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Il torneo di calcio storico si svolge a giugno
di Paolo Trapani
È probabilmente il padre nobile del calcio moderno e del rugby ed è uno sport che per essere praticato finisce per contemplare diverse altre discipline, dalla boxe alla lotta: stiamo parlando del calcio storico fiorentino. Che é noto anche come calcio in costume o calcio in livrea. È probabilmente tra le rievocazioni storiche più antiche del mondo.
A Firenze praticato già nel Medioevo
A Firenze viene praticato fin dal Medievo e probabilmente ha radici ancora più profonde che risalgono ai romani.
È uno sport con 500 anni circa di anzianità ufficiale ed ha forte valenza identitaria e folcoristica per la città e per tutti i fiorentini.
Tradizionalmente, il torneo ufficiale si disputa ogni anno a giugno e coinvolge tutta la città, che si ritrova nella centralissima e storica piazza di Santa Croce per assistere ai match: due semifinali ed una finale.
Sfida tra quartieri per la primogenitura cittadina
A partecipare alla competizione sono quattro squadre, in rappresentanza dei rispettivi quartieri cittadini: gli azzurri (quartiere Santa Croce), i rossi (quartiere San Maria Novella), i bianchi (quartiere Santo Spirito), i verdi (quartiere San Giovanni).
La finale del torneo cittadino si disputa il 24 giugno, giorno di San Giovanni, patrono di Firenze.
Regole, squadre, punteggio, trofei
A scendere in campo sono 27 giocatori a squadra, chiamati calcianti, che si dividono per ruoli e coprono ogni area del campo. Le formazioni sono così composte: 3 datori indietro (nel football di oggi sarebbero i portieri), 4 datori innanzi (ovvero i difensori), 5 sconciatori (ovvero i mediani o centrocampisti), 15 innanzi o corridori (gli attaccanti). Ogni match dura 50 minuti. Scopo del gioco è accumulare più punti (chiamati “caccia”) rispetto agli avversari, ovvero mettere più volte possibile la palla nella lunga rete posta su tutto il fondo del campo (qualcosa di assai simile al rugby).
Contrariamente ad altri sport, in questo caso vengono previste anche delle penalità, che se applicate riducono i punti realizzati dalla squadra.
Ogni azione è ammessa per impedire agli avversari di andare a punti e quindi grande spazio a placcaggi, pugni, ammucchiate, scontri fisici frontali. Proprio per questi motivi nel tempo, ciclicamente, non sono mancate le polemiche per uno sport antico ma che qualcuno vede come troppo fisico e violento. Ciononostante i fiorentini restano legatissimi a questo calcio, il loro calcio, che sopratutto dal ‘900, a parte l’interruzione dovuta ai conflitti mondiali, ha sempre visto disputarsi il torneo cittadino. I vincitori come premio non ricevono denaro ma un solo importante privilegio: la gloria cittadina ed una vitella bianca di razza chianina.
La partita dell’assedio
Con ogni probabilità la volontà profonda di continuare a disputare le partite di calcio storico a Firenze è legata alla famosa “partita dell’assedio”, il mach sportivo più famoso ed importante nella storia della città.
Nel 1530 la popolazione della Repubblica fiorentina, stremata da mesi di assedio da parte delle truppe dell’imperatore Carlo V, decise di disputare una partita di calcio in costume (o livrea) quale segno di ribellione e noncuranza verso gli aggressori assedianti della città. Vennero sparate anche palle di cannone per intimorire i partecipanti ed il pubblico, ma la partita fu comunque disputata fino alla fine. Poco tempo dopo le truppe decisero di ritirarsi. I fiorentini dunque vedono e ritrovano in questa disciplina sportiva antica e guerriera tutto il proprio senso di appartenenza alla propria terra.