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Allo studio una sanatoria su tasse, multe e cartelle esattoriali
di Paolo Trapani
La parola d’ordine è pace: pace fiscale, pace sociale. Il primo vero atto politico del Governo Draghi, dopo i provvedimenti necessari sull’emergenza sanitaria, potrebbe contenere un condono. Insieme a ristori e indennizzi, in questi giorni allo studio di tecnici ed esperti di Palazzo Chigi, che puntano ad aiutare cittadini, famiglie e categorie colpite dalla crisi economica, c’è anche l’ipotesi di un provvedimento che miri ad una pax tra erario e contribuenti.
Allo stato attuale ancora non è definito il perimetro dell’intervento, ma alcune tasse come il bollo auto o le multe, dovute a infrazioni stradali, potrebbero finire nel provvedimento per andare incontro ai cittadini. Al centro delle verifiche, in queste ore, ci sono anche le cartelle esattoriali di un ampio arco temporale, almeno dal 2000 al 2015. Se tutto ciò fosse confermato e trovasse effettiva attuazione nel dispositivo di Palazzo Chigi, potrebbero essere anche 50 milioni le cartelle interessate dall’azione governativa.
Sarebbe quindi una manovra di portata storica, ma vista anche l’emergenza sociale che l’Italia sta vivendo, a causa della pandemia e delle chiusure continue di locali, attività e imprese, un intervento simile sarebbe più che fondato. Lo scontro tra cittadini-contribuenti e il fisco è sempre in atto e, mai come ora, la pace sociale derivante da una scelta di tregua fiscale potrebbe fungere da aiuto concreto per famiglie e imprese.
Finora, per un anno circa, dal marzo 2020 a gennaio 2021, le azioni governative sul rapporto erario-contribuenti si sono basate sul rinvio delle scadenze. Si è preso tempo, in attesa delle vere scelte da compiere. Poi, come tutti sanno, il Governo Conte si è dimesso e, con l’arrivo del nuovo esecutivo, si è riaperto il dibattito sul contenzioso tra fisco e contribuenti.
Adesso il Premier Draghi e i suoi Ministri sarebbero intenzionati a compiere una scelta di chiarezza che, attraverso una sanatoria, possa portare nuova liquidità alle casse dello Stato e, al tempo, porre la parola fine alla guerra tra l’erario e gli italiani. Peraltro, in molti casi, ovvero quelli delle cartelle esattoriali più datate, incombe il rischio della prescrizione e dunque la possibilità che lo Stato non incassi nemmeno un euro.
Ancora non è chiara la vera sostanza e forma dell’intervento, ma è evidente che ci sarà, visto che alcune forze politiche, come la Lega, da sempre pongono al centro della propria azione la pax fiscale. Lo stesso Salvini nel primo Governo Conte si fece promotore di una robusta sanatoria che ha portato diversi miliardi di euro nelle casse pubbliche.
Tra le ipotesi più accreditate in questi giorni, ci sono in primis le cartelle esattoriali meno significative, ovvero quelle fino a mille o cinquemila euro. Cifre contenute se prese singolarmente, ma che vedono coinvolti migliaia e migliaia di cittadini e dunque assumono una dimensione veramente significativa nella loro globalità.
Non è mai semplice quantificare, in via preventiva, la consistenza economica e contabile di una ambiziosa operazione di pacificazione fiscale, ma da alcuni studi accreditati il valore potrebbe arrivare almeno a un miliardo di euro per due annualità. Ovviamente, come tutte le sanatorie, i calcoli sono sempre presunti, perché solo all’atto pratico si può capire e calcolare l’effettivo ammontare economico del provvedimento.
In ogni caso, sarà un intervento tutt’altro che contenuto, che potrà dare respiro al bilancio dello Stato ed, al tempo stesso, consentire di mettere un punto fermo alla permanente e strisciante guerra che c’è tra i cittadini e il fisco.
Il rapporto, infatti, è da sempre difficile e, in questa fase storica, così difficile che nessuno vuole inasprirlo o compiere scelte tali da esasperarlo. Certo, anche questa sanatoria, come tutte le altre effettuate in passato, non è una manovra semplice: da sempre il “perdono” fiscale dello Stato è visto da molti come un “premio” a coloro che non hanno pagato le tasse o che, comunque, non hanno versato il dovuto. Dunque è una manovra politicamente importante, ma che socialmente va calibrata bene per non causare iniquità e ingiustizie tali da scatenare la reazione negativa dei contribuenti che pagano regolarmente e non hanno contenziosi pendenti con lo Stato.