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I nuclei ora beneficiari del reddito di cittadinanza sono un milione e mezzo. Di questi, 400 mila rientreranno tra gli occupabili. È atteso un risparmio di 734 milioni di euro per il 2023 su una spesa complessiva di circa 8 miliardi.
Ultimo ballo per il reddito di cittadinanza. La misura introdotta con la Legge di Bilancio del 2018 dal Governo giallo-verde, sarà abrogata a partire dal 2024.
Reddito di cittadinanza, cosa prevede la Finanziaria proposta
Questo prevede la finanziaria licenziata dal Consiglio dei Ministri, che ora è al vaglio di Bruxelles e presto inizierà il suo cammino nelle aule parlamentari. L’eliminazione della misura bandiera del Movimento 5 Stelle prevede un’uscita graduale dall’attuale meccanismo e l’avvio di una riforma che introduca assegni da destinare alle categorie fragili e agli inabili al lavoro. A coloro che sono in grado di lavorare la riforma, invece, metterà a disposizione programmi di formazione e di collocamento.
Rdc, cosa succederà nel 2023
Il 2023 sarà pertanto, proprio come si legge dalle fonti governative, il “periodo transitorio verso l’abolizione del reddito di cittadinanza”. Nello specifico, si introduce una categoria di percettori definita “occupabili”, ovvero persone tra 18 e 59 anni che non abbiano nel nucleo familiare disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età ed escluse anche le donne in gravidanza. Agli occupabili sarà riconosciuto il reddito sino al massimo ad agosto, al culmine del quale verranno destinatati ad un periodo di almeno sei mesi di partecipazione a un corso di formazione o di riqualificazione professionale. Altrimenti, decade il beneficio del reddito, così come si perderà nel caso di rifiuto della prima offerta di lavoro congrua.
Da non sottovalutare anche la probabilità che venga accolta la proposta del Ministro dell’Istruzione Valditara, di far perdere l’assegno ai giovani che non abbiano concluso l’obbligo scolastico e si rifiutino di farlo. L’esecutivo punta anche a maggiori controlli, per le truffe e le verifiche sulle regole di decadenza dal sussidio.
Per tutti gli altri percettori, esclusi dalla categoria degli occupabili, il reddito di cittadinanza resterà così come lo abbiamo conosciuto sino ad ora.
Quanti sono gli “occupabili”
Per avere una fotografia più chiara dello scenario di cui stiamo parlando, ci vengono in soccorso i dati Inps. Il numero di nuclei familiari attualmente beneficiari del reddito di cittadinanza sono quasi un milione e mezzo. Di questi, almeno quattrocentomila rientreranno nella categoria degli occupabili. Parlando in termini economici, in base alle stime dei tecnici del ministero dell’Economia è atteso un risparmio di 734 milioni di euro per il 2023 su una spesa complessiva di circa 8 miliardi. Le dimensioni aiutano a comprendere quanto in realtà si stia parlando di una porzione minima dell’intera platea, che probabilmente non dovrebbe giustificare né una sommossa di piazza dei più commossi sostenitori del reddito di cittadinanza, né cortei trionfalistici dei più intransigenti oppositori.
L’indicazione del Governo è di interrompere la possibilità di inoltro delle nuove domande già dai primi mesi del 2023, anche se ad oggi manca una data precisa in merito. Quello che è certo, è che dal primo gennaio 2024 il Reddito di cittadinanza non dovrà esserci più.
Si potrebbe ritornare al Rei
Il Governo ha assicurato che da quel momento in poi verrà comunque introdotta una nuova forma di sussidio, dedicata esclusivamente ai poveri e alle categorie fragili, nell’ambito di una riforma complessiva per il sostegno alla povertà e all’inclusione, che si finanzierà già a partire dai 734 milioni di previsto risparmio per il 2023.
I prossimi passaggi parlamentari e i primi mesi del nuovo anno saranno decisivi per comprendere che aspetto avrà il nuovo sussidio. Tutte le strade portano ad una rivalutazione del Rei, il Reddito di Inclusione, che tuttora raccoglie apprezzamenti anche nei partiti di maggioranza, introdotto da Gentiloni e in vigore per neanche un anno, prima di essere inghiottito dal più echeggiante Reddito di Cittadinanza.
Il confronto è aperto.