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Burlinova, la giovane reclutatrice ricercata dall’Fbi, ha svolto attività che hanno coinvolto anche l’Italia, fra il 2017 e il 2019
Una giovane donna, con il caschetto scalato castano, sempre vestita in maniera elegante, può essere in realtà un’agente sotto copertura, a libro paga dei servizi segreti russi?
Probabilmente, si tratta di un cliché abbondantemente ricalcato dagli sceneggiatori di Hollywood, eppure secondo il Dipartimento di Giustizia americano a questo identikit potrebbe corrispondere Natalina Burlinova.
Chi è Natalina Burlinova
Ufficialmente docente di politica internazionale e promotrice di seminari e convegni nei salotti buoni, come ha rivelato recentemente “La Repubblica”, ricostruendo un inchiesta del “New York Times”, in realtà la Burlinova sarebbe una spia dell’Fsb, il ramo d’eccellenza dell’intelligence ai servizi del Cremlino.
Sebbene il dossier sia emerso soltanto il 25 agosto, l’incriminazione risale al 17 aprile, per tentare di reclutare cittadini statunitensi nel programma Meeting Russia, organizzato dal think tank Pricreadi, di cui lei stessa è fondatrice e Presidente.
La Burlinova avrebbe fornito alla Fsb informazioni personali sui cittadini reclutati.
Una procedura collaudata, per diffondere in Occidente la propaganda putiniana, attraverso enti, associazioni ed esperti indipendenti, in grado di formare un esercito invisibile di figure influenti ed autorevoli.
Gli italiani coinvolti nell’attività di reclutamento di Burlinova
È emerso che le attività della Burlinova abbiano coinvolto anche l’Italia, fra il 2017 e il 2019, ma preferiamo non riportare i nominativi degli italiani tirati in ballo, che probabilmente ignoravano la vera natura della Presidente del Picreadi.
Non si tratta di una novità per le pratiche tramandate dalla tradizione del controspionaggio sovietico, quello di alimentare strati di opinione pubblica in giro per l’Occidente, capaci di influenzarne i decisori a sostegno dell’immagine della Russia.
I precedenti tra spie e reclutatori
E non sorprende che anche l’Italia sia centrale in questo gioco di specchi e di potere.
Natalina Burlinova è solo l’ultimo episodio di una lunga serie, che nelle sue varie stagioni, ha ingaggiato personaggi sempre diversi e sempre più insospettabili.
Maria Rivera, ad esempio, nata in Perù, era riuscita ad inserirsi nei salotti buoni di Napoli, sino a raggiungere il personale della base Nato e della VI Flotta statunitense, impresa mai riuscita a nessun agente russo.
Come dimenticare il contingente militare russo atterrato in Lombardia, in piena emergenza Covid, giunto sotto mentite spoglie di medici e infermieri.
Un altro caso recente ha riguardato l’italianissimo Walter Biot, arrestato nella primavera dello scorso anno per aver venduto segreti dell’Alleanza Atlantico ad un diplomatico di Mosca, alla modica cifra di cinquemila euro.
L’espulsione dei diplomatici russi sotto il governo Draghi
Proprio pochi giorni dopo l’arresto di Biot, il Presidente Draghi annunciò l’espulsione di trenta diplomatici russi per ragioni di sicurezza nazionale, anche perché, secondo le stime, almeno un terzo della rappresentanza del Cremlino presente nel nostro Paese è composta da agenti appartenenti alle tre principali agenzie: Fsb, controspionaggio, la Svr, spionaggio e il Gru, intelligence.
L’azione di espulsione dei diplomatici di Mosca ha interessato nell’ultimo anno la totalità dei Paesi europei e nell’intero Vecchio Continente cresce l’allarme sulla disinformazione messa in campo dagli uomini del Cremlino, di cui la rete Doppelganger, attiva sui flussi web di Francia e Germania, è stata recentemente scoperta. Ma ce ne sono tante altre.
L’atteggiamento dell’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov è radicalmente cambiato nel momento in cui il Governo di Mario Draghi ha scelto la linea dell’intransigenza europeista ed atlantista.
Messi tutti in fila, è evidente come i tentativi di disinformazione, ingerenza, spionaggio da parte della Russia abbiano un disegno preciso, studiato, del resto cosa c’era da aspettarsi da una federazione con a Capo un ex-dirigente del Kgb?
Lo yacht di Putin
Impossibile trascurare a proposito l’episodio dello yacht di proprietà proprio di Putin, secondo le ricostruzioni degli inquirenti. Durante il blitz a sorpresa compiuto nel cantiere navale di Carrara, dove si trovava, l’equipaggio a bordo era composto da funzionari del Gru. Il mattino successivo, erano svaniti nel nulla e, al loro posto, c’era solo un manipolo di marinai inglesi.