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Surtsey, l’isola che non c’era

Vicina all’Islanda, nata poco più di cinquant’anni fa, è proibito portarvi animali vivi, piante o persino semi, l’uomo può solo limitarsi ad osservare.

In molti fra i nostri lettori avranno già prenotato il viaggio per le proprie vacanze estive, tanto desiderate dopo mesi di routine quotidiana. C’è chi avrà preferito il mare, chi la montagna, chi le città d’arte, chi in Italia, chi all’estero, ma di sicuro nessuno avrà scelto di trascorrere le proprie ferie sull’isola di Surtsey. Niente selfie con vista-oceano da qui, per intenderci. Impossibile, perché l’isola di Surtsey è assolutamente vietata all’essere umano.

Totalmente inaccessibile.

Situata a circa trenta chilometri dalla costa meridionale dell’Islanda, questo isolotto di appena 130 ettari è uno dei luoghi più affascinanti dell’intero pianeta. La sua storia è recentissima, dato che fino al 1963 non esisteva e lì, al suo posto, c’era soltanto mare. Fu una violenta sequenza di fenomeni sismici ed eruttivi del sistema vulcanico sottomarino appartenente alla Dorsale Medio-Atlantica, dal nome per noi impronunciabile, a generarla.

L’isola che non c’era

Una attività vulcanica violenta e poderosa che, fra magma e fumi, si protrasse per tre anni e che proprio per questo convinse gli islandesi a omaggiare la neonata isola con il nome della divinità mitologica norrena Surtr, colui che metterà a fuoco e fiamme il mondo per poi farlo risorgere. Si racconta che il primo ad avvistarla fu il cuoco di un peschereccio locale, che notò una colonna di fumo bruno sulla superficie del mare, dalla cui profondità stavano fuoriuscendo getti di polvere che man mano si depositavano. Quella eruzione sottomarina così inaspettata, generò un autentico paradiso: non esisteva al mondo un altro luogo del genere, con un ecosistema formatosi da zero, in piena evoluzione e completamente incontaminato.

Una descrizione idillica e bucolica, ma scordatevi di poter organizzare qui le vostre vacanze. L’isola è accessibile solo ai ricercatori, un gruppo di biologi e geologi che su quel territorio si muove rispettando severe precauzioni, per studiare da vicino il comportamento delle natura che compie il suo corso, senza interferenze esterne.

Dichiarata riserva naturale già nel 1965 e Patrimonio Unesco nel 2008, è infatti assolutamente proibito trasferire sull’isola animali vivi, piante o parti di esse o persino semi, l’uomo può solo limitarsi ad osservare e analizzare i processi con cui la flora e la fauna autoctone colonizzano la superficie dell’isola.

Come si sviluppa la vita?

Una rigida conservazione alimentata da un unico ma ambizioso scopo: offrire a quegli scienziati la possibilità di trovare nuove risposte a quella che è una delle più antiche domande dell’esistenza umana: come si sviluppa la vita?

Le prime forme di vita a comparire sull’isolotto furono batteri, funghi, muffe e diatomee, ovvero delle alghe filamentose costiere. Immediatamente dopo si sviluppò il primo esemplare di pianta vascolare, cui fecero seguito nell’arco degli anni successivi almeno altre venti specie vegetali. Il primo cespuglio risale al 1998. Nel 2004 sono state censite almeno sessanta tipologie diverse di piante, oltre ad altre numerose varietà di licheni, briofite e funghi. Il primo animale a riprodursi sul luogo fu invece il cirripiede delle ghiande, che potrebbe essere definito una sottoclasse dei crostacei. In seguito si generò una popolazione di coralli molli, oggi abbondante nelle profondità del mare circostante l’isola.

Surtsey, tuttavia, divenne ben presto l’habitat ideale per gli uccelli nidificanti, di cui oggi si contano quasi novanta specie, tra cui le pulcinelle di mare, i cigni selvatici, i gabbiani e i fulmari. Una ricchissima biodiversità che rende questo luogo uno scrigno di tesori naturalistici, da preservare con cautela. Soprattutto perché soggetta a intensi fenomeni di erosione, che secondo alcune stime nel giro di un secolo potrebbero farla scomparire del tutto.

Già rispetto al 1967, oggi la sua superficie è pressoché dimezzata, tuttavia poiché ciò che oggi resta dell’isola è prevalentemente lava solidificata, secondo gli scienziati dovrebbe riuscire a resistere più a lungo e a conservare la sua conformazione per ancora molto tempo. C’è ancora tempo, quindi, per continuare ad informarsi sui prodigi dell’isola di Surtsey…per i selfie vista-oceano, invece, meglio organizzarsi altrove.