti, scrittori e politici che hanno l’intento di dare consistenza socio-identitaria a questi luoghi. In particolar modo, l’attività delle associazioni territoriali delle periferie, soprattutto nelle grandi metropoli dove la disparità tra centro e sobborghi è particolarmente evidente, rende i territori più fertili di cambiamenti portando con sé la voglia di rivalsa e rinascita, partendo proprio dai nomi delle strade e delle vie per ripulire l’immagine della loro presentazione urbanistica e favorire uno sviluppo, non soltanto dato dall’immagine, ma soprattutto dal cambiamento sostanziale della loro essenza. In questo contesto, viene in soccorso la cultura identitaria della nostra Penisola e non solo, attraverso artisti e punti di riferimento globale che aggiungono forza e prodezza a questi luoghi. Un esempio di questa “lotta” verso il mutamento sociale è senza dubbio la cosiddetta ‘guerriglia odonomastica’. Con questo termine, si indicano azioni e tentativi di reintitolare dal basso i nomi delle strade, vie e piazze delle città. In quest’ottica, la guerriglia smuove le coscienze popolari e istituzionali al fine di non dare per scontati i luoghi che popoliamo, ma di ridarne il senso e il valore cancellando la memoria storica più buia del nostro Paese e, al contrario, illuminando i luoghi attraverso la riappropriazione attraverso odononimi più consoni al nostro tempo e alla nostra dimensione socio-spazio-temporale.
In linea generale, la guerriglia odonomastica viene svolta per cancellare nomi di personaggi legati a momenti storici come il fascismo, il colonialismo, ai crimini di guerra e di odio razziale, tra gli altri. In particolar modo su questo ultimo punto, abbiamo avuto lo scorso anno un esempio lampante con il movimento Black Lives Matter il quale, dopo la morte dell’afroamericano George Floyd per mano della polizia americana, ha scatenato in tutto il mondo proteste così forti e radicate da abbattere statue, distruggere targhe e rinominando le strade con nomi appartenenti a personaggi che hanno contribuito a lottare contro le discriminazioni in ogni forma. Una sorta di rivoluzione a colpi di nomi e riappropriazione dell’identità culturale e sociale, figlia di un tempo in continua evoluzione e attento alla consacrazione dei valori di umanità e integrazione. La cartina tornasole di questo processo sono spesso gli artisti, i quali attraverso le loro opere più disparate accendono un cono di luce non soltanto sulle zone più centrali e famose al fine di ridarne un valore simbolico ancora più evidente, ma anche sui territori più dimenticati e spesso abbandonati permettendo di colorare anche il più oscuro dei pregiudizi e dei luoghi comuni.