Storie di Stadio, 35 anni fa il dramma di Fiorentina-Bologna

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Storie di Stadio, 35 anni fa il dramma di Fiorentina-Bologna

Bomba molotov sul treno: il 14enne Ivan Dall’Olio sopravvissuto per miracolo.

Da poche settimane sono trascorsi 35 anni esatti dalla maledetta domenica di Fiorentina-Bologna del 18 giugno 1989: quel giorno, mentre l’Italia era chiamata al voto per un referendum, allo stadio ‘Artemio Franchi’ andava in scena il derby tosco-emiliano (noto anche come derby dell’Appennino). Quel giorno del 1989 la storica ed accesa rivalità tra le due tifoserie degenerò in tragedia.  Successe tutto alla stazione ferroviaria di Firenze-Rifredi, dove era previsto passare il treno speciale partito da Bologna con la tifoserie rossoblù in trasferta. 

Treno rossoblù bersaglio di un agguato

Sul treno c’era anche Ivan Dall’Olio, appena 14 anni, che spensierato come i ragazzi della sua età voleva vivere l’emozione della prima trasferta al fianco della squadra del cuore. Ad aspettare quel treno, però, nascosti per un agguato, c’erano ben quattro facinorosi, tifosi della Fiorentina: il più piccolo di loro aveva solo 17 anni e tutti erano appartenenti al gruppo della Curva Fiesole denominato “Alcol Campi”. I quattro avevano con loro una bomba molotov (la rudimentale ma devastante bottiglia incendiaria), costruita qualche giorno prima in casa di uno dei ragazzi. La molotov venne scagliata contro il convoglio ed in pochi secondi il fuoco devastò un intero vagone. Le fiamme investirono ben sette persone, una di queste era proprio Ivan Dall’Olio che subì gravissime ustioni sul 75% del corpo. Il ragazzo lottò tra la vita e la morte, venendo trasferito subito all’ospedale di Genova: qui i medici specializzati in grandi ustioni riuscirono ad intervenire liberandogli le vie respiratorie e consentendogli di vivere.

Ivan: una vita segnata per sempre 

Ivan, dopo essere riuscito a salvarsi miracolosamente, iniziò un lungo calvario fatto di decine di interventi chirurgici. La sua storia è stata presto dimenticata dal mondo del calcio, a parte rare positive eccezioni. Ormai non va più allo stadio e in una intervista di qualche anno fa, sul quotidiano ‘Il Resto del Carlino’, disse che il derby dell’appennino lo seguiva in tv. Oggi il suo Bologna ha raggiunto lo storico traguardo della qualificazione in Champions League, dimostrando a tutti gli sportivi come si può costruire un progetto calcistico affidabile e amato dalla gente. 

Gli artefici del folle agguato

Il 18 giugno 1989 oltre a segnare la vita del tifoso bolognese, impresse un marchio indelebile anche sull’esistenza dei suoi aggressori. Tre dei quattro tifosi viola, coinvolti nell’imboscata al treno dei supporter felsinei, all’epoca dei fatti erano maggiorenni. Quei tre, conosciuti con i soprannomi di “Pitone”, “Vizia” e “Morto”, imputati di tentato omicidio plurimo, vennero condannati a pene da 12 a 14 anni, poi ridotti a 6 in Corte di Appello.  Il quarto complice, più piccolo, fu indiziato di essere l’autore del lancio della bottiglia incendiaria; venne processato al tribunale dei minori. Affermò di essere stato sotto effetto di hashish e di essere stato indotto, secondo le regole del “branco”, a scagliare la molotov. Successivamente, nel 1994, “Pitone” morì, mentre “Vizia”, venne arrestato per spaccio di eroina. I condannati non hanno mai risarcito la famiglia di Ivan Dall’Olio e la cifra del risarcimento (se così lo si può definire), è lievitata negli anni oltre i 250mila euro. Il 18 giugno 1989 (per il calcio italiano) è una delle date più brutte di sempre, con la vita di un ragazzino di 14 anni messa in pericolo dall’estremismo sportivo.