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Mentre il governo torna a occuparsi di banche pensando a un intervento retroattivo sui crediti deteriorati, cala ancora la presenza degli sportelli bancari nei Comuni
Ormai pare evidente: il tiro al bersaglio contro le banche è il passatempo preferito di questo Governo. Un bersaglio facile da colpire, non troppo amato dall’opinione pubblica e per il quale la quasi totalità dei partiti di opposizione non si immolerà mai a difesa (anzi quel bersaglio lo avrebbero voluto colpire anche loro). Insomma, ad ogni freccetta lanciata, sono applausi e lacrime di commozione, garantiti un po’ da tutti.
Si è cominciato, in conferenza stampa, con l’annuncio da parte del Ministro Salvini del prelievo sugli extraprofitti, una decisione rivendicata con orgoglio, pochi giorni dopo, dal Presidente del Consiglio che, nei suoi “Appunti di Giorgia”, li aveva definiti «margini ingiusti» e nuovamente difesa nella recente intervista a Il Sole 24 Ore, rilasciata al rientro dalla pausa ferragostana trascorsa in Puglia.
Crediti deteriorati
All’orizzonte adesso c’è un intervento retroattivo sui crediti deteriorati, mandando al macero la soluzione di libero mercato, considerata un modello virtuoso a livello europeo, che negli ultimi anni aveva rimesso a posto i bilanci degli istituti di credito.
Insomma, all’orizzonte c’è un nuovo schiaffo agli investitori e alla credibilità del Paese. L’intervento in questione, neanche a dirlo è sponsorizzato, dal più sovietico dei sovranisti, ovvero dal Ministro al Made in Italy, Adolfo Urso (per gli amici Adolfo Urss), lo stesso che ha obbligato i distributori di carburante ad appendere i cartelli con il prezzo medio regionale, che ha cancellato l’algoritmo per i prezzi dei voli, che ha istituito il fondo sovrano, che vuole decidere quanto dovrebbero costare il pane, il latte e le uova, per farla breve: il Ministro Falce e Carrello.
Governo e partiti di opposizione farebbero sì bene ad avere le banche nel mirino, ma non per prenderle a freccette, sedendosi invece, insieme a loro, per trovare soluzioni ai problemi che quotidianamente i cittadini incontrano.
Presenza degli sportelli bancari nei Comuni
Sono più del 40% i Comuni italiani senza un sportello bancario, una tendenza che si va consolidando di anno in anno, delineando i caratteri di una vera propria emergenza sociale.
Agli oltre quattro milioni di cittadini interessati dall’assenza di filiali, si aggiungono negli stessi territori le quasi duecentocinquantamila imprese, costrette a vivere lo stesso disagio. Se si allarga lo sguardo, ci sono ulteriori sei milioni di persone e trecentottantamila imprese all’interno di Comuni, dove è presente un unico sportello bancario.
A giugno 2023 era meno del 35% dei Comuni ad avere più di uno sportello Atm in funzione, mentre il 24% ne aveva solamente uno attivo e il 28% neanche uno, già dal lontano 2015.
Desertificazione bancaria
Questi sono solo alcuni dei numeri che emergono dal monitoraggio dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della First Cisl, che analizza l’evoluzione Regione per Regione, di questo fenomeno, con prevedibili ricadute sullo sviluppo economico del Paese e la tenuta del suo tessuto sociale. La Calabria è, fra le Regioni più grandi, quella che presenta una minore presenza di banche, con il 28,8% dei suoi cittadini sprovvisti del servizio, mentre il Molise con il 37,8% è in testa fra le Regioni più piccole.
Dalla Calabria al Trentino, i bancomat per abitanti
La realtà frammentata emerge maggiormente da un altro dato, se in provincia di Trento ci sono 67 bancomat ogni 100 abitanti, in Calabria il rapporto scende a 18.
Dal 2012 al 2022, il numero di sportelli attivi nel nostro Paese è calato del 35%, coinvolgendo inevitabilmente anche l’aspetto occupazionale, con quattordicimila dipendenti inghiottiti dalla tagliola.
La tendenza riguarda sia gli sportelli che le filiali locali, la sola Intesa San Paolo ha già programmato la chiusura di 1500 agenzie nel triennio 2022-25 e persino una banca storicamente ancorata ai territori, come la Bcc oggi rimane in neanche duemila Comuni. A subire gli effetti di questo fenomeno sono naturalmente i più fragili, per cui diventano inaccessibili anche servizi basilari come il ritiro del contante o l’accesso al credito. Le prime vittime sono gli anziani, spesso impossibilitati a spostarsi autonomamente in altre località o privi di conoscenze digitali adeguate per eseguire le operazioni sulle piattaforme dell’e-banking.
Lo sviluppo del digital-banking
Proprio lo sviluppo del digital-banking nel nostro Paese è ancora scarso, rispetto alla media europea. Non più del 45% della clientela bancaria ne fa ricorso, a fronte del 65% della Spagna e del 72% della Francia. E nonostante tutto, questi Paesi hanno presenza più massiccia di sportelli bancomat. Se in Italia se ne trovano 36 ogni 100 abitanti, in Spagna ve ne sono 41 e in Francia 53.
Il problema non è sconosciuto alle istituzioni.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella se n’è fatto carico lo scorso 21 luglio, intervenendo all’apertura dell’Assemblea annuale di Federcasse, descrivendo la desertificazione bancaria come un fenomeno «che potrebbe essere inarrestabile» ed esaltando le casse rurali come «strumento di inclusione nello Stato unitario e hanno contribuito alla integrazione della società, allo sviluppo di territori, della vita delle famiglie, rappresentando un fondamentale momento di sostegno allo sviluppo dell’Italia quale oggi la conosciamo».
Per il Presidente dell’Associazione Nazionale Comuni, Antonio Decaro: «la presenza degli sportelli bancari all’interno di un comune e di una comunità è un pezzo importante per contrastare il fenomeno dello spopolamento dei piccoli centri».
Una campagna itinerante per tutta l’Italia, promossa dalla UilCa, sta permettendo di rilevare come il fenomeno venga percepito dalle comunità, con risultati che parlano chiaro. Sei persone su dieci hanno dichiarato di recarsi nella propria filiale almeno una volta al mese, di cui due una volta a settimana. Il 70% delle persone intervistate ha dichiarato di aver percepito in maniera forte l’assenza o comunque la diminuzione di una banca fisica.
Pare evidente come famiglie e imprese cerchino un punto di contatto con il luogo destinato alla tutela dei propri risparmi, presidio di sviluppo e di confronto.
Allargare lo sguardo altrove, potrebbe essere utile, non per copiare tassazioni sugli extraprofitti, ma per cercare soluzioni a problemi concreti come questo.
Stati Uniti, Svezia, Gran Bretagna, da qualche anno hanno pensato a filiali condivise, gestite da più istituti e stanno studiando un metodo che possa stabilire per legge la distanza massima consentibile tra due sportelli.
Soltanto continuando a tutelare lo svolgimento delle attività finanziarie delle persone, l’informatizzazione necessaria non potrà essere percepita come un ostacolo allo sviluppo del settore.