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Settanta milioni di mascherine sequestrate e fiumi di igienizzante
Nel nostro Paese ci sono più mascherine sequestrate che abitanti. E non è certo un bel primato. Più di 66 milioni di mascherine e di dispositivi di protezione individuale, oltre un milione di confezioni di igienizzanti e altri 159 mila litri ancora da confezionare: è quanto sequestrato nel 2020 solo dalla Guardia di Finanza. Frodi, manovre speculative su merci1 e traffici illeciti anche transnazionali, 1.500 soggetti denunciati. Ma non è finita, vanno aggiunti i sequestri di altri 5 milioni tra dispositivi di protezione individuale e dispositivi medici (mascherine e guanti), di quasi due milioni di confezioni di prodotti igienizzanti e l‟oscuramento di 97 siti web per vendita illecita di farmaci e prodotti sanitari vietati o contraffatti, ad opera del Comando Carabinieri per la Tutela della salute, con il deferimento all’Autorità giudiziaria di 548 persone. Ecco una piccola parte dell’attività svolta e rendicontata2 dall’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata, istituito l’8 aprile 2020, per osservare da vicino in nuovo habitat di affari, generato dalla pandemia.
Operazioni sospette
Tante anche le segnalazioni di operazioni sospette, rilevate da Guardia di Finanza e DIA, tra l’1 marzo e il 15 ottobre 2020: sono 67.382, il 70% sono state inoltrate dalle banche. Di queste, 1.583 appaiono potenzialmente connesse all’emergenza sanitaria in atto, per relative 10.075 operazioni sospette. “È bene evidenziare, in relazione alla distribuzione geografica delle operazioni sospette che, fatta eccezione per la Campania, la maggior parte di queste non appare eseguita nei territori di origine delle organizzazioni mafiose ma nelle aree di proiezione e, in particolare, nei contesti regionali, quali Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto, ove l’economia è più florida”.
Welfare delle mafie, con la distribuzione di scatolette, ma anche grandi affari al Nord
Tutto ciò a conferma della una doppia tendenza della criminalità organizzata. Da una parte, mantiene sistemi di welfare di prossimità (vedi la distribuzione, in pieno lockdown, di generi alimentari alla popolazione del quartiere Zen di Palermo, da parte del fratello di un esponente di spicco della famiglia Pallavicino-Zen). Dall’altra, investe in settori imprenditoriali e in territori floridi. Sono i “modelli di mafie moderne, capaci di rafforzare i propri vincoli associativi mediante la ricerca di consenso nelle aree a forte sofferenza economica, sia di stare al passo con le più avanzate strategie di investimento, riuscendo a cogliere anche le opportunità offerte dai fondi pubblici nazionali e dell’Unione europea”.
Cosa accade in carcere
Le informazioni dall’ambiente del carcere confermano questa doppia capacità delle organizzazioni criminali, sapientemente coltivata anche in questi mesi. Inoltre, “con particolare riferimento agli affari illeciti si registra, in ambito penitenziario, particolare interesse da parte della criminalità organizzata alla commercializzazione, anche attraverso l‟investimento di capitali, di gel disinfettanti, mascherine, guanti. Si registrano, tra i detenuti sottoposti al regime del 41 bis, segnali diretti a mantenere consolidata quella concessione straordinaria rappresentata dal colloquio telefonico aggiuntivo rispetto a quello sostitutivo del colloquio visivo, introdotto a fronte della limitazione inizialmente imposta dall‟emergenza Covid-19. In linea generale, non si segnala nei mesi del lockdown una riduzione delle entrate del peculio per quanto riguarda gli accrediti da parte dei familiari ma solo un aumento delle uscite3. Quanto detto dimostra l‟immutato sostentamento della criminalità organizzata attraverso le cosiddette “mesate” ai soggetti in costanza di detenzione, sia al fine di rendere visibile ed esaltare la disponibilità economica per dimostrare l‟intaccato prestigio criminale del gruppo di riferimento, sia allo scopo di arginare possibili scelte collaborative”.
Analisi e tamponi falsi
Merita un cenno particolare il problema dell‟esecuzione di false analisi di laboratorio per l‟accertamento del Covid. Al riguardo, sono state individuate situazioni volte all‟illecito profitto economico e a reclutare potenziali clienti/pazienti da parte di addetti del settore privatistico sanitario e commerciale, proponendo l‟esecuzione di test ed analisi per la ricerca del Covid mediante canali alternativi a quelli ufficiali ed autorizzati.
In particolare, i NAS hanno individuato a Napoli un gruppo criminale, composto da personale sanitario, dipendenti di un‟azienda commerciale di dispositivi medici e faccendieri vari, dedito all‟illecita esecuzione di tamponi rino-faringei a domicilio, processati attraverso apparecchi elettromedicali e kit strumentali risultati non regolamentari ovvero non idonei per lo specifico test diagnostico. Inoltre, nel mese di ottobre 2020 hanno proceduto al sequestro penale di un laboratorio diagnostico privato per lo screening della Sars-COV-2 nel trapanese, a causa dell‟illecito svolgimento di analisi di tamponi molecolari, nonostante le apparecchiature utilizzate fossero state valutate non idonee per lo screening del Codiv-19.
Case di riposo e strutture per disabili
Un’altra attività molto delicata è quella rivolta dai NAS alle strutture ricettive per anziani e disabili, riconducibili a residenze assistenziali assistite (R.S.A.), “al fine di verificare le cause di decessi e la diffusione dei contagi presso ospedali e strutture sanitarie pubbliche, con riferimento all‟applicazione delle misure di prevenzione e contenimento”. Nel periodo marzo-ottobre 2020 sono stati fatti 2.900 accessi ispettivi presso queste strutture (il 30% dei quali nell‟ambito di indagini delegate dall‟Autorità Giudiziaria), individuandone 430 non conformi alla normativa, deferendo all‟Autorità Giudiziaria 316 persone e sanzionandone ulteriori 267, per un ammontare complessivo di oltre 294.000 euro. “A causa delle gravi carenze strutturali ed organizzative sono stati eseguiti provvedimenti di sospensione e di chiusura nei confronti di 53 attività ricettive, giudicate incompatibili con la permanenza degli alloggiati, trasferiti in altri centri”.
1Si verificano in presenza di un aumento superiore al 150% tra prezzo ante emergenza e monitorato.
2 https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2021-03/report_4_2020.pdf
3Quest’ultimo dato deve essere letto tenendo conto che sono stati accresciuti i limiti massimi di spesa per l‟emergenza Covid-19.