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di Silvia Cegalin
Il 26 Febbraio, esattamente 2 giorni dopo il famoso tweet in cui Anonymous si schierava con l’Ucraina, il ministro della Trasformazione Digitale ucraino, Mykhailo Fedorov, comunicava via twitter l’intenzione di formare un esercito IT in cui si reclutavano talenti digitali provenienti da qualsiasi nazione. Una chiamata alle armi cibernetiche che in meno di 24 ore ha raccolto circa 125mila adesioni.
Tale proposta, cui risultati sono attualmente ancora difficili da valutare, e che ha riscosso parecchia popolarità, trasformandosi quasi in un fenomeno virale, non è stata comunque l’unica iniziativa a sostegno dell’Ucraina, in parallelo, infatti, sono emersi altri due progetti: la creazione di un museo di NFT e un “hacker” game.
Il Meta History: Museum of War. Il museo di opere NFT a sostegno dell’Ucraina
«Mentre la Russia usa i carri armati per distruggere l’Ucraina, noi ci affidiamo alla rivoluzionaria tecnologia blockchain. Il museo NFT è il luogo in cui preservare la memoria della guerra. E il luogo per celebrare l’identità e la libertà ucraina». Così, Mykhailo Fedorov, in un tweet pubblicato venerdì 25 Marzo, annunciava la realizzazione del museo online Meta History: Museum of War dove sono esposte opere in formato NFT (non fungible token).
Il museo è pensato come un luogo virtuale atto a conservare memoria dell’attuale guerra tra Russia e Ucraina; non a caso le opere sono presentate in una warline dal rigoroso ordine cronologico in cui, per il momento, sono visibili i primi tre giorni di guerra.
Lo scopo è quello di accompagnare il visitatore in un racconto figurativo dove i fatti, ridipinti dagli artisti, si integrano con commenti estrapolati da notiziari, tweet di funzionari governativi, o riflessioni dei maggiori leader mondiali, una pratica per evitare di smarrire nell’oblio quanto sta accadendo dando all’osservatore anche il tempo per riflettere.
Ma c’è di più: oltre che fungere da piattaforma informativa, il museo svolge un’importante azione di aiuto per la causa e la difesa ucraina, tutti i proventi ricavati dalla vendita delle opere andranno infatti a supportare economicamente sia l’esercito che i civili ucraini.
Museo NFT: già vittima di truffe online
Le vendite del primo NFT sono previste dal 30 Marzo in poi, purtroppo però, come avviene spesso in questi casi, gli sciacalli delle truffe online non hanno perso tempo, e come denunciato dal museo stesso in un tweet del 27 Marzo, nella piattaforma OpenSea, tra i mercati principali di NFT, circolerebbero già false riproduzioni delle opere. Ciò non stupisce: OpenSea non è la prima volta che si trova coinvolta in scambi e compravendita di prodotti NFT non originali, questo però è un rischio che, specialmente con oggetti non fungible token può accadere molto frequentemente.
L’acquisto delle opere, inoltre, essendo in criptovalute, permettono l’anonimato, fattore che agevola i malintenzionati, per questo i direttori del museo ricordano che le vendite delle loro creazioni avvengono esclusivamente sulla piattaforma blockchain Fair.xyz e, le uniche criptovalute accettate sono gli ethereum.
Play for Ukraine: il videogioco “hacker” contro l’esercito russo
Un’altra strategia adoperata dagli ucraini per contrastare l’avanzata russa proviene sempre dal mondo web, ma questa volta da un videogioco.
Sviluppato da un gruppo di programmatori di Leopoli, la “missione” di Play for Ukraine è quella di mettere fuori uso i siti dell’esercito russo, bloccandoli e sovraccaricandoli tramite un attacco DDoS, un’azione che altro non è che una forma di hackeraggio. La struttura del gioco richiama quella di 2048, un puzzle game cui fine era quello di unire le caselle identiche fino a formare il numero 2048; non serve però precisare che qui gli effetti provocati si manifestano nella realtà.
Play for Ukraine scavalca la dimensione fittizia e ludica per penetrare fin dentro la sfera del reale, un reale che in questo caso è quello di una guerra in corso. Per “giocare” è sufficiente possedere una connessione internet, inoltre la schermata continua a funzionare anche senza l’interazione del giocatore, basta dunque lasciare aperta la pagina web e il gioco va.
Più che un videogame, tuttavia, Play for Ukraine sembra essere un atto hacker “etico” mascherato da una denominazione che la rende meno minacciosa, nonostante ciò, merito sicuramente della mission stessa, ha attratto, sia in Ucraina che all’estero, milioni di giocatori.