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Il mondo carcerario, già afflitto da carenze strutturali, alto numero di suicidi e sovraffollamento, ha bisogno di maggiori possibilità di lavoro: in questo contesto si inseriscono le misure studiate dal sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari.
La possibilità di lavorare e di imparare un mestiere rappresenta un elemento fondamentale di rieducazione per i detenuti, una via maestra costruirsi un futuro una volta fuori, tornando alla legalità. Dati aggiornati al 30 giugno 2022 ci dicono che i detenuti lavoranti sono 18.654 su un totale di 54.841. Di questo 34%, 16.181 sono alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria. E’ confermato dai dati che la recidiva scende drasticamente per i soggetti che hanno imparato un mestiere durante la detenzione. Il mondo carcerario, già afflitto da carenze strutturali, alto numero di suicidi e sovraffollamento, ha sicuramente bisogno di maggiori possibilità di lavoro e in questo contesto si inserisce la proposta del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari.
La normativa attuale
Esistono delle norme che prevedono delle agevolazioni contributive e fiscali per le imprese che assumono detenuti, in particolare la Legge n.354 del 26 luglio 1975 e la n.193 del 22 giugno 2000. E’ previsto un credito d’imposta di 520 euro mensili per ogni lavoratore assunto detenuto all’interno degli istituti penitenziari o lavoranti all’esterno e di 300 euro mensili per ogni lavoratore assunto che usufruisce del regime di semilibertà. Inoltre, è prevista una riduzione del 95% delle aliquote per l’assicurazione obbligatoria previdenziale ed assistenziale per i detenuti assunti all’interno o all’esterno degli istituti penitenziari presso imprese private o cooperative. L’agevolazione è utilizzabile anche nei 18 mesi successivi al termine dello stato detentivo per i detenuti che hanno beneficiato della semilibertà o del lavoro esterno e per i 24 mesi successivi nel caso di detenuti che non hanno beneficiato di tali regimi.
La proposta
E’ di questi giorni la proposta del sottosegretario alla Giustizia in quota Lega, Andrea Ostellari. Come spiega, intervistato da “Il Messaggero”, c’è bisogno di bonus e sgravi fiscali al fine di far entrare le aziende in carcere e rendere più conveniente l’assunzione dei detenuti, poiché attualmente i detenuti lavoranti per la grande maggioranza sono assunti impiegati dell’amministrazione penitenziaria. Il vantaggio sarebbe per i detenuti, che possono imparare un mestiere, ma anche per lo Stato, poiché chi lavora ha molta meno probabilità di tornare a delinquere, una volta in libertà. Spiega Ostellari: “In sei casi su dieci, chi oggi si trova in penitenziario c’era già stato almeno una volta. Invece, chi durante la detenzione aderisce a un programma di recupero che contempli l’attività lavorativa, ha solo il 2% di probabilità di ricominciare a delinquere, una volta fuori”. L’idea è quella di costruire una rete, coinvolgendo le imprese e confrontandosi con il Cnel, le associazioni e le fondazioni interessate al progetto e di raccogliere proposte per elaborare un provvedimento.
Recidiva e sicurezza
Il punto cruciale è proprio la recidiva. A prescindere dalle diverse opinioni in materia di giustizia e detenzione, che suscitano sempre accese polemiche all’interno del mondo politico, va attestato che il mondo carcerario, come attualmente gestito, non consente a pieno l’attuazione dell’articolo 27 della Costituzione che sancisce che la pena debba tendere alla rieducazione del condannato. Di fronte ad una recidiva che scende al 2% nei casi di detenuti che abbiano avuto accesso al lavoro durante la detenzione, c’è bisogno dell’impegno dello Stato che favorisca le assunzioni di questa categoria di lavoratori. Non si tratta né di buonismo né di chiacchiere da bar, vanno rovesciati pregiudizi duri a morire, ormai smentiti da dati reali. Se la pena viene scontata con dignità e consentendo un’attività lavorativa, anche la sicurezza di chi è “fuori” ne può trarre beneficio.