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6 Ottobre 2022Marco Bellavia, la depressione e il bullismo fanno spettacolo
Il disagio di una persona e la sua ridicolizzazione fanno audience? Il 57enne abbandona il Grande Fratello Vip, dopo aver palesato malessere ed essere stato sbeffeggiato. Tutto ciò mentre i dati sulla depressione sono sempre più impietosi.
Il caso Bellavia
In questi giorni i media stanno riempiendo le cronache di un caso che coinvolge non soltanto la televisione italiana, ma l’intera consapevolezza della società stessa. Negli ultimi anni il boom di vari tipi di social, come TikTok, accanto ai più datati Facebook, Twitter e ormai anche Instagram, sono diventati un’arena di dibattito pubblico. Il caso di Marco Bellavia, per esempio, attore, conduttore televisivo e concorrente dell’attuale sesta stagione del Grande Fratello Vip, ha suscitato una mobilitazione sociale che va oltre la semplice visione di un programma televisivo, ma coinvolge due temi fondamentali della società odierna che riguarda tutti da molto vicino: la depressione e il bullismo. Famoso ai più per aver condotto la celebre trasmissione Bim Bum Bam negli anni ‘90, Bellavia ha espresso segni di malessere all’interno della casa più spiata d’Italia, dettati dal disturbo della depressione, ottenendo però come risultato di essere, sbeffeggiato e schermato dagli altri concorrenti. Nel corso delle prime puntate, è infatti stato spesso oggetto di attacchi verbali, alcuni molto violenti, da parte della maggior parte degli inquilini, nonostante lui avesse fatto appello al supporto. Le sue parole, però, non solo sono rimaste inascoltate, ma hanno condotto alla scelta da parte del 57enne di abbandonare il programma poiché era divenuto per lui insostenibile continuare, senza avere spiragli di protezione e conforto. Decisione che ha portato ad un vespaio di critiche e polemiche in ogni canale mediatico, dai social alla tv. In particolar modo, è stato preso di mira da parte degli utenti del web l’atteggiamento degli altri partecipanti al reality che non hanno saputo cogliere una richiesta di aiuto da parte di una persona in difficoltà. Sono nate non soltanto petizioni per far chiudere la trasmissione, ma anche un’ondata di solidarietà sia nei confronti di Bellavia che nei riguardi di tutte le persone affette da questa malattia, alimentando la lotta ai tabù e la propensione al dibattito pubblico.
Depressioni, dati che devono preoccuparci
La depressione è, difatti, uno dei disturbi più diffusi, soprattutto in Italia. Secondo gli ultimi dati Istat risalenti al 2018, tra il 2015 e il 2017 più di 2,8 milioni di persone (di cui 5,4% delle persone dai 15 anni in su) hanno sofferto di questa malattia nel corso dell’anno, mentre 1,3 milioni hanno presentato i sintomi della depressione in un periodo più ravvicinato alle tempistiche dell’indagine. Confrontata alla media europea, la fascia d’età più colpita dalla depressione in Italia è quella degli anziani, ed è meno diffusa tra gli adulti e nella fetta di persone dai 15 ai 44 anni. Questo dato può essere verificato anche grazie al fatto che, al crescere dell’età, aumenta la prevalenza dei disturbi di depressione, con particolare attenzione alle donne che rispetto agli uomini verificano l’emergere del disturbo in età adulta e si acuisce intorno ai 65 anni di età e oltre. Ma uno dei dati più preoccupanti è quello legato al suicidio, spesso collegato allo stato depressivo.
Il suicidio tra i più giovani
Il tasso di mortalità per suicidio in Italia, infatti, è pari a sei per 100mila residenti, che aumenta con l’età con valori quattro volte maggiori nei maschi rispetto alle femmine. Nello specifico, come si legge sul sito Istat, “nella classe di età tra i 20 e i 34 anni, il suicidio rappresenta una rilevante causa di morte pari al 12% dei decessi”.
Lockdown, il 40% con sintomi ansiosi e depressivi
Se gettiamo un cono di luce sul lasso di tempo che va dal 2019 ai nostri giorni noteremo un’ulteriore differenza nei dati in quanto la pandemia da Covid 19 ha maggiormente provocato un aumento dei sintomi depressivi. Secondo uno studio condotto all’inizio del 2021 dagli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Università di Genova e di Pavia e dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, nel periodo dell’infezione Coronavirus “su un campione rappresentativo di oltre 6mila soggetti oltre il 40% degli italiani ha riportato un peggioramento dei sintomi ansiosi e depressivi durante il lockdown, con un significativo peggioramento della qualità di vita comprese alterazioni del sonno, in più del 30% dei soggetti” con un aumento anche del consumo di ansiolitici (con una percentuale del 20%) rispetto al periodo precedente all’isolamento forzato. Come è intuibile, i dati hanno rilevato anche una maggiore propensione ai sintomi depressivi da parte di quella fascia di popolazione italiana che ha contratto il virus. Tutto ciò ha così portato non soltanto gli utenti del web e i telespettatori, ma anche i personaggi del mondo dello spettacolo a fare in modo che la sensibilizzazione a queste tematiche non debba essere presa sottogamba.
Il bullismo in televisione
Lo spettacolo di bullismo a cui si è assistito da parte dei concorrenti nei confronti di Bellavia è stato un climax sfociato nell’isolamento e nella ridicolizzazione di una malattia che ha colpito e sta ancora colpendo moltissime persone. I disagi economico-sociali, così come quelli legati al periodo della pandemia Covid-19 come già indicato, sono fattori decisivi per il benessere psico-fisico degli italiani che però negli ultimi anni è stato messo ancora di più a dura prova.
Prendendo in analisi il tema del bullismo noteremo come i recenti dati Istat, risalenti ancora al 2015, mostrino che circa due milioni di adolescenti sui quattro milioni esistenti in Italia hanno subìto episodi di bullismo. Anche se spesso è riconducibile ad un fenomeno giovanile, il bullismo è un atteggiamento proveniente dalla prevaricazione, emarginazione e derisione di un soggetto che può dunque essere anche adulto. Così come la depressione, anche il bullismo conduce nei casi estremi al suicidio, un tarlo della società che si cerca di arginare in ogni modo con convegni, studi, ricerche e sensibilizzazione dal vivo dai contesti scolastici in tenera età al web. Uno strumento di comunicazione come quello della televisione dovrebbe fare da stampella al web, dove il cyberbullismo si estende a macchia d’olio, incanalando messaggi educativi e positivi per contrastare il fenomeno. Eppure si assiste ancora oggi a dei modelli diseducativi per cui riuscire a plasmare il prossimo all’empatia e alla comprensione diventa sempre più difficile.