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9 Maggio 2025
Ma il debito pubblico italiano si può azzerare?
13 Maggio 2025Ma perché il debito pubblico italiano è così alto? Tutto ebbe inizio nel 1981
Tesoro e Bankitalia si separarono, le conseguenze sono state impressionanti
Quando si parla di debito pubblico in Italia, non si può fare a meno di ricordare e approfondire cosa accadde il 12 febbraio del 1981. Era un giovedì di quell’anno, quando l’allora Ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta, scrisse una lettera all’allora governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi. La missiva conteneva una comunicazione fondamentale. Si certificava la decisione per cui Tesoro e Bankitalia, da quel momento, videro separarsi i loro destini, fino ad allora strettamente interconnessi.
Tesoro e Banca centrale separati in casa
Da quel momento l’autorità monetaria nazionale non avrebbe più acquistato i titoli di Stato emessi dal governo e rimasti invenduti presso i risparmiatori partecipanti alle aste di mercato. La finalità di questa decisione era di responsabilizzare la politica che, dopo gli anni delle crisi petrolifere, non riusciva a tenere a bada la spesa pubblica e di conseguenza l’inflazione.
L’Italia come altri Paesi
I due economisti (Andreatta e Ciampi), all’epoca tra i maggiori esperti di moneta e finanza, scelsero di evitare qualsiasi passaggio parlamentare per compiere una scelta senza precedenti, anche profonda per la nostra economia. Altri Paesi nel corso del ‘900 hanno scelto di separare le banche centrali dai propri governi. Ma in tutti i casi vi era stato un dibattito parlamentare con conseguente approvazione di una legge contenente la riforma strutturale dell’economia. Negli Usa questa scelta risale al 1951, in Germania al 1957, in Francia al 1993. In Giappone al 1998.
I tecnici esautorano la politica
In Italia, caso peraltro non isolato, quello del 1981 fu un esempio di come dei tecnici provarono a sostituirsi alla politica, con la certezza che questa si sarebbe accodata alla decisione. Un fatto che non è avvenuto e negli anni ’80 e ’90 il debito pubblico italiano é schizzato alle stelle. Oggi ammonta in totale a circa 3mila miliardi di euro e “macina” circa 100/110 miliardi di euro annui di interessi. Una cifra mostruosa che se la si mette in relazione al Pil, ovvero tutta la ricchezza che ogni anno si genera in Italia, fa paura (rapporto debito/Pil 135%). Ad oggi solo il risparmio privato di famiglie e imprese (proprietà immobiliari, buoni fruttiferi, cassette sicurezza, ecc.) hanno tutelato l’Italia da un crac senza precedenti.
Titoli debito pubblico in balìa del mercato
Un altro importante errore conseguente alla scelta del 1981 è scaturito dal fatto che, con Bankitalia che ha smesso di acquistare titoli di Stato, le aste sono finite in balìa del mercato e di quelli che lo condizionano, ovvero gli speculatori.
Nel caso del Giappone, ad esempio, sebbene Tesoro e Banca centrale si siano separati, l’istituto di credito centrale nipponico resta comunque acquirente di ultima istanza. Quindi, qualora in un’asta pubblica una parte dei titoli resta invenduta, la banca centrale giapponese può intervenire e comprare, così da proteggere la nazione dalle spinte incontrollate del mercato. Questo permette di tenere il tasso di interesse sotto controllo.
Svalutazione della lira e poi? Nulla
Ultimo errore compiuto dall’Italia dopo la scelta del 1981 è stato di dare per scontato la possibilità di far svalutare la moneta nazionale, così da far crescere le esportazioni e la bilancia commerciale, tenendo alta la nostra capacità di produrre e generare ricchezza. Ma come è noto, con l’arrivo dell’euro il nostro Paese dal 2002 si è messo sotto l’ombrello di una moneta unica continentale che di fatto non permette di muovere la leva della svalutazione cosi da aiutare la produzione nazionale e quindi il nostro Pil. La separazione attuata nel 1981 fu probabilmente una scelta giusta, per certi aspetti doverosa, ma come in molte altre situazioni avvenute in Italia, è stata una scelta attuata male, con conseguenze potenzialmente devastanti per il Paese.






