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28 Marzo 2025Millwall-West Ham, la sfida della working class britannica

Storie di Stadio/ Derby infuocati – E’ una delle rivalità più profonde e accese: nel panorama calcistico inglese sicuramente tra le più note.
Parliamo del derby tra West Ham e Millwall, sfida che nasce e si snoda tra le merci e gli scambi commerciali dell’East End, in mezzo a fabbriche, operai, magazzini e aria pessima. Insomma, tra mattoni in stile vittoriano e antichi fumi di ciminiere, qui da decenni c’è il famigerato derby della working class britannica.
La nascita del Millwall
A nascere per prima, in ordine di tempo, fu il Millwall, nell’Isle of Dogs, letteralmente l’isola dei cani, un piccolo pezzo di terra in mezzo al fiume Tamigi, zona ad elevato tasso di industrializzazione dove aveva sede la fabbrica di conserve alimentari C. & E. Morton & Co., fondata nel 1849 dal signor J.T Morton. Questi riuscì ad espandere i suoi affari anche al di fuori della Scozia, arrivando nella capitale inglese. Inizialmente l’acronimo del club era M.R.F.C., dove la erre stava per Rovers, visto che la prima denominazione ufficiale era proprio Millwall Rovers, cambiata poi nel 1893 in Athletic. I Lions furono nel 1894 una delle nove squadre fondatrici della Southern League, la risposta londinese all’ormai sempre maggior dominio dei club del nord e delle Midlands di quegli anni.
The Den e i Lions
La casa dei Lions subì molte vicissitudini all’inizio del loro percorso calcistico. Inizialmente la squadra iniziò a giocare in casa all’Athletic Ground, struttura che, successivamente, fu riconvertita a deposito. La società, dopo lunghe ricerche, nel 1901 trovò un nuovo terreno. La nuova sede scelta tra New Cross e Bermondsey nel South London vide nascere quello che sarebbe diventato lo stadio simbolo del Millwall, ‘The Den’, ideato e progettato dal celebre architetto Archibald Letich, già creatore di stadi che hanno segnato la storia del football (Anfield Road, Goodison Park, Villa Park e Craven Cottage). La nuova casa dei Lions permise loro di accantonare definitivamente il problema stadio e le polemiche riguardo al trasloco con la tifoseria che giunse numerosa all’inaugurazione dell’impianto.
La nascita del West Ham
Il West Ham, invece, ha avuto delle origini diverse: la squadra non fu fondata dai lavoratori, bensì dal proprietario della Thames Ironworks & Shipbuilding Society, cantiere navale situato nei Victoria Docks. In un periodo storico di grandi scontri sindacali, creare una squadra di football sembrava la soluzione migliore per placare gli accesi animi dei lavoratori coinvolti. I primi anni di vita del club si legarono così alla Thames Ironworks; la compagnia finanziava tutte le attività permise al club nel 1898 di iscriversi alla neonata Southern League.
Gli Hammers
Gli inizi del nuovo secolo segnarono però la definitiva rottura con la cantieristica navale, che iniziò ad attraversare difficoltà economiche a causa dell’espansione dei cantieri nel nord dell’Inghilterra. Una volta che la Thames Ironworks uscì definitivamente di scena, si decise per il cambio del nome, che divenne appunto “West Ham” ed i giocatori furono soprannominati “Hammers” (letteralmente “i martelli”). Si decise anche di utilizzare come colori ufficiali delle divise il claret and blue. Secondo qualche studioso la scelta aveva come movente l’influenza che in quel periodo aveva l’Aston Villa nel football britannico. Poi, secondo i racconti, a rafforzare questo legame contribuì il fatto che un set di maglie della squadra di Birmingham raggiunse l’East End londinese. Il simbolo del West Ham ancora oggi ricorda le origini operaie della squadra: i due martelli incrociati sono presenti sin dalla fondazione del club: ad essi venne poi aggiunto un castello, secondo alcuni un omaggio al Green Street House (chiamato anche “Boleyn Ground”), imponente struttura che sorgeva proprio dove fu costruito l’Upton Park, storico impianto degli hammers.
Poche scontri diretti, ma tanta rivalità (e odio), perché?
Nonostante la storia dei due club li veda così vicini, le sfide in campo non sono state molto frequenti. Ad esempio, nel periodo 1947-1978 non ci fu nemmeno una partita (né in campionato né nelle coppe inglesi). Proprio questo dato fa riflettere su una rivalità nata al di fuori del terreno di gioco e che si è sviluppata, negli anni, in maniera sempre più forte.
Ma da dove nasce l’odio tra West Ham e Millwall? Secondo alcune fonti storiche, l’antagonismo sarebbe nato durante uno dei maggiori scioperi della storia del Regno Unito. Nel maggio 1926, i sindacati proclamarono una serrata per sostenere i minatori che si trovavano in situazioni di difficoltà. All’indomani del primo conflitto mondiale, la produzione di carbone era diminuita e la diretta conseguenza fu l’aumento delle ore di lavoro, con la decurtazione della paga base. Il Regno Unito, in quella fase, si reggeva soprattutto sulla produzione industriale, dalle miniere alla cantieristica navale: migliaia di posti di lavoro dipendevano da questi settori produttivi.
Non fu quindi un caso che la solidarietà verso i minatori arrivò anche dalle altre categorie di lavoratori. Circa due milioni tra addetti al settore siderurgico, portuali e trasportatori aderirono allo sciopero, che durò 10 giorni, paralizzando l’Inghilterra e sopratutto la città di Londra. Ci furono momenti di tensione, con scontri in piazza e la risposta arrivò tempestiva: l’allora Primo Ministro conservatore (Stanley Baldwin) varò delle leggi che vietavano lo sciopero, soprattutto quello a sostegno di altri lavoratori, impedendo di fatto i picchetti di massa.

Pro e contro lo sciopero di massa?
A questo punto le versioni sull’accaduto differiscono: secondo alcuni storici molto accreditati, i dockers dell’Isle of Dogs, sostenitori del Millwall, dopo le nuove leggi, fermarono lo sciopero, arrivando a scontrarsi con altri dockers sostenitori del West Ham, che volevano continuare a protestare. Questa versione, nel tempo, è stata definita da alcuni studiosi un falso mito. Le ricostruzioni parlano di alcune violazioni dei picchetti, ma non menzionano nessun legame con il football e le due squadre londinesi.

Dagli scioperi degli operai agli hooligans
Sicuramente, però, quella contrapposizione accese gli animi delle tifoserie: il senso di rivalità si è costruito e stratificato poi negli anni, arrivando al suo apice con gli scontri violenti dei gruppi di tifosi organizzati. Dai primi tafferugli si è poi arrivati alla guerriglia urbana tra la famosa ‘Inter City Firm’ (West Ham) e la ‘Millwall Bushwackers’. Proprio nel periodo di maggior diffusione del fenomeno sociale degli hooligans la rivalità raggiunse il culmine. Si registrò la nascita di gruppi di tifosi, le famigerate ‘Firm’, il cui unico obiettivo era primeggiare sugli spalti e magari scontrarsi fuori dallo stadio. Il Millwall contava su tre storici gruppi (F-Troops, Treatment e Bushwackers), i cui nomi richiamavano le milizie irregolari della guerra civile americana. Il West Ham, invece, aveva la leggendaria ‘Inter City Firm’, nata da un gruppo che si distaccò dalla ‘Mile End Mob’. Il nome nacque dall’uso di treni regolari per gli spostamenti, allo scopo di non farsi intercettare da polizia e tifoserie avversarie. La loro particolarità era di lasciare dei biglietti da visita nei luoghi dove si consumavano i tafferugli (“Congratulazioni, avete incontrato l’IFC”). Le occasioni di ritrovo e scontro tra le tifoserie spesso sono andate oltre i match ufficiali; i luoghi preferiti sono stati le stazioni dei treni e le fermate della metropolitana. Nel 1976, ad esempio, un violento scontro alla fermata di New Cross finì in tragedia: un tifoso del Millwall perse la vita in circostanze mai chiarite. Gli anni ’70 e ’80 hanno rappresentato il periodo di maggior violenza, con disordini finiti sistematicamente sulle prime pagine dei giornali, segnando in maniera indelebile la storia del football.
Uno storico film: Hooligans (Green Street)
Sulla feroce rivalità tra Millwall e West Ham è stato realizzato anche un film di successo, uscito nelle sale nel 2005. Matt Buckner, studente di giornalismo ad Harvard, viene espulso dall’università per colpa del suo compagno di stanza (un tossicodipendente che una volta scoperto fa in modo che le colpe ricadano su Matt). A Matt vengono offerti dei soldi che, in primo momento, vengono rifiutati. Successivamente Matt, disilluso e sconfitto, li prende e decide di andare a Londra da sua sorella Shannon: qui fa amicizia con il fratello di suo cognato, Pete Dunham, che è il leader degli hooligans del West Ham United, la firm denominata ‘Green Street Elite’ (GSE che si ispira alla vera storia dell’Inter City Firm). Nella scena finale del film Matt si allontana, nel silenzio notturno, lungo una strada, intonando lo storico inno del West Ham (“I’m forever blowing bubbles“), tornando a respirare l’atmosfera tipica dei tanti “pre-partita” vissuti assieme ai compagni di tifo. E di tafferugli.