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Il 4 novembre è il centenario della traslazione al Vittoriano del milite che rappresenta i caduti italiani di tutte le guerre
di Paolo Trapani
Anno 1916: siamo nel pieno della Grande guerra, il primo conflitto mondiale che finirà per mietere milioni di vittime. Tra queste almeno 650mila sono italiane. In quella fase storica la località di Gradisca d’Isonzo e la città di Trieste sono parte integrante dell’impero austro-ungarico.
Antonio, giovane soldato figlio della signora Maria Bergamas, viene inizialmente arruolato nell’esercito austriaco. Madre e figlio sono originari di Gradisca d’Isonzo, ma si sono trasferiti a Trieste proprio per lo scoppio del conflitto. Nel 1916 Antonio sceglie la diserzione dall’esercito austriaco e fugge in Italia, arruolandosi volontario nel 137º reggimento di fanteria della Brigata Barletta. Qui assume il nome di Antonio Bontempelli, una falsa identità imposta dal Regio Esercito per accogliere tra le sue file gli irredentisti. Antonio, purtroppo, mentre guida un attacco del suo plotone, in un combattimento alle falde del monte Cimone di Tonezza, il 16 giugno 1916 viene ucciso dal fuoco nemico.
Dalla morte in guerra al milite ignoto
Non appena conclusa la battaglia, nelle tasche della sua divisa viene trovato un biglietto in cui si chiede di avvisare dell’avvenuto decesso in conflitto il sindaco di San Giovanni di Manzano. La fascia tricolore infatti è l’unica persona al corrente della vera identità del militare. Per questo motivo, la salma di Antonio Bergamas viene riconosciuta e sepolta con altri caduti nel cimitero di guerra di Marcesina sull’altopiano dei Sette Comuni. Purtroppo, a causa di un massiccio bombardamento, lo stesso cimitero viene distrutto e sia Bergamas sia i compagni defunti con lui risultano dispersi. La storia di Antonio è molto importante, perché una volta terminata la prima guerra mondiale, proprio la signora Maria Bergamas riceve l’incarico di scegliere il corpo di un soldato (tra undici salme di caduti non identificabili, raccolti da diversi fronti di guerra, ovvero: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele). Maria è così chiamata a rappresentare tutte le madri italiane che hanno perso un figlio nel conflitto. Il 28 ottobre 1921, presso la Basilica di Aquileia, la Bergamas viene portata dinanzi a undici bare allineate: dopo essere passata davanti alle prime, non riesce a proseguire, accasciandosi al suolo davanti alla decima bara e urlando il nome del figlio.
Il trasferimento al Vittoriano
Dopo questo drammatico rituale, la salma prescelta viene portata al Monumento al Milite Ignoto, presso il Vittoriano a Roma, quale simbolo eterno di ricordo dei caduti della guerra. La cerimonia solenne della traslazione della salma avviene il 4 novembre 1921. Tra pochi giorni dunque ricorre il centenario. In Italia sono programmate numerose cerimonie di commemorazione.
Il retroscena
Stando alla testimonianza di Anna Bergamas, figlia della signora Maria, la mamma era decisa a scegliere l’ottava o la nona bara, poiché quelli erano i numeri che ricordavano la nascita e la morte del figlio Antonio. La signora però, giunta dinanzi alle bare, con un gesto di estremo rispetto e poiché nulla dovesse ricordare suo figlio, scelse la decima bara affinché il simbolo da trasferire a Roma fosse davvero di un soldato ignoto. Maria Bergamas morì a Trieste il 22 dicembre 1953. L’anno successivo, il 3 novembre 1954, la salma fu riesumata e sepolta nel cimitero di guerra di Aquileia retrostante la basilica, vicino ai corpi degli altri 10 militi ignoti. Tutt’oggi a Gradisca d’Isonzo, in via Bergamas 39, esiste la casa dove Maria ed Antonio abitarono. Una targa ricorda: “In questa casa nacque Antonio Bergamas che irradiata la giovinezza dell’ideale di Mazzini il XVIII giugno MCMXVI nel nome santo d’Italia suggellava sul Cimone la sua fede col sangue”.
Milite ignoto nel mondo
La pratica di avere una tomba del Milite Ignoto si è diffusa nel mondo proprio in conseguenza della prima guerra mondiale, visto l’elevatissimo numero di militari morti e non identificati. Prima della grande guerra tutti i monumenti venivano dedicati solo ai condottieri, mentre per i caduti c’erano cimiteri di guerra. Ufficialmente, la prima tomba di milite ignoto fu della Francia, sotto l’arco di trionfo a Parigi, poi toccò all’Inghilterra assumere una scelta analoga presso l’abbazia di Westminster. In Italia si è scelto che la salma sarebbe stata portata al Vittoriano, l’Altare della Patria. Questa è la motivazione ufficiale sulla decorazione: Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria.