Capire la Cop26
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di Salvatore Baldari
Charles Conrad e Alan Bean atterrano con l’Apollo 11 sulla Luna. È la seconda volta nella storia dell’umanità, pochi mesi dopo Neil Armstrong. In quegli stessi momenti, sul pianeta Terra, ci sono quasi ottantamila persone con il fiato sospeso, a scandire gli attimi che li separano dall’appuntamento con la storia.
Andrada detto “El Gato” e Pelé detto “O Rey”.
Gli occhi del Maracanã di Rio de Janeiro sono tutti su di loro.
Il portiere del Vasco da Gama e l’attaccante del Santos.
La partita è valida per la Taça de Prata, un torneo antico che si disputava prima ancora della nascita del campionato nazionale brasiliano. Si gioca al Maracanã, perché lo stadio del Vasco da Gama è troppo piccolo per diventare il palcoscenico di un momento storico, atteso da intere generazioni di tifosi e di appassionati.
O Rey posiziona il pallone sul dischetto.
El Gato è sulla linea di porta, fra i due pali bianchi.
È inutile dire che il fermento sugli spalti era solo per uno di loro due. Perché soltanto uno di loro due era il patrimonio di una nazione intera, un’icona oltre il calcio e oltre lo sport. Perché solo uno di loro due aveva vinto 8 campionati Paulisti, 5 Taça, 2 Coppe Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali, 2 Mondiali con la nazionale brasiliana, 15 titoli di capocannoniere fra Santos e Brasile. Soltanto uno di loro due, aveva segnato in carriera 999 goal, novecentonovantanove.
L’altro era un portiere argentino di trent’anni, cresciuto nella squadra della sua città, il Rosario Central, prima di approdare al Vasco da Gama, di cui nel recente 2006 verrà poi riconosciuto secondo miglior portiere della sua storia. Lo stadio Maracanã è stato aperto e addobbato a festa per l’occasione: il millesimo goal di Pelé. Persino i tifosi del Vasco da Gama fanno il tifo per lui.
Tutti sanno che se non fosse arrivato quel giorno, il goal tanto atteso sarebbe comunque arrivato, presto, nelle prossime partite. Ma loro lo volevano quel giorno. Loro volevano diventare testimoni di un momento storico, da tramandare ai posteri come un successo personale.
El Gato però ha altri progetti per quella partita. E, infatti, le para tutte, respingendo ogni tentativo di rete dell’idolo nazionale e dei suoi compagni. È quando, poco dopo il 50’ minuto, il calciatore del Vasco da Gama, Fernando, atterra in area proprio “O Rey” che il conto alla rovescia con la storia può davvero cominciare.
L’arbitro indica il dischetto. È calcio di rigore.
Il rigorista designato del Santos sarebbe il capitano Carlos Alberto, ma come ha raccontato lo stesso Pelé in una intervista per la Gazzetta dello Sport del 2019:
‹‹Lui mi sgridò: “Macché, lo batti tu”. Carlos Alberto era il nostro rigorista ufficiale. Tutti gli altri giocatori del Santos si piazzarono a centrocampo aspettando il mio tiro dal dischetto. E pensai: “E se il portiere lo respinge, se sbaglio, se colpisco il palo, non ci sarà nessuno per la ribattuta››.
Andrada contro Pelè, come nella sceneggiatura di un film.
A noi restano le immagini in bianco e nero della rincorsa di Pelé, i suoi cinque passi che lo separano dall’impatto con il pallone, il commento elettrizzato del telecronista, il piatto destro verso l’angolino, El Gato che intuisce e si lancia verso la sfera. Ma non basta. È goal. È “O Millesimo”.
Pelé dedicò quel goal ai bambini, il motivo lo spiegò nella stessa intervista per la Gazzetta dello Sport.
‹‹Alla vigilia di quella partita, dopo l’allenamento del Santos, beccai alcuni ragazzi che commettevano dei furti nelle auto vicino allo stadio. Li rimproverai e loro risposero: “Noi non stiamo rubando nulla. Queste macchine sono di gente che viene dalla città di San Paolo…”. E perché arrivano da San Paolo le potete derubare? E loro se ne andarono via››.
Il Maracanã esplode e gli spettatori si riversano tutti in campo. Pelé entra in porta, raccoglie il pallone e lo bacia, poi viene portato in trionfo dai compagni e dai tifosi.
La partita viene sospesa, il Brasile fa festa. La notizia fa il giro del mondo.
La mattina dopo i giornali brasiliani titoleranno: “Luna, già vista. Pelé, mai visto”, senza offesa per Charles Conrad e Alan Bean.
Era il 19 Novembre 1969, esattamente 52 anni fa.
Nella storia del calcio, si contano una decina i calciatori capaci di segnare mille goal in carriera, ma sono frequenti i dissidi fra storici e statistici nel conteggiare la validità di partite non ufficiali, con selezioni giovanili, in campionati minori o con federazioni non riconosciute. Anche Pelé non è esente da questo dibattito, tanto che c’è chi dice che il suo millesimo goal sia arrivato solo nel 1971, due anni dopo la data tramandata. C’è anche chi, in realtà, gli riconosce “soltanto” 757 reti.
Quello che rimarrà comunque fuori da ogni discussione, sono le emozioni che ha saputo trasmettere agli amanti del calcio, di ogni squadra e di ogni nazione del mondo, come hanno saputo fare soltanto altri pochi campioni nella storia di questo sport.
Uno di questi è indiscutibilmente, Diego Armando Maradona, di cui fra pochi giorni ricorderemo un anno dalla sua incomprensibile scomparsa.