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Orbàn la fa da padrone, ecco perché


A Budapest Ecogin ed Eurogruppo informali. Il Presidente del Fondo Monetario Internazionale, Georgevia ha dovuto affrontare le proteste di almeno nove Stati europei contro l’invio imminente di una delegazione di esperti in Russia, per valutarne l’andamento dell’economia.

Potremmo considerare questo articolo come la seconda puntata del nostro approfondimento pubblicato il 2 agosto scorso, quando analizzammo la stravaganza con cui Victor Orbàn aveva approcciato al suo mandato di Presidente di turno dell’Unione Europea. Il video-spot montato ad arte come in un film d’azione, lo slogan “Make Europe Great Again” e soprattutto i viaggi diplomatici fai da-te.

Ad Orbàn è stato addirittura dedicato un botta e risposta nel mezzo del confronto televisivo del 10 settembre fra Kamala Harris e Donald Trump.Che due candidati Presidenti degli Stati Uniti d’America parlino davanti alle telecamere del Primo Ministro di un Paese lontano, con meno di dieci milioni di abitanti, non è un episodio abbastanza rituale. Non c’era da aspettarselo insomma. Ma Victor Orbàn è così. Sa catalizzare l’attenzione e, può piacere o meno, sa come muoversi nella politica. Prima o poi dedicheremo un articolo, per raccontare la sua storia, lui che nasce da giovane liberale e che si ritrova adesso ad essere il punto dei riferimento dei sovranisti di tutto il mondo, un po’ per convenienza, un po’ per fiuto.

Orbàn è un uomo politico che divide, da sempre. E, più divisa che mai, nonostante il momento storico che richiederebbe una ferma unità d’intenti, è riuscito a far apparire l’Unione Europea in questi giorni.

A testimoniare plasticamente le fratture che attraversano il Vecchio Continente, l’agenda delle scadenze istituzionali ha offerto il doppio appuntamento dell’Ecofin e dell’Eurogruppo informali di Budapest. Il primo, ovvero la riunione di tutti i Ministri delle Finanze dell’Unione, convocato dal Governo magiaro in quanto detentore della Presidenza di turno. Il secondo, ovvero la riunione dei titolari dell’Economia degli Stati che adottano la moneta euro cui partecipano anche i Commissari Economici e il vertice della Bce, convocato a sua volta dal Presidente Donohoe proprio nella capitale ungherese, perché già lì si sarebbero trovati gran parte dei componenti. Già, gran parte. In realtà, molto pochi. Dieci su ventisette all’Ecofin. E sette su venti all’Eurogruppo. Numeri figli della protesta nei confronti della diplomazia fai-da te del premier ungherese Orbàn, il più filorusso dei leader europei sulla guerra in Ucraina e in particolare dei suoi viaggi a Mosca e a Pechino per incontrare Putin e Xi Jinping.

Iniziative non concordate che hanno generato questo boicottaggio, che ha coinvolto anche i Commissari economici Dombrovskis e Gentiloni, non però la numero uno della Bce Lagarde, la quale ha regolarmente preso parte all’Eurogruppo. Sul registro dei presenti anche il Ministro dell’Economia italiano Giorgetti, seguendo la linea esposta dal vicepremier Tajani già ad Agosto: le istituzioni si rispettano con la presenza e lì si esprime il proprio disaccordo.

Tutti in ordine sparso, dunque.

Come in ordine sparso sono le posizioni dei singoli Stati sull’ipotesi di consentire l’utilizzo delle proprie armi da parte di Kiev, in territorio russo. Il vicepremier Tajani ha ribadito più volte che l’Italia non lo consente. Proprio come l’Ungheria.

Nelle ultime ore, in tal senso, è arrivato il via libera dal Governo di Londra, che ha cambiato Primo Ministro, ha cambiato colore politico, ma non ha cambiato di una virgola la sua posizione sulla difesa dell’Ucraina e sul concetto di pace, inteso non come accondiscendenza. Un clima di confusione e spaccature attraversa l’Europa, alla vigilia di una settimana delicatissima nella quale Ursula Von der Leyen sottoporrà la sua seconda Commissione al vaglio del Parlamento di Bruxelles e gli Stati membri dovranno puntellare i loro piani strutturali di bilancio secondo i dettami del nuovo patto di stabilità.

A Budapest era presente tra l’altro anche il Presidente del Fondo Monetario Internazionale, Georgevia che ha dovuto affrontare a sua volta le proteste di almeno nove Stati europei contro l’invio imminente di una delegazione di esperti in Russia, per valutarne l’andamento dell’economia. Sarà la prima volta dall’invasione dell’Ucraina, un impegno reciproco ripristinato dopo oltre due anni di sospensione, dovuta alla volatilità dei dati economici, in ossequio all’art.4 dello Statuto dell’organizzazione, per cui Mosca fa ancora parte secondo il Fondo Monetario.