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Cosa possiamo fare per inquinare di meno? È questa la domanda più diffusa del momento, e anche la tecnologia prova a fornire soluzioni attraverso applicazioni green e orientate a ridurre gli sprechi. Dai percorsi eco-friendly alle app per risparmiare acqua.
Il percorso eco-friendly di Google
Già attiva negli Stati Uniti e in Canada, e da metà Settembre disponibile in 40 paesi europei tra cui l’Italia, è la funzione route eco-friendly di Google Maps. Rappresentata dall’icona di una foglia verde, questa opzione calcolerà il tragitto, non in base alla velocità di percorso (attualmente la funzione più popolare), ma in termini di consumo e di risparmio di carburante. Gli algoritmi grazie al calcolo di consumi, traffico e pendenza del percorso mostreranno l’itinerario più green con lo scopo di tutelare maggiormente l’ambiente.
Una soluzione che sfruttando l’intelligenza artificiale e l’elaborazione dei dati del National Renewable Energy Laboratory del Dipartimento dell’Energia americano, per gli Stati Uniti, e dell’Agenzia europea per l’ambiente, ha provato a rispondere ad un’esigenza del momento: viaggiare risparmiando e riducendo l’inquinamento.
L’applicazione consentirà inoltre di indicare il tipo di motore del veicolo con la quale si viaggia: per i mezzi diesel suggerirà strade che consentono velocità elevate, mentre per auto ibride o elettriche segnalerà le strade che permettono una frenata rigenerativa. Ma le opzioni non finiscono qui: Google per rendere il percorso il più ecosostenibile possibile fornirà informazioni su dove trovare le stazioni di ricarica per auto elettriche e gli alloggi più green presenti sul percorso.
Le app ecologiche vicine all’ambiente
Se la nuova offerta da Google è, al momento, fra le funzionalità ecologiche più famose, in questi ultimi tempi sono sbocciate numerose applicazioni eco-friendly con l’obiettivo di far adottare alle persone comportamenti e abitudini più responsabili.
Ci sono app di ogni tipo: per risparmiare acqua, riciclare qualsiasi genere di prodotto, evitare gli sprechi alimentari, e limitare le emissioni di carbonio.
Di quest’ultima categoria fa parte, ad esempio, Oroeco, che pone al centro una riflessione sui cambiamenti climatici, in particolare sul riscaldamento globale. L’applicazione calcola quante impronte di carbonio (parametro che viene utilizzato per stimare le emissioni di gas serra) produce il fruitore, dando consigli su come ridurre l’emissione di CO2. Dello stesso tipo è anche Carbon footprint & CO2 tracker, ma vale anche la pena citare SmartRicicla e iRecycle dedicate al riciclaggio.
La tecnologia si fa green: ma quanto inquina uno smartphone?
Fino a questo punto abbiamo constatato il ruolo utile di alcune applicazioni per salvaguardare l’ambiente, è doveroso però porre anche un’altra riflessione, che va detto, quando si parla di inquinamento, raramente viene affrontata. Bisogna infatti chiedersi: quanto inquina un cellulare? Quanto inquina la nostra vita digitale?
Uno studio condotto da Deloitte a metà del 2021 si è concentrato a capire l’impatto ambientale degli smartphone. Dalla loro analisi è emerso che gli potranno generare 146 milioni di tonnellate di CO2 a livello globale, la cui grande maggioranza prodotte durante il primo anno di vita del device; quindi per ridurre le loro emissioni tali dispositivi dovrebbero durare più anni, mentre, attualmente, la loro “età” varia dai 2 ai 5 anni.
Sempre dal report giunge però un segnale positivo, in quanto dalle risposte dei consumatori italiani è risultato che: «al pari dei consumatori europei, gli italiani sembrano “ritardare” anno dopo anno l’acquisto di nuovi smartphone».
Da dove provengono le maggiori emissioni
Le maggiori emissioni inquinanti, si tratta del ben 80% nel 2022, sono riscontrabili nelle fasi di produzione, spedizione e all’utilizzo dei dispositivi realizzati e immessi sul mercato nel corso di un anno solare, perché la realizzazione dei cellulari comporta l’uso di elementi chimici (cobalto, argento, alluminio, ferro) per costruire i componenti tecnici. Ad affrontare l’impatto ambientale dei dispositivi digitali è stato anche uno studio uscito a settembre 2021 pubblicato sulla rivista Patterns e condotto della Lancaster University e della Small World Consulting che ha valutato l’impatto delle emissioni derivanti dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT).
«I ricercatori sostengono che la proporzione delle emissioni globali di gas serra delle ICT potrebbe aggirarsi intorno al 2,1-3,9%, anche se sottolineano che su questi calcoli ci sono ancora incertezze significative. Sebbene simili confronti siano difficili, queste cifre suggeriscono che le ICT hanno emissioni maggiori di quelle dell’industria aeronautica, che rappresentano circa il 2 % delle emissioni globali».
Ad esempio il processo per produrre i display a cristalli liquidi necessita di una notevole impronta di carbonio, e anche il loro smaltimento avviene per combustione, emettendo così nell’atmosfera anidride carbonica e sostanze chimiche tossiche. Per questo da circa un anno è nata l’iniziativa Eco Rating, per guidare il consumatore nella scelta di dispositivi elettronici più sostenibili, prendendo in considerazione il loro intero ciclo di vita, dal processo produttivo, all’utilizzo, fino allo smaltimento dei rifiuti.
Ricordiamo anche che usare componenti riciclati aiuta l’ambiente, l’eccessiva corsa all’ultimo modello, invece, no.