Alla Corte di Calabria, i conti non tornano
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15 Giugno 2021La torta da 248 miliardi e l’acquolina della mafia
C’è fermento negli “studi di pianificazione” della criminalità organizzata per sfruttare la ripresa
C’è molto fermento nelle organizzazioni criminali, in questa fase. Il PNRR, il nostro Piano di Ripresa, e i 248 miliardi che dovrà investire nel Paese sono una bella torta appetitosa. Già un anno fa il Questore di Reggio Calabria, Bruno Megale, avvisava sul pericolo di “accaparramento dei fondi europei del Recovery Plan e sulla possibilità di infiltrazione nei settori della sanità e delle grandi opere”. Si devono posizionare in anticipo sul mercato, laddove ci sono prospettive prospere di ripresa, senza mollare il presidio dei territori. Svolgono, infatti, un lavoro a tenaglia. Si piazzano, come le migliori SpA o finanziarie, nei settori dove ci sono soldi pubblici, appalti e opportunità di sviluppo economico e, dall’altra, mantengono il presidio del territorio, come se fossero un’amministrazione locale. Si interrogano sui bisogni delle persone e forniscono le risposte, dall’acqua per irrigare i campi alla pensione di invalidità, dal come ottenere il reddito di cittadinanza1 al come assicurare tutte le misure di welfare più essenziale. Come ha affermato spesso il Procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, la criminalità organizzata è abile a proporsi con azioni “filantropiche”. Queste organizzazioni, infatti, non trascurano nemmeno i bisogni dell’anima. Presidiano le processioni, con inchini “programmati” delle statue patronali; riti sacri e di affiliazione sono la loro specialità. Sono frequentemente tra i portatori di statua del santo Patrono o della Madonna e sono i più grandi consumatori di santini. È rimasto storico il santino di San Michele Arcangelo rinvenuto in tasca al sanlucota ucciso a Duisburg nel 2007.
Il volto “mercatista”, dalla green economy all’assetto idrogeologico, e la ghiottissima torta da 248 miliardi
Ora, di sicuro, stanno studiando perché l’uscita dalla pandemia ha le maglie lasche e tanti denari. Come ha avuto modo di sottolineare di recente il Comandante Generale dell’Arma, Teo Luzi, la mafia “ha un volto mercatista”. Molto spiccato. “Il settore più inquinato rimane quello degli appalti, soprattutto in quegli ambiti in cui la Pubblica Amministrazione, cessato lo stato di emergenza, dirotterà consistenti flussi di investimenti. Il più esposto è quello della filiera sanitaria, sia per le enormi risorse che saranno messe a disposizione sia per il controllo sociale che può garantire. Oggetto di interesse sono anche i fondi che verranno stanziati per il potenziamento di opere e infrastrutture, comprese quelle digitali: la rete viaria, le opere di contenimento del rischio idrogeologico e per la riconversione a una green economy, le reti di collegamento telematico e l’intero ciclo del cemento”. Attitudine che trova conferma nell’attività silente della ‘Ndrangheta già nel primo semestre 2020 che l’ha vista “più che mai viva nella sua vocazione affaristica, tesa a farsi “impresa”. Una preoccupante conferma perviene anche dall’elevato numero di provvedimenti interdittivi antimafia adottati dalle Prefetture nei confronti di ditte ritenute contigue alle cosche calabresi, attive in svariati settori commerciali, produttivi e di servizi, che spaziano dalle costruzioni edili agli autotrasporti, dalla raccolta di materiali inerti al commercio di veicoli, dalla ristorazione alle strutture alberghiere, dai giochi, alla distribuzione di carburante” (rapporto DIA).
Un altro esempio semplicissimo, ma chiaro in tal senso, ce lo fornisce la camorra, specializzata in rifiuti e, ora, con soluzioni di ultima generazione.
Rifiuti tossici medicali e polizze assicurative per inquinamento delle acque marine
“Tra i clan mafiosi delle province di Caserta e Salerno si è diffusa anche una nuova pratica che consiste nell’ottenimento delle autorizzazioni alla costruzione di vasche per l’itticoltura e la lombricoltura, da utilizzare invece come discariche per liquami fognari”. “Ultimamente molto redditizi per le organizzazioni criminali, sono anche i rifiuti tossici medicali, favoriti anche dal fatto che, in virtù della Direttiva europea 2011/70, ogni Paese europeo deve smaltire i materiali radioattivi che produce sul proprio territorio in apposite strutture, prevedendo la costruzione di un deposito unico che ovviamente in Italia è ancora ventilato come ipotesi. I rifiuti radioattivi sono costituiti prevalentemente da materiale contaminato come la carta da banco, il cotone, le siringhe, i contenitori di residui di soluzioni e tutto il materiale proveniente dalle stanze di degenza in caso di ricovero”. A illustrarlo è il difensore civico campano, Giuseppe Fortunato, che invita i cittadini a presidiare quotidianamente il territorio. Solo a fine 2018, il nostro Paese ha dovuto pagare ben 548 milioni di euro per le multe comminate dall’Ue per il mancato rispetto della normativa in materia.
Si moltiplicano anche gli episodi di inquinamento delle acque marine. “Si tratta in genere di vere e proprie “carrette” dei mari, coperte da premi di assicurazione per incidenti di questo tipo, che consentono alle organizzazioni mafiose di realizzare vantaggi evidenti”.
Il pil regionale in picchiata e la liquidità delle imprese
Se la pandemia e i 248 miliardi per la ripresa indicano alcuni settori con maggior appeal per la vocazione affaristica delle organizzazioni criminali, i bisogni primari che si sono acuiti, già da soli, rappresentano il settore primario certamente più florido per le medesime organizzazioni. Il Rapporto della Banca d’Italia su “L’economia della Calabria”, pubblicato nel giugno 2020, sottolinea, infatti, “come le misure di distanziamento fisico e la chiusura parziale delle attività a marzo e ad aprile 2020 abbiano inciso pesantemente sull’economia regionale, peraltro, già in una fase di sostanziale stagnazione. Se lo scorso anno il PIL calabrese risultava inferiore di 14 punti percentuali rispetto ai livelli del 2007, per il 2020 gli indicatori disponibili hanno previsto un’ulteriore caduta”. E il 2021 non sarà certamente di miracolosa risalita. A partire dall’occupazione, per finire alla liquidità per le imprese. “Gli imprenditori avranno difficoltà, – spiega il Procuratore Capo, Nicola Gratteri – gli imprenditori hanno bisogno di liquidità, di soldi veri in mano. Noi da sempre sappiamo che il problema dell’élite della ‘ndrangheta è quello di giustificare la ricchezza, non di arricchirsi, e quindi presteranno soldi a usura anche a interessi bassi per invogliare, incentivare i commercianti a rivolgersi agli usurai ‘ndranghetisti, che sono quelli che sostanzialmente hanno bisogno di meno garanzie per il pagamento”.
1”Si fa riferimento a una serie di inchieste che hanno visto diversi personaggi affiliati o contigui a sodalizi mafiosi calabresi quali indebiti percettori del reddito di cittadinanza. Nel maggio 2020, nell’area di Taurianova (RC), nell’ambito dell’operazione “Dike”, i Carabinieri hanno deferito all’AG n. 18 percettori di reddito di cittadinanza tra i quali anche la moglie di un boss detenuto in regime differenziato – risultati sprovvisti dei requisiti previsti dalla legge. Il danno erariale causato all’INPS è stato stimato in circa 50 mila euro. Nello stesso mese di maggio, in diverse aree della provincia di Reggio Calabria, al termine di una complessa manovra investigativa denominata “Mala Civitas”, la Guardia di finanza ha deferito all’autorità giudiziaria n. 116 persone, anch’essi per indebita percezione del reddito di cittadinanza. Di questi, ben n. 101 soggetti sono risultati esponenti apicali o gregari di numerose cosche della provincia,… mentre altre n.15 persone devono rispondere di irregolarità nella formazione delle domande di concessione del beneficio. Tutti i soggetti di cui sopra sono stati segnalati all’INPS per l’avvio del procedimento di revoca dei benefici ottenuti, con il conseguente recupero delle somme già elargite ammontanti a circa 516 mila euro. Nel contempo, è stata conseguentemente interrotta l’erogazione del sussidio che avrebbe altrimenti comportato, fino al termine del periodo di erogazione della misura, un’ulteriore perdita di risorse pubbliche di oltre 470 mila euro. Nel giugno 2020, nell’ambito dell’operazione “Jobless Money”, i Carabinieri hanno individuato ulteriori n. 37 indebiti percettori del reddito di cittadinanza nell’area di Gioia Tauro…Le investigazioni hanno consentito di stimare il danno erariale complessivo arrecato alle casse dello Stato in circa 279 mila euro, scongiurando un ulteriore ammanco di oltre 134 mila euro”. (Rapporto DIA, I semestre 2020)