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di Simone Cataldo
Taranto diventa la capitale della street art nel 2021, grazie ad un progetto artistico che, non è solo fondamentale per dare nuova vita a pareti anonime, ma che lancia importanti messaggi.
In che modo una cittadina logorata dal settore metallurgico e siderurgico può risalire la china o lanciare un messaggio, l’ennesimo? Dopo anni di manifestazioni e inchieste che hanno sottolineato le precarie condizioni di Taranto in determinate zone causa la presenza dello stabilimento ex Ilva, la città in riva allo Ionio si ritaglia una finestra importante sul mondo.
Lo ha fatto nelle scorse settimane grazie al progetto di arte urbana T.R.U.St. (Taranto Regeneration Urban & Street). Iniziativa che nella sua seconda edizione ha deciso di stabilirsi per 15 giorni nella città pugliese, dal 15 al 30 settembre scorso. Nel settembre 2020 il primo gruppo lavorò alle case bianche del quartiere Paolo VI, alle pareti esterne della palestra Ricciardi e della Biblioteca Acclavio. In questa occasione, invece, le opere si sono estese al Borgo, al Tramontone, alla Salinella, al sottopasso di Via Ancona, alla città vecchia e ancora una volta al Paolo VI. Sedici gli artisti che hanno lavorato ai progetti.
L’obiettivo, oggi come un anno fa, era quello di creare un museo a cielo aperto, e i vari artisti non hanno deluso le aspettative. Inoltre, come ben aveva specificato alla vigilia dell’evento il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci: «anche attraverso l’arte si può fare politica, stiamo cercando di dare un’immagine differente della nostra cittadina. È lo scopo del piano di transizione Ecosistema. Taranto non è facile, ma pian pianino ci stiamo avvicinando anche alle periferie, dove stiamo contestualmente investendo risorse per la rigenerazione urbana».
Per riuscire in questo compito non facile, l’amministrazione ha deciso di far trasformare delle anonime pareti in autentici capolavori. I muri realizzati da tutti gli artisti si pongono in dialogo con lo spazio circostante, rispettando lo spirito dei luoghi e delle comunità.
Che cosa raffigurano le opere 2021 di Taranto?
La luce e i colori della città riverberano nelle opere, orientano i diversi linguaggi figurativi che gli artisti scelgono di adottare: dal muro di Belin, ispirato ad una de “Le Bagnanti” di Picasso, reinterpretata secondo i dettami del post-neocubismo di cui l’artista spagnolo si fa portavoce, all’omaggio di 3ttman al fauvismo di Matisse, dai pattern astratti di Carlitops e Nico Skolp alle “nature vive” di Marta Lapeña e Elisa Capdevila fino al tratto impressionista che caratterizza il pescatore di Slim Safont, intento a navigare in solitaria le diverse sfumature di blu del Golfo di Taranto. Altre opere approfondiscono narrazioni sociali, come “No Vacation” di Lidia Cao, che pone l’accento sui demoni che convivono alle spalle di ragazzi tormentati da situazioni domestiche difficili.
Il più significativo e importante, per il messaggio che porta, è certamente quello di Jorit che raffigura il volto di Giorgio Di Ponzio, il 15enne morto il 25 gennaio del 2019 per un sarcoma ai tessuti mobili. Una malattia che i genitori hanno associato alle emissioni inquinanti dell’ex Ilva. Emblematico anche il fatto che il dipinto sia stato effettuato sopra la scritta “Da Bagnoli a Firenze a Taranto. Insorgiamo. Basta ricatti. Voglia salute e lavori. La nostra vita vale di più dei vostri profitti”.