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L’Antitrust ha avviato un’attività di verifica nel settore dei taxi a Roma, Milano e Napoli, nel frattempo i clienti tutti in fila per ore.
Le principali metropoli e città d’arte italiane nelle ultime settimane sono tutte interessate dallo stesso problema, testimoniato spesso da foto, video e post, che invadono i social, di utenti in fila davanti le stazioni ferroviarie, gli aeroporti o i siti più attrattivi, in cerca di una vettura che li vada a prendere.
Il problema è annoso perché se ne parla da anni ed è riesploso in tutta la sua magniloquenza nelle ultime settimane, grazie alla ripresa a pieno ritmo delle attività economiche e dell’invasione di turisti.
La scarsità di taxi in Italia
La carenza di taxi è uno dei problemi mitologici dell’Italia, percepito come quasi insanabile. In questo contesto l’Antitrust ha deciso di vederci chiaro e ha avviato un’attività di verifica nel settore dei taxi a Roma, Milano e Napoli, con l’obbiettivo di individuare i motivi dei disagi degli utenti segnalati negli ultimi mesi.
L’Antitrust avvia una verifica a Roma, Milano e Napoli
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato vuole capire se il meccanismo delle licenze a numero chiuso per i tassisti impedisca la concorrenza nel settore, estromettendo altri cittadini dalla possibilità di accedere alla professione, con conseguenti ricadute sulla soddisfazione della domanda del servizio.
È facilmente riscontrabile come nelle grandi città i taxi non siano abbastanza, ma ogni tentativo di aprire il mercato si infrange contro il muro delle proteste dei tassisti, che temono una perdita di valore delle loro licenze e un calo dei propri guadagni.
Cosa prevede la normativa in tema di taxi
La normativa di riferimento è la Legge quadro del 1992 in tema di autoservizi pubblici non di linea che assegna ai Comuni la determinazione del numero di veicoli da destinare al servizio taxi, per mezzo di bandi pubblici.
Generalmente le licenze vengono vendute ai nuovi tassisti da altri tassisti, a fronte di un investimento non indifferente proprio per via del loro numero limitato, che ne fa alzare drasticamente il valore.
Quante sono le licenze
La città in cui sono censite più auto bianche è inevitabilmente la Capitale, con 7800 licenze attive, per un rapporto di poco superiore ai 27 taxi ogni diecimila abitanti. Segue Milano, sotto i 5 mila, per un rapporto di trentacinque licenze ogni diecimila abitanti.
Numeri imparagonabili a quelli delle principali metropoli europee, basti citare Londra con 90 mila taxi, oltre ad altrettanti guidatori di noleggio privato.
Meno impattanti rispetto alla capitale britannica, ma comunque importanti i dati di Parigi, con quota 20 mila vetture, Madrid oltre 15 mila.
Le soluzioni proposte e la costante protesta dei taxisti
Da anni ormai, Governi e amministrazioni locali hanno cercato di prendere in mano la patata bollente, formulando ipotesi rimaste sempre soltanto delle idee.
Il ventaglio di soluzioni comprende un aumento del numero delle licenze o la disponibilità a introdurre il sistema della doppia guida per la quale un secondo autista nominato dal titolare possa condurre la sua vettura mentre questi riposa.
La risposta dei tassisti è sempre stata, tuttavia, la stessa da anni.
Raduni, scioperi, manifestazioni, ribadendo che un aumento della concorrenza comporterebbe una diminuzione dei propri guadagni.
Qualunque tentativo di risolvere il problema viene respinto come un attacco di lesa maestà, nulla di cui stupirsi, del resto in una nazione dove a farla da padrone sono ancora le corporazioni.
L’ultimo vertice
L’attività dell’Antitrust è arrivata poco prima dell’incontro tra i rappresentati della categoria e i Ministri competenti, Matteo Salvini per i Trasporti e Adolfo Urso per le Imprese.
Un vertice che ha prodotto ben poco se non dichiarazioni d’occasione.
La doppia licenza da vendere
Nel frattempo, dai banchi dell’opposizione è emersa una proposta di legge dagli esponenti di Azione e Italia Viva, che prevede di assegnare gratuitamente ad ogni tassista una seconda licenza, con l’obbligo di essere rivenduta su una piattaforma appositamente predisposta.
Questo provocherebbe il doppio effetto di aumentare il numero delle licenze in circolazione e di compensare economicamente i tassisti.
Senza alcun esborso per le casse dello Stato.
In attesa di capire come e se il Governo deciderà di intervenire, senza dubbio l’indagine dell’Antitrust metterà pressione e non farà sprofondare il problema nel dimenticatoio.
La categoria dei tassisti, inoltre, rilancia, invocando frequentemente una legislazione più stringente per i servizi di noleggio con conducente o quelli offerti dalle piattaforme digitali. E in questo sembrerebbe abbiano trovato una sponda proprio nel Ministro Adolfo Urso che, come un bolscevico d’altri tempi, ha dichiarato: “Noi vogliamo valorizzare chi agisce nel nostro Paese e semmai frenare e contrastare le grandi multinazionali, certamente anche Uber”.