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26 Febbraio 2023Lidia Poët, la serie tv fa discutere i valdesi
La serie tv su Lidia Poët, interpretata da Matilde De Angelis, fa discutere la comunità valdese a cui la prima donna avvocato apparteneva.
La storia di Lidia Poët, proposta da Netflix, ha fatto nascere commenti non positivi tra la comunità valdese, in particolare sulla loro rivista Riforma. Ritengono che ci sia poca anima di quella che fu una donna paladina delle donne e della giustizia.
Chi è Lidia Poët
Lidia Poët, valdese dell’alta val Germanasca, nata nel 1855, famiglia abbiente, fratello avvocato, si iscrisse contro la volontà paterna alla facoltà di Legge dell’Università di Torino. Si laureò nel 1881 con una tesi sulla condizione della donna nella società, nello specifico sul voto alle donne. Nonostante vari tentativi (ricorsi vari) riuscì a iscriversi all’albo degli avvocati solo all’età di 65 anni perché prima la legislazione italiana non lo prevedeva. Si occupò moltissimo anche delle condizioni di vita nelle carceri e del sistema penitenziario.
Chi sono i valdesi
È una comunità religiosa fondata alla fine del XXII secolo da Pietro Valdo, un mercante di tessuti di Lione. Nella predicazione furono coinvolte sin da subito anche le donne. Erano chiamati i ”poveri di Lione” proprio perché predicavano la vita umile e in povertà, ma furono ben presto perseguitati dal vescovo di Lione, perciò la loro predicazione e la loro sopravvivenza divenne sempre più difficile. Si rifugiarono nelle valli piemontesi e una piccola comunità si trasferì persino in Calabria,
https://www.ilpost.it/2019/01/11/chi-sono-i-valdesi/
In realtà, è una comunità la cui storia e la cui cultura sono molto ricche, tanto da non poterle certo esaurire in poche righe di un articolo, per cui per qualche approfondimento rimandiamo alle seguenti fonti.
https://www.studivaldesi.org/dizionario/evan_det.php?evan_id=352
Carlo Alberto, il loro re emancipatore
Dal nuovo ordinamento risorgimentale rischiavano di restare ancor esclusi i valdesi, perseguitati per secoli, e gli ”israeliti”, scrivono gli stessi valdesi nelle proprie istanze. Nel 1948, tra le varie spinte liberali, al re Carlo Alberto giunsero quelle degli stessi valdesi che volevano essere inclusi come cittadini del Regno. Il Re fu molto tormentato, si racconta, da fervente cattolico e da uomo tutt’altro che insensibile alle spinte liberali. Dopo una discussione con i ministri, durata un giorno e un’intera notte, fu deciso di ammettere i Valdesi nel Regno, in quello che gli stessi chiamarono ”emancipazione”.