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Alla ricerca del sodalizio storico tra agricoltura e ambiente
di Salvatore Luigi Baldari
Nella spaziosa piazza delle Perdonanze della località marina di San Pietro in Bevagna, in provincia di Taranto, le voci e i colori del mercato biologico, si mescolano al viavai dei bagnanti e dei turisti in bermuda. I banchetti della Campagna Amica, consentono ai produttori locali di offrire a buon prezzo frutta, verdura, ortaggi, formaggi e salumi di assoluta qualità, a chilometro zero. Eppure, i volti sorridenti di quei venditori camuffano rughe di fatica e di preoccupazioni, per stagioni produttive sempre più difficili e incerte. L’oscillazione dei prezzi, i traffici incontrollati, il clima impazzito, le transumanze degli animali selvatici e la difficoltà di reperire manodopera sono alcuni dei fattori che, ogni anno di più, alimentano gli assilli dei contadini, piccoli e medi in particolare.
Acquistando una busta di pomodori datterini, sono sufficienti quattro chiacchiere in semplicità con uno di questi operatori, per comprendere come anche per chi pratica l’agricoltura non sia più rimandabile un patto d’acciaio tra attività rurali e rispetto per l’ambiente, tra Pac e Green Deal.
La nuova Pac 2023-2027
Al culmine di sofferte trattative prolungatesi per tre anni, il Consiglio Europeo ha raggiunto l’accordo complessivo sulla riforma della Politica Agricola Comune per le annualità 2023-27. Saranno 350 i miliardi assegnati, ovvero il 30% del bilancio europeo, a fronte del 40% della precedente programmazione 2014-20 e del 50% degli scorsi decenni. I tagli avranno un impatto in negativo sulla dotazione italiana del 15% , circa 6 miliardi in meno, su un taglio medio dell’intera Ue, che ammonta al 10%. I 34 miliardi indirizzati all’Italia, potranno in ogni caso sfiorare i 50 miliardi, attraverso il cofinanziamento nazionale per lo sviluppo rurale.
Fra le mission più rilevanti ed innovative della nuova Pac, c’è appunto un patto d’acciaio con gli obbiettivi del Green Deal, soprattutto grazie allo strumento degli eco-regimi, con cui l’agricoltura europea dovrà perseguire pratiche rispettose dell’ambiente e proseguire il percorso di sostenibilità già avviato. Nell’attuazione degli eco-regimi, la quota di fondi destinati alla misura sarà del 20% per il biennio 2023-24, mentre si attesterà al 25%, una volta a regime dal 2025. Per avere accesso al bonus sarà necessario attuare azioni che riguardino almeno due delle seguenti aree di intervento: clima, benessere degli animali, ambiente, resistenza antimicrobica.
La rotazione delle colture con “giustificazione”
Per quanto concerne la rotazione delle colture, l’accordo decreta l’abolizione della diversificazione. Gli Stati, pertanto, dovrebbero giustificare la rotazione ogni uno, due o tre anni a seconda delle colture, con riguardo dei diversi sistemi agricoli e delle condizioni agro-climatiche. Sono previste esenzioni per gli agricoltori biologici, le aziende con più del 75% dei seminativi con colture da foraggio e quelle di piccole dimensioni.
La condizionalità sociale obbligatoria dal 2025
Un altro capitolo fondamentale, vero e proprio terzo pilastro della nuova Pac, sarà invece, la condizionalità sociale, obbligatoria dal 2025.
Previste sanzioni alle imprese che non rispettano i contratti e le normative in tema di lavoro, accompagnate da incentivi a chi impiega giovani e manodopera nel rispetto dei requisiti sociali europei. Per gli obbiettivi di redistribuzione si propone una duplice direttrice: una quota del 10% dell’ammontare complessivo che ciascuno Stato membro dovrà riservare alla missione, ovvero, in alternativa, ricorrendo ai meccanismi di plafonamento e regressività, fissando pertanto limiti massimi ai sostegni riconoscibili ad una singola impresa e riducendo i finanziamenti di maggiore importo.
Adottando una sorta di deroga alle norme Ue in materia di concorrenza, per contrastare la crescente volatilità dei mercati, verrà data la possibilità alle organizzazioni interprofessionali per Dop e Igp, di esprimere indicazioni sui prezzi dei prodotti. Il sostegno per l’olio d’oliva si attesterà nel biennio 2023-24 al 30% della produzione commercializzata, per scendere nel 2025 al 15% e nel 2026 al 10%. Il Parlamento Europeo è invece intervenuto per inserire nuove misure sull’etichettatura del vino. Fra le principali richieste provenienti dall’Italia e recepite nell’intesa vi è una misura di supporto alle polizze assicurative, con un stanziamento che potrà raggiungere il 3% dei pagamenti diretti.
La soddisfazione sul compromesso raggiunto dal Consiglio e suggellata dal via libera dell’Europarlamento, dovrà adesso trovare concretezza nei Piani Strategici Nazionali, per i quali ciascuno Stato membro ha la scadenza fissata al 31 Dicembre.
Non si sono fatte attendere le dichiarazioni dei rappresentanti politici e delle istituzioni. Su tutte spiccano, le parole della Ministra portoghese dell’Agricoltura, Maria do Cèu Antunes che ha addirittura definito questa ‹‹La più grande riforma della Pac dagli anni ’90››. Soddisfatto anche il Commissario europeo all’agricoltura Wojciechowski: ‹‹Su alcuni punti avremmo potuto desiderare un risultato diverso, ma nel complesso penso che possiamo essere contenti dell’accordo che abbiamo raggiunto». Secondo il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, «l’accordo di oggi avvia un vero e proprio cambiamento verso una Pac più verde ed equa: dedicheremo più terreni agricoli alla biodiversità, ricompenseremo gli agricoltori che fanno il possibile per il clima e la natura e più fondi affluiranno alle piccole aziende agricole››. Non ha trattenuto il proprio rammarico, invece, il Ministro italiano alle politiche agricole, Stefano Patuanelli per ‹‹non essere riusciti a fare di più sulla semplificazione: l’esigenza di un compromesso che tenesse conto di tante posizioni diverse ha reso complicato il quadro di insieme, ma i motivi per essere soddisfatti sono superiori».
La nuova Pac, rappresenterà in ogni caso un nuovo strumento di investimento, fondamentale sia per gli amici della Campagna Amica di San Pietro in Bevagna, che come supporto della ripresa economica dopo l’emergenza Covid, in continuità agli obbiettivi del Next Generation Eu e del Green Deal, rafforzando così l’identità che l’Unione Europea vuole assumere nei prossimi anni.