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Da una nostra prima analisi, ecco le novità del documento di cui si discuterà nelle prossime settimane
di Salvatore Luigi Baldari
Riduzione della pressione sul ceto medio. Abolizione dell’Irap. No alla patrimoniale. Addio alle microtasse. Nuovo sistema di riscossione per gli autonomi. Lotta all’evasione. Abbiamo esaminato per i nostri lettori, il documento con le linee guida per la riforma fiscale, approvato dalle Commissioni Finanza di Camera e Senato, lo scorso 30 Giugno.
Dopo 5 mesi di audizioni, che hanno visto il coinvolgimento di operatori del settore tributario e dell’economia, i parlamentari guidati dai Presidenti Marattin e D’Alfonso hanno elaborato queste indicazioni da sottoporre al Governo, votate da tutti partiti, con l’eccezione di Fratelli d’Italia e Leu.
La riforma fiscale si inserisce nel quadro di intervento economico finanziario delineato attraverso il PNRR e si pone in linea con gli obiettivi di “semplificazione e stimolo alla crescita”.
Come si legge, infatti, nel paragrafo introduttivo, l’obiettivo dell’elaborato è di attivare un percorso che porterà ad “una riforma fiscale organica e strutturale (…) con la speranza e la fiducia che tale cammino possa partire col piede giusto e proseguire nell’interesse esclusivo della Nazione”.
Il documento dovrà poi confluire nella proposta di legge-delega sulla riforma del fisco, che il Consiglio dei ministri dovrà approvare entro il 31 luglio e a cui seguirà il relativo decreto legislativo attuativo.
Irpef, revisione aliquota della fascia media
Punto principale della proposta è una revisione dell’Irpef (Imposta Reddito Persone Fisiche). La Commissione invoca un “abbassamento dell’aliquota media effettiva con particolare riferimento ai contribuenti nella fascia di reddito 28.000-55.000”, contrastando le discontinuità e razionalizzando le cosiddette tax expenditures, ovvero la giungla di detrazioni.
Nello specifico, il ceto medio è quello più gravato dalla previsione di un’aliquota alta, attestata oggi al 38%. La differenza con il precedente scaglione è, d’altra parte, considerevole, di circa 11 punti. La riforma dovrebbe intervenire proprio in questo senso. La bozza sembra auspicare una riduzione della differenza tra i due scaglioni.
Il passaggio da una fascia all’altra dovrà essere disincentivato, rappresentando tra l’altro anche un importante deterrente alla creazione di reddito ulteriore e alla produttività.
Le detrazioni fiscali, potrebbero trasformarsi in spese pubbliche,riconosciute comeerogazioni dirette in caso di pagamento con carte o bancomat, senza dover attendere la dichiarazione dei redditi per ottenere il beneficio.
Abolizione dell’IRAP
Il documento elaborato dalle Commissioni Finanza non si concentra solo sull’Irpef, ma dedica grande attenzione all’Irap, chiedendone in pratica l’abolizione. I parlamentari propongono infatti “un riassorbimento del gettito Irap nei tributi attualmente esistenti, preservando la manovrabilità da parte degli enti territoriali e il livello di finanziamento del servizio sanitario nazionale, senza caricare di ulteriori oneri i redditi da lavoro dipendente e assimilati”.
Questa imposta (Imposta Regionale Attività Produttive) costituisce un tributo delle imprese da versare annualmente. Ha come base imponibile il valore di produzione, che individua il guadagno netto dell’impresa, oppure la differenza tra il ricavato complessivo annuale e una quota che comprende i principali costi di gestione. L’Irap, per come la conosciamo, contrasta l’obiettivo di stimoloche rappresenta uno degli obiettivi della riforma fiscale. Ciò è dovuto proprio dalla circostanza che la sua base imponibile è la “remunerazione dei fattori produttivi”, come evidenziato dalla stessa Commissione.I parlamentari, infatti, sostengono l’abolizione di tale tributo e la reintroduzione dell’IRI, con la possibilità di adottare un’aliquota proporzionale.
Continuando a spulciare fra le pagine del documento, si possono trovare altre proposte, come quella di unificare in nell’unica categoria dei redditi finanziari i redditi da capitale e i redditi diversi, auspicando in tal senso un intervento complessivo nella direzione di adottare una modifica della tassazione della previdenza complementare.
Non manca l’attenzione agli autonomi, per i quali viene proposto un meccanismo di rateizzazione opzionale, con eliminazione della ritenuta d’acconto e versamento di saldo e primo acconto in sei rate di uguale importo da luglio a dicembre, accompagnato da un secondo acconto da versare in unica soluzione al 31 Gennaio, oppure in sei rate mensili nel primo semestre dell’anno successivo.
Lotta alle microtasse
Il testo, inoltre, ingaggia una lotta alle “microtasse”: dal superbollo alla tassa sul rumore degli aerei e fa cenno ad alcune tasse green.
Per i tributi locali si auspica di “non archiviare un’aspirazione riformatrice più completa, in grado di rivedere strutturalmente la legge sul federalismo fiscale” e questo per “adeguarne i principi ispiratori ai pilastri di autonomia e responsabilità, che di prevederne una completa attuazione”.
Si punta anche alla “elevazione al rango costituzionale di alcune parti dello Statuto del contribuente”, come chiedono da anni commercialisti e parti sociali.
Contro l’evasione fiscale, fatturazione elettronica e digitalizzazione
Le commissioni si sono inoltre occupate della lotta all’evasione fiscale, inserendo nel documento anche un capitolo sulla fatturazione elettronica, che deve diventare obbligatoria per tutti. Si tratta infatti, stando a quanto si legge nel testo, dello strumento “più efficace nel contrasto all’evasione”.
E ancora: “L’approccio strategico esplicitamente contenuto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza vede nella digitalizzazione l’investimento più potenzialmente redditizio all’interno dell’Amministrazione finanziaria, assieme a quello volto a dotarla delle competenze tecniche necessarie per metterlo a valore”.
Nel testo c’è spazio anche per la cartelle esattoriali e la loro rottamazione, considerata positiva: “Lo Stato deve allontanare ogni tendenza a considerare il contribuente un evasore che ancora non è stato scoperto”.
Quanto all’attività di riscossione, questa “deve andare incontro ad una vera rivoluzione manageriale” e orientarsi verso una gestione del processo produttivo “concentrata su efficienza ed efficacia”.
Un percorso evidentemente non semplice, più volte intrapreso dai precedenti Governi, che deve fare anche i conti come sempre con le risorse. Nodo sul quale le commissioni parlamentari identificano nella revisione dei numerosi sconti che il fisco concede, una possibile fonte.
Il tutto con gli obiettivi dichiarati di stimolare la crescita abbassando dove possibile il peso del prelievo, sfoltire, semplificare e rendere meno distorsivo il trattamento fiscale dei fattori produttivi, agire ovvero su capitale e lavoro.