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12 Gennaio 2022Non mi lasciare, la fiction Rai e i molti stereotipi sul Dark web
di Silvia Cegalin
Lunedì 10 Gennaio in prima serata su Rai Uno sono andate in onda la prima e la seconda puntata della fiction targata Rai, Non mi lasciare, un thriller che ha come protagonista Elena Zonin (Vittoria Puccini), vicequestore che si occupa di crimini informatici e dell’adescamento di minori in rete.
Non mi lasciare era l’occasione giusta per affrontare in tv tematiche legate al mondo di internet e comunicare, soprattutto a quel pubblico non molto avvezzo con le tecnologie e i sistemi informatici, come funziona questo mondo.
E invece questa occasione (almeno per quanto riguarda la prima e la seconda puntata) pare essere stata rimandata ai prossimi episodi, preferendo dedicare più tempo all’intreccio romantico presente nel telefilm o ai canali di Venezia, città in cui si svolge la serie.
La lettura distorta e anacronistica del dark web
Di internet, del dark web e degli adescamenti in rete si parla pochissimo, e talvolta nemmeno in maniera così esatta.
Certo, nessuno si aspettava lezioni magistrali di informatica o descrizioni nerd sull’universo hacker in una fiction in prima serata, ma far passare il concetto che il dark web è: quella parte di internet accessibile soltanto a chi ha competenze informatiche di alto livello…ecco, con questa affermazione si rischia di comunicare l’idea, sbagliata oltretutto, che per navigare nel dark web sia necessaria una vasta conoscenza dei sistemi informatici.
In realtà il dark web è accessibile a tutti in una maniera neanche troppo complicata, e sebbene in esso siano presenti perlopiù contenuti e mercati illeciti, non tutto ciò che si svolge nel dark web deve essere considerato come attività illegale.
Ancora una volta l’immagine che si dà di internet e dei suoi mondi appare sommaria, pronta a ricalcare stereotipi che, a lungo andare, non solo appaiono anacronistici, ma possono anche generare allarmismi ingiustificati, soprattutto considerato che il target di audience a cui questa fiction è rivolta è, perlopiù, un pubblico di età media e di genitori.
Una narrazione più oggettiva e meno ansiogena sarebbe più efficace
Se si ambisce a raccontare i pericoli della rete sarebbe meglio farlo attraverso una narrazione più oggettiva e approfondita, proprio per evitare di infondere ulteriore confusione, o paura, tra gli spettatori.
Per farsi un’idea del mood che hanno lasciato i due episodi è sufficiente leggere un po’ di commenti in Twitter dedicati a Non mi lasciare, in cui la parola ansia domina quasi ogni tweet.
Se da una parte, è coerente che il momento investigativo generi suspense, essendo appunto una fiction a chiare trame psicologiche, meno lo è se la tensione viene associata a internet, da cosa sia scaturito questo stato emotivo, tuttavia, lo sanno solo gli autori dei tweet.
Più interessante, invece, si presenta la parte che descrive le modalità di adescamento del minore che avviene tramite un social network. Qui l’indagine prende una piega dinamica e verosimile, inserendo un utile riferimento alla tecnica di riconoscimento biometrico. Anche questa sarebbe stata un’opportunità per parlare di un tema poco affrontato ma importantissimo come quello degli adescamenti e della cyber-violenza sui minori e della diffusione di materiale illegale, purtroppo, pure questa volta, si ricade “in un già visto”, con la figura dell’adescatore-hacker presentato in una veste molto anni 80’ e poco attuale, un’altra lettura distorta che non aiuta a formare idee chiare in chi guarda.
L’attesa di vedere episodi più coraggiosi
Realizzare una fiction con al centro le minacce informatiche e i minori non è un compito facile, ci vuole un certo tatto (e quello c’è stato), è importante però dare anche una versione dei fatti il più reale possibile perché l’argomento rischia facilmente di essere frainteso.
Ricordando che la Rai ha prodotto il cortometraggio sperimentale Revenge Room(2020), e diffuso su RaiPlay la serie rivelazione francese Stalk (2019), c’era l’attesa di vedere un contenuto un po’ più coraggioso e contemporaneo; chissà forse per vedere ciò bisogna attendere le prossime puntate.