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In Sicilia si discute se usare i fondi del Piano per fronteggiare l’emergenza rifiuti e per togliere divani e passeggini abbandonati a bordo strada.
Attorno allo scalo di Cinisi, infatti, si può assistere ad un ambiente veramente indecoroso composto da chili e chili di rifiuti buttati sul ciglio della strada. Una linea ininterrotta di sacchi di plastica messi lì a formare delle colline. E non si tratta solo della solita immondizia: si possono trovare divani, passeggini, lavatrici e giocattoli non funzionanti.
80 Comuni sono “rifiuti free”
La regione, tuttavia, risulta essere tra le più virtuose. Sono ben 80 i comuni classificati come “rifiuti free” dal momento producono non più di settantacinque chili di rifiuti indifferenziati l’anno per abitante. Longi, Comune dell’entroterra messinese in cima alla classifica: gli abitanti, infatti, producono circa 19,2 chilogrammi di rifiuti indifferenziati per abitante.
Palermo e Catania sono le provincie dell’indifferenziato
Gli abitanti dei comuni di Palermo e Catania, risultano invece, essere i più indisciplinati rispettivamente con circa il 22 e il 16 % di rifiuti indifferenziati. La domanda sorge spontanea. Se la maggior parte dei siciliani rispetta scrupolosamente le regole della raccolta differenziata, perché aumentano ulteriormente le problematiche connesse alla gestione dei rifiuti? La risposta non è delle più complicate: la Sicilia non ha un piano per la raccolta dei rifiuti. Nonostante il Presidente Schifani abbia annunciato il piano di riforme, nulla è stato ancora realizzato. Ciò è dovuto anche al fatto che molti centri di raccolti, dopo diversi scandali, sono stati al centro di procedure di fallimenti o di liquidazione. Qualche tempo fa, infatti, la gestione dei rifiuti era affidata agli Ato (Ambiti territoriali ottimali) rivelatisi negli anni centri di spesa privi di qualsiasi forma di controllo. Attualmente, sono affidati alle cosiddette Srr, ovvero le Società di raccolta rifiuti che però vengono gestiti direttamente dai Comuni. Ciò, ha portato alla chiusura di impianti pubblici e pertanto non viene garantito il corretto smaltimento dei rifiuti.
Blocco alla discarica di Trapani, i Comuni aumentano la Tari?
Solo qualche tempo fa è stata chiusa la discarica del Comune di Trapani dove confluiva l’indifferenziato di quasi tutte le province siciliane e che ha portato allo stop della raccolta per diversi giorni. E anche in questo caso non sono mancate diverse riunioni all’Assessorato all’Energia, ove si è discusso di una ipotetica realizzazione di una discarica privata a Catania. “Il conferimento costa molto di più ed è dall’altra parte della Sicilia. Questo aumento di costi potrebbe comportare un aumento delle tasse per i cittadini. E’ ingiusto”, ha spiegato il coordinatore dell’Ali (Autonomie Locali Italiane), Domenico Venuti.
Costi per lo smaltimento troppo elevati in Sicilia
Soffermandosi sui costi per lo smaltimento dei rifiuti in Sicilia, si può immaginare che sono molto elevati. Si tratta di circa 0,38 centesimi per chilo di rifiuti. Una spesa ingente per i Comuni: circa 380 euro a tonnellata. Questo porterebbe gli stessi Comuni a far lievitare la Tari per far fronte alle spese con maggiore pressione sulle spalle dei cittadini. Solo a Catania, le spese extra hanno sfiorato la cifra di 14 milioni di euro.
L’Anci Sicilia, ha incontrato il viceministro dell’ambiente Vannia Gava e, a margine della riunione tenutasi nella capitale, è stato decisa una strategia per fronteggiare l’emergenza rifiuti. In particolar modo, è stato discusso l’argomento sui fondi a valere sulle risorse del Pnrr da destinare all’emergenza. Si è deciso, inoltre di organizzare un tavolo tecnico con i sindaci dei comuni e i rappresentati delle regioni interessate per il coordinamento delle azioni da intraprendere.