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È stato rinvenuto nell’abitazione di Campobello di Mazara, scritto di suo pugno, dove sarebbe indicato il nome del presunto successore, oltre a indicazioni sull’organizzazione del nuovo assetto di Cosa nostra.
Dopo l’arresto del superboss di Castelvetrano Matteo Messina Denaro, avvenuto lo scorso 16 gennaio, si è pensato ad un’ipotetica fine di Cosa nostra dal momento che nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto dell’ex primula rossa. L’ultimo degli stragisti, l’ultimo dei corleonesi, l’ultimo boss della mafia; questi i termini utilizzati da molti dopo l’arresto del boss che ha lasciato ipotizzare la fine di un’era costruita da ricatti, estorsioni, omicidi, traffici e altri affari illeciti.
Tuttavia, l’arresto dell’uomo che ha condotto una vita di latitanza durata ben 30 anni, potrebbe essere un nuovo inizio per cosa nostra. Lo si intuisce dalle recenti indagini degli investigatori che tutt’ora sono sulle tracce di indizi utili per scoprire il futuro della mafia, ancora uno scenario incerto.
Ritrovato il testamento del boss
A margine delle ultime perquisizioni avvenute nei covi di Matteo Messina Denaro i carabinieri del nucleo investigativo avrebbero ritrovato pizzini, lettere, fascicoli e documenti volti a ricostruire gli ultimi anni di latitanza del boss. Inoltre, nell’abitazione di Campobello di Mazara è stato rinvenuto un vero e proprio testamento scritto di proprio pugno dall’ex primula rossa, dove sarebbe indicato il nome del presunto successore, oltre a delle indicazioni ben precise sull’organizzazione del nuovo assetto di Cosa nostra. Suggerimenti che Messina Denaro avrebbe dato per stabilire il futuro della mafia trapanese fornendo indicazioni per riassettare la guida della commissione regionale, come una sorta di federazione tra clan.
Le dichiarazioni del pm Russo
Nonostante gli ultimi anni contrassegnati dalla malattia, Matteo Messina Denaro avrebbe avuto il tempo di organizzare e stabilire le sorti di Cosa nostra. A spiegarlo è il sostituto procuratore del Tribunale dei minori di Palermo, Massimo Russo: “A chi andrà il suo scettro? Le sue ricchezze? Ma, soprattutto, il suo patrimonio immateriale immenso che è il potere di ricatto”, si chiede il magistrato che da anni si occupa di mafia trapanese. Lo stesso Russo, è stato per 13 anni in servizio come Pubblico Ministero, collaborando con Paolo Borsellino presso la Direzione Distrettuale Antimafia e nella Procura di Marsala. “La massiccia partecipazione a questa iniziativa è la festa di un popolo che gioisce, che sa fare memoria, consapevole che la storia della mafia è contrassegnata da azioni e reazioni da parte dello Stato”, ha spiegato ancora Russo a margine della “Cena dei Mille”, organizzata in occasione dei festeggiamenti per la cattura del boss.
Nel testamento ci sarebbe il nome del successore
Dal testamento ritrovato nell’ultimo covo dai carabinieri del Ros, si evincerebbe il nome dell’ipotetico successore al trono anche se al momento non viene reso noto. Chiunque occuperà il posto di Messina Denaro non sarà un vero “Capo dei Capi” perché i clan del capoluogo non accetterebbero mai di essere guidati da un non palermitano. E di questo ne è certa anche la magistratura.