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di Simone Cataldo
Dalle censure ai roghi: l’America è assuefatta delle leggi non scritte del politically correct, dalle mosse della politica conservatrice e dalle idee complottiste di un presunto pastore. E a subirne le conseguenze sono i libri. La cultura fa paura e si percepisce nell’aria la sensazione di un passo indietro negli anni.
Il libro si conferma come uno dei media più “forti” a disposizione dell’essere umano. Ed è proprio per questo motivo che la storia insegna come i libri possano influire sui processi politici e di comando – basti pensare a Hitler che obbligò alla lettura del solo Mein Kampf, il suo testo utilizzato per la propaganda nazista, oppure il leader della rivoluzione libica Gheddafi che impartì l’utilizzo esclusivo del suo Libro Verde.
In un momento storico come quello odierno che potremmo definire caotico, la ricomparsa di teorie cospirative, in parte ricollegabili alla fede e al credo religioso, sta cercando di cancellare pezzi di storia.
Dal tribunale dell’inquisizione al pastore pro Trump in Tennessee: la fede ha ancora paura dei libri
Il rogo andato in scena lo scorso 7 febbraio, appiccato dal pastore Greg Locke, ci riporta alle fiamme dell’inquisizione di Giordano Bruno e dei suoi libri oppure alle orge pagane dei nazisti, anche se in termini differenti. Lo scopo ai tempi era quello di ottenere il potere eliminando del tutto un’opinione critica rispetto a chi sedeva ai vertici, oggi l’obiettivo non si discosta molto dalla sua funzione primaria, pur non riuscendo a trionfare perché i media e l’alfabetizzazione hanno fatto la propria parte.
Eppure se ancora oggi si vedono scene analoghe vuol dire che qualcosa sta comunque accadendo. Ebbene sì, perché il pastore Locke, personaggio conosciuto in Tennessee per aver avanzato teorie complottiste e per aver strizzato più volte l’occhio a Trump, convinto che contenuti demoniaci e di stregoneria dominino i testi delle saghe di Harry Potter e Twilight, ha deciso di dimostrare la sua contrarietà ad essi bruciandoli e dando vita a un falò a porte aperte: era accompagnato dai suoi sostenitori, infatti anche quest’ultimi potevano gettare testi a loro disposizione e con la stessa “matrice”. Ironia della sorte, all’interno del rogo nella periferia di Nashville ci è finita anche qualche copia di Farhrenheit 451, testo che racconta di una realtà futura nella quale vengono bruciati i libri e in cui i loro possessori vengono considerati sovversivi.
Dalla fede alla politica: tra idee conservatrici e politically correct
In America è nata anche una vera e propria guerra culturale ai libri di scuola, con il controllo dell’istruzione che è sfociato in una serie di scelte ed eventi fuori dal normale. Un fenomeno che ha colpito diversi Stati, come il Texas, ma anche Ohio e New Jersey, e che vede i rappresentanti dei partiti conservatori mettere al bando opere storiche per la presenza di contenuti volgari e inadatti agli studenti. È un processo, questo, che vede a capo i repubblicani, i quali vogliono rendere difficile l’insegnamento di libri che mettono in discussione narrazioni relative alla razza, il sesso e l’orientamento sessuale. A farne le spese per ultimo Maus di Spiegelman, censurato da un consiglio d’istituto di una scuola del Tennessee perché contenente linguaggio violento e discutibile, oltre che rappresentare personaggi (topi) nudi. Proprio il direttore del plesso ha specificato come gli insegnanti non possano insegnare attraverso un libro in cui sono presenti scene di impiccagione, anche se le violenze tendono a illustrare quanto accaduto nel corso dell’olocausto.
Uno dei protagonisti di questo tentativo di impiccagione culturale è senza dubbio Matt Krause, deputato statale repubblicano che ha avanzato anche una lista di oltre 850 libri, molti dei quali riguardanti temi a sfondo sessuale e razziale, per i quali gli istituti scolastici texani devono una spiegazione. A questi ci si aggiunge il governatore Greg Abbott, il quale pur di conservare la poltrona in vista delle imminenti elezioni ha cavalcato l’onda scrivendo in una lettera indirizzata al presidente dell’associazione dei consigli scolastici texani, di un numero importante di genitori “preoccupati” per le letture impartite ai loro figli. Risulterebbe che oltre il 60 per cento di libri è stato revisionato per tentare di scongiurare la preoccupazione delle famiglie. Questo fenomeno va anche oltre le mura dei plessi scolastici, in quanto in Texas molte biblioteche per settimane hanno chiuso le porte per poter riformulare l’inventario, eliminando diverse letture, spinte dalla presenza di movimenti e associazioni, come Mans for Liberty che negli ultimi mesi era quasi riuscita a far bandire dalle scuole e dalle librerie l’autobiografia di Rudby Bridges o la storia di Martin Luter King.
A influenzare queste scelte non vi sono solo ragioni di stampo repubblicano, bensì anche l’esasperazione dei temi del politically correct, che hanno portato l’università di Northampton a censurare 1984 di Orwell perché ricco di materiale esplicito dal sentore offensivo e inquietante. Anche qui un altro ossimoro: un libro che denuncia l’atto della censura viene segnalato, prima, e messo al bando poi. Qui entra in gioco il fenomeno della censura liberal che porta all’eliminazione di testi che hanno scritto la storia perché presentano contenuti relativi alla violenza e alla discriminazione sessuale e razziale. Ovvio, fa senso leggere quanto di sbagliato si faceva in passato, ma eliminare testi simili significherebbe spazzare via anche le battaglie che hanno portato a certe conquiste al giorno d’oggi.