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4 Ottobre 2022L’attentato alla Sinagoga di Roma, 40 anni fa: era il 9 ottobre 1982
Nell’attacco morì un bambino di 2 anni e vi furono 40 feriti
Sabato 9 ottobre 1982, ore 12: presso la sinagoga di Roma volge al termine una celebrazione religiosa. La comunità ebraica festeggia contemporaneamente lo shabbat (festa del riposo), il bar mitzvah (di alcune decine di adolescenti) e lo Shemini Atzeret, a chiusura della festa di Sukkot. Nel tempio sono presenti almeno 300 persone (tra le quali 50 minorenni). In pochi minuti avviene l’incredibile e si scatena l’inferno.
Attentato terroristico
Cinque terroristi, vestiti in maniera elegante, entrano in azione. Tre si dispongono in modo da bloccare le potenziali vie di fuga di Via Catalana, su cui c’è l’uscita posteriore della Sinagoga. Altri due terroristi si posizionano davanti all’ingresso principale dell’edificio, posto su via del Tempio. I terroristi iniziano a lanciare bombe a mano e aprono il fuoco con i mitra sulla folla. L’attacco dura cinque minuti circa, poi il commando fugge a bordo di una Volkswagen rossa e di una Austin bianca.
Le vittime
Le vittime dell’attacco sono 40 feriti e 1 morto: si tratta di un bimbo di 2 anni, Stefano Gaj Taché, che viene colpito da una scheggia di una bomba a mano. Tra i feriti ci sono anche i suoi genitori e il fratello, Gadiel Gaj Taché (4 anni). Oggi a Stefano è dedicato il piazzale adiacente la sinagoga.
Indagini e rivendicazione
Dopo l’attentato, secondo le indagini, l’azione venne attribuita al Consiglio rivoluzionario di al-Fath, fazione palestinese guidata da Abu Nidal, tra i responsabili di numerosi attentati contro obiettivi ebraici in Italia e in Europa negli anni ottanta.
In 40 anni dal quel tragico sabato dell’82, i colpevoli dell’attentato antisemita, ritenuto il più grave in Italia dopo la seconda guerra mondiale, non sono stati mai rintracciati. Si è scoperta solo l’identità di uno dei cinque attentatori: Osama Abdel Al Zomar, arrestato il 20 novembre 1982 mentre cercava di passare il confine fra Grecia e Turchia. I riscontri della polizia e la testimonianza della sua fidanzata italiana portarono a identificarlo come uno dei componenti del commando.
In 40 anni, nonostante numerose richieste di estradizione in Italia, Al Zomar non è stato mai assicurato alla giustizia del nostro Paese. La sua condanna definitiva è avvenuta in contumacia nel 1991.
Polemiche sulla sicurezza
L’attentato dell’ottobre 1982 per molti fu solo il culmine di un clima di odio feroce verso gli ebrei che si era sviluppato rapidamente in Europa come in Italia. La comunità ebraica levo’ subito fortissime le sue proteste contro le autorità di pubblica sicurezza italiane ritenute responsabili di aver sottovalutato i rischi che correvano gli ebrei nel pessimo contesto di quegli anni.
Lodo Moro?
In Italia per anni si è discusso, dibattuto e polemizzato sul famigerato accordo segreto che le nostre autorità politiche avevano siglato negli anni ’70 con i combattenti arabi e palestinesi. La regia politica dell’accordo segreto si ritiene sia stata di Aldo Moro e in concreto il patto prevedeva che estremisti arabi e palestinesi potessero circolare liberamente in Italia, spostando armi e utilizzando i nostri confini, strategici nel Mediterraneo, come base logistica. Tutto ciò sarebbe avvenuto a fronte dell’impegno dei combattenti arabi di non compiere attentati terroristici contro i nostri concittadini. Sempre nel patto segreto si sarebbe prevista la totale impunità di tutti quei terroristi eventualmente fermati sul nostro territorio in quella fase storica.
Le rivelazioni di Cossiga
In un’intervista rilasciata il 3 ottobre 2008 al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga rivelò che lo Stato italiano aveva di fatto permesso ai terroristi di agire indisturbati per colpire la sinagoga.
A dicembre 2021 un’inchiesta del quotidiano Il Riformista ha svelato, basandosi su alcuni documenti segreti, che vi era stata l’effettiva complicità delle nostre autorità politiche nel non fermare l’attacco (https://www.ilriformista.it/attentato-alla-sinagoga-di-roma-il-governo-sapeva-ma-non-fece-nulla-i-documenti-segreti-266108/).
Cossiga, nella sua intervista, aveva spiegato che l’Italia aveva permesso al terrorismo palestinese di colpire obiettivi ebraici sul territorio italiano (il riferimento diretto fu proprio al ‘lodo Moro’). Queste le parole dell’ex Capo dello Stato: “In cambio di una ‘mano libera’ in Italia, i palestinesi avevano assicurato la sicurezza del nostro Stato e di obiettivi italiani al di fuori del Paese. Almeno fino al punto che gli obiettivi stessi non collaborassero con lo Stato d’Israele”.
Allarmi del Sisde ignorati
Nelle settimane precedenti il sanguinoso attacco alla sinagoga di Roma, i servizi di sicurezza italiani (Sisde in primis) avevano più volte segnalato i rischi per la comunità ebraica. Nonostante gli avvertimenti, la sinagoga non venne presidiata. Non solo non fu aumentata la sorveglianza, ma il 9 ottobre non era presente neppure la macchina della polizia che stazionava lì nelle occasioni più importanti. La sorveglianza sulla sinagoga e sul ghetto era stata predisposta solo dalle ore 19 di sera alle 7 della mattina seguente. Anche le indagini avviate subito dopo l’attacco non furono molto efficaci, tanto che non portarono risultati. L’attacco alla sinagoga di Roma rientra purtroppo nel lungo elenco dei misteri d’Italia.
Documentario attentato sinagoga di Roma: //youtu.be/Jf4KPSlW9cU
Le foto sono di Dania Ceragioli.