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Arriva il Rapporto sullo stato di salute della Terra, voluto dall’Unione europea. Ecco i risultati.
L’alba del nuovo anno è sorta da neanche una decina di giorni che il rapporto Global Climate Highlights 2022 di Copernicus fa capolino con i suoi dati sul clima. Il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, infatti, ha rivelato che l’estate del 2022 è stata la più calda mai registrata in Europa battendo ogni record, che prima ancora era dell’estate 2021, mentre l’autunno del 2022 è stato il terzo più caldo in assoluto seguito soltanto da quello del 2020 e del 2006. Così come l’inverno scorso le temperature sono state superiori di un grado rispetto alla media classificandosi tra i dieci inverni più caldi.
Il 2022 il secondo anno più caldo della storia
Sommando tutte le stagioni in un intero anno si può dunque affermare che il 2022 è stato il secondo anno più caldo della storia in Europa e il quinto nel mondo.
Lo scorso anno la temperatura media globale è stata di 1,2 gradi superiore rispetto al periodo pre-industriale (1850-1900) e gli ultimi otto anni (dal 2015 al 2022) sono stati i più caldi mai registrati al mondo, con temperature superiori di un grado o poco più: nello specifico gli anni più caldi del globo sono stati il 2016, 2017, 2019 e 2020.
La temperatura “europea” raddoppiata in trent’anni
Inoltre, sempre secondo l’analisi riportata da Copernicus, la temperatura dell’Unione Europea è praticamente raddoppiata rispetto alla media globale degli ultimi trent’anni, piazzandosi così prima come tasso di aumento. Difatti era dal 1950 che molti Paesi europei, in particolare quelli occidentali e meridionali, non registravano delle temperature così alte.
Ghiacciai e incendi
Ciò ha portato conseguenze inevitabili sull’ambiente, a partire dall’estensione dei ghiacciai che, a dicembre 2022, è stata di 11,92 milioni di chilometri quadrati, classificandosi così come il settimo più basso del record satellitare degli ultimi 44 anni, fino agli incendi boschivi che hanno registrato un livello di emissioni altissimo. Infatti la concentrazione media di anidride carbonica nell’atmosfera nel 2022 è stata pari a 417 ppm (parti per milione), ossia 2,1 ppm in più rispetto al 2021. Così come la concentrazione media del metano è arrivata a 1894 parti per miliardo, superiori di 12 ppb (parts per billion) rispetto all’anno precedente. Nel totale, entrambi i gas hanno così registrato i livelli più alti da oltre 2 milioni di anni per la Co2 e da oltre 800 mila anni per il metano.
Gli interventi europei sul cambiamento climatico
Prima che i dati raccolti da Copernicus fossero resi noti attraverso il rapporto Global Climate Highlights 2022, ricordiamo che il 2023 si è chiuso con la Cop 27 a Sharm el Sheik, in Egitto. La Conference of Parties di quest’anno, ovvero la riunione dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC), si è conclusa con buoni propositi e meriti agli Stati che hanno preso provvedimenti contro il cambiamento climatico. Eppure, nonostante gli sforzi, sembra non esserci una via di ritorno. Già la Cop 26, la riunione tenutasi nel 2021 a Glasgow, aveva fissato la soglia dell’aumento massimo della temperatura a 1,5 gradi rispetto alla media 1850-1900, contrariamente all’accordo di Parigi sul clima che prevedeva di mantenere la temperatura sotto 2 gradi. Come abbiamo potuto constatare dall’analisi sopradescritta, le intense ondate di calore anche prolungate nelle varie stagioni hanno fatto sì che la temperatura media annuale sia di 0,3 gradi superiore rispetto al periodo tra il 1991 e il 2020. Per questo, la teoria non basta più ma bisogna passare ai fatti.
La politica, tra tutti, è sotto la lente di ingrandimento in questo processo di arresto del cambiamento climatico. A tal proposito la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha voluto porre rimedio ai dati disastrosi che hanno inaugurato questo 2023 annunciando un nuovo Piano industriale per il Green Deal ai fini di “rendere l’Europa la patria della tecnologia pulita e dell’innovazione e realizzare la transizione verso le emissioni zero senza creare nuove dipendenze”. Infatti la Von der Leyen ha specificato che in merito verrà preparato un “Fondo sovrano europeo” e un “Net Zero Industry Act” per difendere la base industriale europea dai massicci sussidi statunitensi e cinesi.
Greta Thunberg e gli attivisti
Se la politica si riunisce e cerca di mettere in atto un piano per contrastare i cambiamenti climatici, gli attivisti dell’ambiente non si fermano nella loro lotta non solo globale ma anche e soprattutto territoriale. La leader degli attivisti, Greta Thunberg, si è unita in questi giorni alle proteste che si stanno tenendo in Germania per impedire che il paesino di Luetzerath venga interamente demolito per consentire l’ampliamento di una miniera. Per fermare le ruspe, le case sono state occupate e in tutto il Paese i manifestanti si sono uniti nella protesta. Ma l’iniziativa ha avuto vita breve. Ha fatto il giro del web la foto della giovane attivista svedese, fermata per la seconda volta dall’inizio delle proteste, presa di peso dalla polizia. Il sit-in, dunque, è finito non soltanto per lei ma anche per gli altri attivisti per il clima che sono stati subito fermati e portati in questura. La Thunberg ha subito commentato l’accaduto sul suo canale Twitter suscitando scalpore sui social: “Ieri ho fatto parte di un gruppo che ha protestato pacificamente contro l’ampliamento di una miniera di carbone in Germania. Siamo stati accerchiati dalla polizia e poi arrestati, ma la sera siamo stati rilasciati. La protezione del clima non è un crimine”.
In Italia la situazione non è certo diversa. Il gruppo ambientalista Ultima generazione sta prendendo piede nelle ultime settimane dando filo da torcere al governo. Dopo aver gettato della vernice sui muri di Palazzo Madama e sulle opere d’arte, l’esecutivo dei ministri sta cercando di porre rimedio alle azioni degli attivisti minacciando provvedimenti più seri.
“Ultima generazione” si pone come scopo quello di far interrompere la riapertura delle centrali a carbone dismesse e di cancellare il progetto delle trivellazioni per la ricerca ed estrazione del gas naturale, oltre che a richiedere un incremento dell’energia solare ed eolica con un investimento nell’energia rinnovabile. Dunque, si propongono di essere “l’ultima generazione” a poter ancora lottare per ottenere dei risultati nel campo del cambiamento climatico e dell’ambiente. E la politica? Staremo a vedere.