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Come non ricordare il tremendo sisma che ha colpito il centro Italia nel 2016, Filippo Sanna ha perso per sempre il suo sorriso la notte del 24 agosto di quell’anno. Filippo, vittima di quel tragico evento, aveva solo 22 anni e viveva in affitto ad Amatrice insieme alla sua famiglia, studiava all’università de L’Aquila e aveva tanti sogni da realizzare.
Il padre di Filippo, Mario Sanna, protesta da molto tempo e si batte ogni giorno nella speranza che sia presentato in governo uno specifico emendamento che inserisca i familiari delle vittime del sisma nella legge 189 che regola gli aiuti alle popolazioni terremotate.
Mario Sanna ha in corso, da oltre un mese, uno sciopero della fame, con la speranza che questo suo sacrificio possa finalmente smuovere le coscienze, quelle “coscienze addormentate e silenti” che in tutti questi anni trascorsi e con i vari governi che si sono avvicendati, non hanno, purtroppo, portato a nulla di concreto.
Abbiamo incontrato Mario Sanna.
Signor Sanna ci racconta di Filippo?
“Filippo aveva 22 anni e studiava Ingegneria meccanica all’Università di L’Aquila. Il suo sogno era quello di lavorare un giorno in Ferrari. Era un ragazzo solare con valori forti, uno su tutti l’amicizia. Per i suoi amici avrebbe dato la vita”.
Come nasce l’associazione “il sorriso di Filippo”?
“L’Associazione nasce per ricordare Filippo, per trasferire i suoi sogni e le sue aspirazioni in giovani come lui. Da qui sono nate borse di studio per studenti dell’Università dove studiava e per il Conservatorio di L’Aquila perché la musica per lui era molto importante e perché l’altro nostro figlio maschio, Riccardo, si è laureato in fisarmonica proprio in quel Conservatorio. Tutte le attività dell’associazione sono rivolte ai giovani. La nostra principale è il Premio Letterario Nazionale “Filippo Sanna” che è giunto alla sua sesta edizione”.
Da poco più di un mese lei ha iniziato lo sciopero della fame, ci spiega come mai?
“Se una persona muore per omicidio stradale lo Stato interviene in favore dei familiari, se muore a causa di un incidente ferroviario lo stato interviene in favore dei familiari. Lo stesso accade per i morti di mafia o di violenze domestiche. Se muore a causa del crollo di una casa, per giunta non sua, in un sisma, lo Stato non se ne prende carico. Per questa incongruenza legislativa io faccio lo sciopero della fame dal 9 ottobre. Per dare dignità a quei morti e per chiedere allo Stato di colmare quel vuoto legislativo”.
Ci racconta cosa accadde in agosto 2021, quando l’allora presidente del Consiglio Mario Draghi raggiunse Amatrice per incontrarvi?
“Quando il 24 agosto del 2021 incontrai il Presidente Draghi ad Amatrice affinché si interessasse alla nostra vicenda di familiari delle vittime, dimenticati, chiusi il mio intervento dicendogli che sentivamo lo Stato come ostile nei nostri confronti tale era il suo silenzio. Nel salutarmi, stringendomi la mano, mi disse che avrebbe provato a fare del suo meglio. Sorpreso da questa affermazione gli dissi che lui era il Presidente del Consiglio, guida di questo Paese e decisore delle nostre sorti anche se insieme al Consiglio dei suoi Ministri, ma pur sempre capo di quella istituzione. Mi fece un sorriso e se ne andò. La storia la sapete, a oggi sono ancora qui a chiedere un intervento in favore dei familiari delle vittime che io chiamo fondo ma che in termini corretti è meglio definire come “speciale elargizione”.
Ma quante “speciali elargizioni” ci sono state attraverso i vari decreti da quel 24 agosto 2021 ad oggi? E per le cose più diverse? Decreti cosiddetti DPCM (Decreto Presidente Consiglio Ministri) che immediatamente venivano approvati e messi in pratica. Per la finanza, per la pandemia, per le armi in Ucraina finanche per gli aiuti alle famiglie Ucraine in fuga (doverosi intendiamoci…quelli per le famiglie). Innumerevoli decreti.
Perché allora, mi chiedo, per questa mia richiesta di “speciale elargizione” per le vittime ed i loro familiari nel sisma del Centro Italia si erge un muro, appellandosi alla mancanza di nesso di causalità nella responsabilità dello Stato per i nostri morti? Eppure sono stati assunti i provvedimenti per la ricostruzione “gratuita” delle prime (transeat) e delle seconde case (Assurdo) che sono crollate perché non a norma. Un plauso allo Stato che se ne è fatto carico senza alcun nesso di causalità, ma a maggior ragione una dimenticanza inaccettabile per quelle persone che sotto quelle macerie sono morte. E invece no, pare che quei morti debbano essere annoverati tra i rifiuti del sisma insieme alle macerie da buttare, ma io questo non lo accetterò mai”.
Ora finalmente uno spiraglio, Il Parlamento si sta muovendo in vostro favore?
“Ora abbiamo ricevuto dall’On. Trancassini che fa parte di questo Governo e di questa maggioranza l’assicurazione di un emendamento che verrà presentato in legge di bilancio di imminente discussione in Parlamento. Tranne il suo impegno e quello del Commissario alla ricostruzione Castelli, al momento non abbiamo ricevuto alcuna solidarietà da parte della politica.
Ci auguriamo che i componenti della Commissione bilancio in Senato si mettano una mano sulla coscienza pensando che domani potrebbero esserci loro al posto nostro come qualsiasi cittadino che abita questo Paese.
L’incontro del due novembre con l’On. Trancassini è stata un’importante opportunità di chiarimento su quelle che sono le posizioni reciproche rispetto al provvedimento che chiedo. Intanto voglio ringraziare l’On. Trancassini che, insieme al Commissario Castelli, è l’unico che in questo momento in coerenza di ciò che ha sempre fatto fin dal 2018, si è interessato e si sta interessando di questa questione. Lo ha fatto quando era all’opposizione e lo sta facendo ora che è al Governo. Pur avendo idee diverse sulla via da percorrere per cercare di trovare una soluzione, siamo d’accordo che vada trovata e che il primo passo non può che essere un emendamento che si è impegnato a presentare in questa legge di bilancio. Poi però ci vuole anche la volontà dei componenti la Commissione bilancio al Senato a votarlo ed approvarlo. La politica è fatta di idee e di progettualità diverse a seconda degli schieramenti ma credo che sulle questioni umane che riguardano tutti indistintamente si debba essere d’accordo a prescindere. Mi auguro che prevalga la parte di umanità di chi voterà tralasciando il cinismo politico. Trancassini mi ha chiesto di interrompere il mio sciopero della fame. In coerenza con ciò che ho sempre detto lo farò quando l’emendamento sarà presentato e questo avverrà nella finestra tra il 14 ed il 21 novembre. Non ho dubbi che lui si batterà per farlo approvare. Per il momento lo sciopero continua”.