L’oro che uccide, il fenomeno degli zama zamas

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L’oro che uccide, il fenomeno degli zama zamas

Ecco le storie di sfruttamento nelle miniere africane e delle tragedie dei minatori irregolari che si avventurano nelle cave abbandonate in cerca di vene. 

La disparità globale tra ricchi e poveri è un tema che continua a far riflettere. Secondo l’ONG, Oxfam, l’1% della popolazione mondiale detiene il 50% delle ricchezze globali, mentre l’altra metà vive in condizioni di estrema disuguaglianza. 

In molte zone del mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, le risorse naturali sono abbondanti, ma il loro sfruttamento avviene troppo spesso in modo iniquo. Fra le pietre e i metalli preziosi più desiderati al mondo vi sono i diamanti e l’oro. L’Africa, continente ricco di giacimenti minerari, ne è un esempio lampante.

Tuttavia nel cuore delle miniere si sviluppano drammi umani che raccontano storie di speranza infranta. Le regioni africane, pur essendo ricche di materie prime, non riescono a capitalizzare i loro giacimenti in modo equo. La ricchezza derivante dall’estrazione di minerali e gemme, finisce nelle mani di pochi, mentre la popolazione locale rimane senza adeguate condizioni di vita e in molti casi senza accesso a beni di prima necessità come acqua potabile ed energia elettrica.

La miniera di Buffelsfontein

In Sudafrica, la tragica vicenda della miniera di Buffelsfontein evidenzia l’emergenza a lungo ignorata dalle organizzazioni che si occupano di diritti umani. A causa della chiusura di miniere non più redditizie, migliaia di persone sono rimaste disoccupate. Questo ha dato origine al fenomeno degli “zama zamas”, ovvero minatori irregolari che, senza alternative, si avventurano nelle cave abbandonate in cerca di vene. 

Chi sono gli zama zamas

Recentemente, una delle loro operazioni è finita in tragedia, con oltre 100 minatori morti per fame e disidratazione, mentre altri 500 sono rimasti intrappolati a più di 3 chilometri di profondità. La disgrazia ha messo in evidenza anche la drammatica condizione subita, non hanno alcuna tutela legale o sicurezza sul lavoro.

La risposta delle autorità spesso è stata quella di sigillare l’accesso ai siti. La chiusura dei giacimenti ha generato gravi carenze di lavoro che sono state colmate dall’illegalità e dalla disperazione, con gli zamas che scavano nelle cavità abbandonate con la speranza di trovare ricchezze. Ma il prezzo che pagano è altissimo, e talvolta si traduce in morte e sofferenza.

Il fenomeno degli zamas è il risultato di un sistema che sfrutta le risorse naturali dei Paesi poveri senza fornire opportunità per una vita migliore. Multinazionali, internazionali, come De Beers specializzate nell’estrazione dei diamanti, si trovano al centro di questo meccanismo di sfruttamento. 

Sebbene queste compagnie contribuiscano all’economia dei Paesi in cui operano, i benefici ricadono principalmente sui proprietari e gli investitori, mentre le popolazioni indigene rimangono marginalizzate subendo condizioni di lavoro precarie, rischi per la salute e un reddito misero.

De Beers che ha una lunga storia di operazioni nel continente africano è stata spesso accusata di pratiche di speculazione. La compagnia ha monopolizzato per decenni il mercato delle pietre preziose, con un controllo serrato sulle miniere e le vendite. Nonostante il suo successo e la sua enorme influenza, questo non ha migliorato le condizioni dei locali che sono rimaste in una condizione di povertà cronica.

L’industria mineraria globale, e soprattutto quella legata ai preziosi, è subordinata a una dinamica di disuguaglianza. La mancanza di regolamentazione e di un sistema di protezione dei diritti dei lavoratori crea un ambiente favorevole all’estrazione illegale. Questa situazione non solo alimenta una spirale di disparità economica, ma contribuisce anche a conflitti armati e a gravi violazioni dei diritti umani, con la morte e il dolore come corollario delle ricchezze che finiscono nelle mani di pochi.

Le miniere, quindi, non sono solo luoghi di estrazione di risorse naturali, ma anche simboli di un sistema economico globale che si nutre della povertà. Ogni giorno, centinaia di minatori irregolari affrontano pericoli inimmaginabili pur di guadagnarsi da vivere, mentre le ricchezze estratte da questi giacimenti continuano a fluire verso le multinazionali e i pochi privilegiati che ne detengono il controllo.

Le soluzioni non possono tradursi semplicemente in interventi delle forze dell’ordine, ma richiedono un cambiamento profondo nelle politiche globali, che mettano al centro la dignità e i diritti dei lavoratori, non solo il profitto delle società. Fino ad allora, le cave continueranno a essere luoghi dove la ricerca di ricchezza può facilmente trasformarsi in una corsa verso la morte.

Il Sudafrica, oro e diamanti

L’Africa, come detto e in particolare il Sudafrica, è una delle regioni più ricche al mondo di giacimenti che coprono una vasta gamma di minerali, oltre all’oro, ai diamanti, vi si trovano platino, cromo e manganese. Si stima che la Nazione possieda circa il 40% delle riserve mondiali di platino e che le miniere di diamanti abbiano prodotto, nel corso degli anni, milioni di carati, alimentando un indotto miliardario. 

Nel 2020, l’industria mineraria sudafricana ha generato circa 16,7 miliardi di dollari di esportazioni, con il settore che contribuisce al 7,3% del PIL nazionale. Più di 450.000 persone sono impiegate direttamente nel settore che include anche servizi che si sviluppano attorno alle cave, come la produzione di equipaggiamenti, trasporti, servizi di supporto e lavori legati alla manutenzione. L’occupazione mineraria rappresenta quindi una fonte di reddito cruciale per molte famiglie, specialmente nelle aree rurali.

Il Paese ospita anche una delle più grandi raffinerie d’oro al mondo, la Rand Refinery, fondata nel 1920 ed altre miniere minori come Petra Diamonds, Cullinan, Fisch, Koffiefontein.

La chiusura di miniere, come quella di Buffelsfontein, ha messo in evidenza come il settore, pur essendo fondamentale per l’economia, possa essere instabile e non sempre in grado di garantire opportunità di lavoro a lungo termine. Il fenomeno degli zama zamas, infatti, testimonia la crescente disoccupazione e il rischio di sfruttamento che accompagna l’industria mineraria africana, dove i minatori irregolari, spinti dalla necessità, si avventurano in attività pericolose senza alcuna protezione legale o sanitaria.

In sintesi, sebbene il settore africano dell’estrazione, in particolare quello sudafricano, rappresenti una fonte importante di ricchezza e occupazione, le sue ricadute sociali ed economiche sollevano questioni complesse riguardo alla distribuzione dei benefici e alla sostenibilità del modello estrattivo attuale.