Storie di Stadio/ Giugno 1989, sangue a San Siro

Kamala Harris alla Convention
24 Agosto 2024
Il sequestro di De André e Dori Ghezzi, 45 anni dopo
2 Settembre 2024
Kamala Harris alla Convention
24 Agosto 2024
Il sequestro di De André e Dori Ghezzi, 45 anni dopo
2 Settembre 2024

Storie di Stadio/ Giugno 1989, sangue a San Siro

Prima del match un’aggressione ai romanisti: muore Antonio De Falchi.

Domenica 4 giugno 1989: allo stadio ‘Meazza’ è in calendario Milan-Roma. Il calcio d’inizio è fissato alle ore 16:30 e si disputa la giornata numero 31 del campionato, al termine del quale l’Inter di Giovanni Trapattoni si laurea campione d’Italia. La Roma giunge a San Siro per affrontare un Milan molto forte, che ha in squadra tre olandesi (Gullit, Van Basten e Rijkaard). Nella stagione precedente (1988) i rossoneri hanno sottratto lo scudetto al Napoli di Maradona, coronando una clamorosa rimonta. In quella calda domenica di giugno, il Milan del trio olandese asfalta i giallorossi: risultato finale 4-1. 

5 anni dopo Fonghessi, un altro omicidio a San Siro 

In quel giugno 1989 non sono trascorsi neanche cinque anni dalla tragedia occorsa a Marco Fonghessi (https://www.laredazione.net/storie-di-stadio-marco-fonghessi-un-cuore-a-meta/), quando San Siro torna alla ribalta della cronaca nera. Anche stavolta succede tutto in pochi istanti, diverse ore prima del match. Antonio De Falchi, 19 anni, è in trasferta a Milano: con tre suoi amici è al seguito della Roma che ha visto tante volte giocare in casa dalla curva sud, il feudo del tifo giallorosso. De Falchi giunge in treno in Lombardia, così come altre centinaia di romanisti, ma lui ed i suoi amici decidono, una volta giunti in stazione centrale, di andare da soli allo stadio. I quattro giovani prendono il tram e scendono al capolinea di Piazzale Axum. Da lì al cancello numero 16 dello stadio “Meazza” ci sono poche centinaia di metri da percorrere a piedi. I giovani cercano i biglietti per il settore ospiti e mentre sono fuori ai cancelli gli si avvicina un ragazzo che fa domande generiche ma per uno scopo ben preciso. “Avete una sigaretta?”: i romani intuendo qualcosa di anomalo non rispondono. Arriva subito un’altra domanda: “Sai che ora è?”. Stavolta la risposta arriva e, lasciando intendere un accento romanesco, dice: “Mancano cinque minuti a mezzogiorno“. Il ragazzo sconosciuto che ha avvicinato i quattro romani trova conferma alla sua ipotesi: ha dinanzi a sé dei ‘nemici’ romanisti. Fa un cenno con la mano e da una costruzione in cemento (lo stadio è sottoposto ai lavori di ristrutturazione per i Mondiali di Italia ’90) saltano fuori decine di facinorosi. Sono i suoi amici di imboscata. Inseguono i romani che si vedono accerchiati da un numero significativo di aggressori e, in evidente inferiorità numerica, non possono fare altro che scappare. Al fischio di inizio di Milan-Roma mancano più di quattro ore quando accade l’irreparabile.  

Pre-partita rosso sangue

Fuori allo stadio non c’è molta polizia: ci sono pochi agenti che nel pre-partita sono impegnati a controllare gli ingressi per impedire che qualcuno possa introdurre materiale non autorizzato o che qualcuno scavalchi entrando senza biglietto. Gli aggressori di De Falchi e dei suoi amici hanno gioco facile nell’attuare la vigliaccata. Tre dei quattro romanisti riescono a scappare, De Falchi invece cade a terra, forse per via di uno sgambetto. In pochi secondi viene selvaggiamente picchiato: calci e pugni in rapida successione: è un pestaggio in piena regola che forse dura meno di un minuto, ma risulta decisivo per il dramma seguente. Pochi istanti dopo, gli artefici dell’imboscata provano a cercare i tre fuggitivi, mentre Antonio De Falchi rimane esanime a terra. Arrivano sia la polizia che i soccorsi. 

Nelle prime fasi il ragazzo aggredito e picchiato non sembra stare troppo male, è stordito ma riesce a rialzarsi e parla con i poliziotti. Subito dopo, però, con il suo volto che cambia colore, crolla a terra, svenuto. I soccorritori provano a fargli un massaggio cardiaco e a praticare la respirazione bocca a bocca, senza grandi risultati. Il 19enne romano di Torre Maura finisce in coma e viene trasportato all’ospedale. Quando arriva è ormai deceduto, sebbene il corpo non mostri ferite gravi o segni evidenti dell’aggressione appena subita. 

In seguito, grazie all’esame autoptico, si accertano le cause della morte: De Falchi è deceduto stroncato da un infarto. Un arresto cardiaco determinato anche da una lievissima malformazione alle coronarie, ma soprattutto dal forte spavento per l’aggressione subita. È questo che lo ha ucciso.  

Funerali con migliaia di tifosi e la Roma schierata 

Ai funerali del giovane tifoso, che naturalmente si svolgono nella Capitale, partecipano oltre diecimila persone, con tutta la Roma schierata al fianco degli amici e dei familiari di Antonio. Sconcerto, incredulità e sgomento per quanto accaduto dominano la giornata delle esequie di un ragazzo neanche 20enne che rappresenta un’altra vittima di un calcio violento, preda di alcune frange radicali delle curve che contribuiscono a causare un’altra una vittima da stadio.  

Il processo e le polemiche

Non passa molto tempo per individuare i teppisti travestiti da tifosi del Milan che si sono resi protagonisti dell’assalto: grazie anche alle descrizione degli amici di De Falchi, gli aggressori vengono individuati e finiscono sotto processo. 

La Corte di Assise di Milano manda alla sbarra: L.B., 20 anni, che viene condannato a 7 anni e con la remissione in libertà. Vengono, invece, assolti per insufficienza di prove, altri due imputati. Nessun testimone, infatti, li aveva notati nel gruppo dei responsabili dell’agguato. Uno degli imputati, D.F. 29 anni portalettere, appartiene al ‘Gruppo Brasato’ della curva sud milanista: è una formazione ultras che solitamente colloca il suo striscione tra quello delle due più numerose organizzazioni: le ‘Brigate rossonere’ e la ‘Fossa dei leoni’. Il terzo imputato, infine, anch’egli assolto, è  A.L. che ha 21 anni e studia all’università. La sentenza scatena non poche polemiche e forte indignazione, a cominciare dalla famiglia De Falchi ma non solo. Negli anni successivi, dalle due curve, quella rossonera del Milan e quella giallorossa della Roma, si sentiranno beceri cori di riferimento a quella tragedia. Frange radicali del tifo milanese (che in questo delirio comprendono oltre a quello rossonero anche quello della curva interista) intonano il macabro ritornello: “La giustizia ce lo ha insegnato: uccidere un romano non è reato”. Dall’alta parte la risposta, altrettanto violenta, delirante e sconvolgente, recita: “I fatti di Milano non li dimentichiamo, un milanese preso lo massacriamo”. Il seme dell’odio lungo l’asse Milano-Roma e la violenza legata al calcio, in una visione deformata e distorta, sono, purtroppo, tuttora vivi, con le opposte tifoserie che continuano ad avere pessimi rapporti. 

Milan-Roma, la partita ‘Antonio De Falchi’

A Roma, da sempre, il giovane Antonio De Falchi viene ricordato dai suoi compagni di tifoseria, nella curva giallorossa, con diversi stendardi e striscioni che commemorano la sua memoria. Anni fa un’intera coreografia dell’Olimpico fu appositamente organizzata in suo ricordo. Uno dei gruppi del tifo organizzato, la Brigata “De Falchi”, porta il suo nome. Milan-Roma da 35 anni è la partita con un nome e cognome: Antonio De Falchi.

Fonte articolo: giornali di cronaca del 1989 e www.saladellamemoriaheysel.it