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3 Gennaio 2021Un robot per amico: l’evoluzione degli umanoidi nel 2020
di Roberta Caiano
Si dice che il cane sia il miglior amico dell’uomo. In realtà, per quanto siamo abituati a darle una connotazione retorica, questa frase ha anche un’evidenza scientifica. Secondo una ricerca condotta presso la Princeton University nel 2017, e pubblicata sul portale Science Advances, il motivo sarebbe da ricercare nella mutazione genetica dell’animale. Infatti, le varianti strutturali nei geni sono associati alla sindrome umana di Williams-Beuren, una malattia congenita caratterizzata da un comportamento ipersociale ed estroverso, alla base dell’ipersocialità stereotipata nei cani domestici. Questa scoperta suggerisce così punti in comune nell’architettura genetica della sindrome di William-Beuren e della docilità canina, facilitando la convivenza con gli esseri umani. Ma questo testimonia anche la complicità tra uomo e animale, e come l’aspetto biologico e genetico sia una componente fondamentale dell’ibridazione tra le diverse specie. In particolar modo negli ultimi anni il rapporto tra uomo e animale è stato frutto di numerosi studi e correnti di pensiero, che vedono subentrare nel campo di ricerca anche le nuove tecnologie.
Post-umanismo, meta-umanismo e trans-umanismo fanno così il loro ingresso nella concezione dell’intreccio e della contaminazione tra ciò che è umano e ciò che non lo è, interrogandosi sulla sfera fenotipica con un cono di luce sull’accelerazione tecnologica e l’Intelligenza Artificiale. I robot, ad esempio, rappresentano l’emblema di questo innesto innaffiando il seme della ricerca e delle perplessità nell’ambito del rapporto con l’uomo. Si può dire, infatti, che dal cane si sta passando al robot come nuovo migliore amico. A dimostranza di questo forte legame l’azienda di ingegneria e robotica Boston Dynamics ha ideato e creato Spot, il primo cane robot. Messo in vendita a giugno del 2020 con una cifra che si aggira intorno ai 74.500 dollari, Spot è stato utilizzato in ambito pubblico per la prima volta nel maggio del 2020 a Singapore, come metodo anti contagio da coronavirus. Il robot è stato applicato in un contesto sperimentale con l’intento di ricordare alle persone di mantenere la distanza di sicurezza attraverso dei messaggi registrati, insieme al suo sistema di videocamere usato per scansionare l’ambiente e calcolare il numero di persone radunate nei parchi. A differenza degli altri robot, Spot non è dotato di ruote ma ha più flessibilità di movimento su diversi tipi di terreno. Per questo, il suo utilizzo potrebbe essere applicato anche nel campo dell’allevamento e dell’agricoltura, per l’efficienza nell’ispezione del raccolto, nel pascolo degli animali e potrebbe essere un aiuto nei momenti di carenza del personale e manodopera, come sta accadendo durante la pandemia.
Come possiamo notare, i robot in quest’anno hanno subito un vero e proprio exploit sia per l’affinamento della tecnica e della loro avanguardia, sia perchè sono stati considerati strumenti utili per il contrasto al Covid-19 e per la risoluzione di problemi logistici. Secondo uno studio di Stratistics Market Research Consulting, una delle più grandi società di ricerche di mercato globale, prima dello scoppio dell’epidemia e dell’incertezza economica si prevedeva che il mercato della robotica industriale avrebbe raggiunto i 101,72 miliardi di dollari entro il 2027. Sebbene il futuro economico viva un periodo di forte disorientamento, una delle certezze è che l’utilizzo dei robot è in aumento. Anche se ciò non esclude che gli elevati costi di installazione dei robot industriali, soprattutto per le piccole e medie imprese, frenino il loro trionfo. Tra tutti, senza dubbio i robot più affascinanti e sotto la lente di ingrandimento sono quelli umanoidi. Disponibili in varie forme e dimensioni, i robot umanoidi intervengono nella ricerca e nell’esplorazione dello spazio, nell’assistenza personale, sanitaria e amministrativa, nell’istruzione, nell’intrattenimento, nella produzione e nelle pubbliche relazioni. In quanto robot avanzati, somigliano a tutti gli effetti agli esseri umani con busto, testa, due braccia e due gambe. Un esempio tangibile è Caterina da Siena, l’intelligenza artificiale con un volto, una voce, un corpo e utilizzata in Italia nell’ambito della pubblica amministrazione presso il Comune di Siena per facilitare la burocrazia e le lunghe code agli sportelli, soprattutto nel periodo Covid. In questo senso forse uno degli umanoidi sociali più conosciuti sotto il profilo di ambasciatore robotico è quello di Sophia, sviluppato dalla Hanson Robotics. Nata nel 2015, Sophia in questo 2020 ha contribuito a far avanzare la ricerca sulla robotica e sulle interazioni uomo-robot grazie alla sua versione sempre più simile all’uomo in quanto in grado di muoversi, parlare, disegnare, cantare e mostrare emozioni.
Sempre sulla scia di umanoidi digitali troviamo il robot educativo Pepper di SoftBank Robotics, progettato per essere un valido aiuto e supporto in situazioni di contatto con il pubblico, nella vendita al dettaglio ma anche e soprattutto per persone malate. Infatti, Pepper è molto utilizzato in ambito medico per aiutare i malati di Parkinson nel loro percorso di rieducazione e riabilitazione ai piccoli aspetti della vita quotidiana. Un altro esempio è quello che lo ha visto protagonista per la prima volta nel 2018 all’aeroporto Marconi di Bologna come assistente per dare informazioni ai passeggeri. Anche in Cina è stato molto utilizzato negli aeroporti durante il periodo della pandemia, per facilitare la registrazione e la fruizione di informazioni rafforzando il sistema anti contagio con lo smaltimento delle attese e la velocizzazione delle pratiche. Inoltre, attualmente Pepper viene utilizzato per insegnare agli studenti come programmarlo per muoversi, parlare, gesticolare e mostrare diversi messaggi sul suo schermo, il tutto in tempo reale permettendo così anche l’evoluzione del robot in diversi ambiti di applicazione. A questo proposito, in questo excursus di robotica umanoide, non possiamo non citare gli avatar robotici i quali in questo 2020 hanno raggiunto livelli di sviluppo davvero incredibili. Un simbolo è il T-HR3, un robot umanoide introdotto da Toyota nel 2017, il quale imita i movimenti del suo operatore umano, come un avatar del mondo reale. Aggiornato inizialmente per le Olimpiadi di Tokyo, rimandate al 2021, il robot è stato concepito come uno strumento utile per eseguire interventi chirurgici mentre i medici in carne ed ossa li controlleranno a distanza. Un primo esempio di applicazione di questa tecnica vede ancora una volta protagonista il nostro Paese in cui nel settembre 2020 è stato eseguito un intervento chirurgico al cervello con robotiscopio all’Ospedale San Raffaele di Milano entrando di fatto nel primato mondiale. La piattaforma, completamente digitale, è comandata attraverso i movimenti della testa del chirurgo rappresentando così il futuro della chirurgia dinamica.
Anche in ambito industriale la robotica in questo anno ha dato del suo meglio. Un esempio sono i robot delivery che vedono in Digit di Agility Robotics il primo umanoide utilizzato in un ambiente di fabbrica. Senza testa, arti agili e pieno di sensori, il robot può superare le scale, vari ostacoli e tutti i tipi di terreno. E’ abbastanza forte da raccogliere e impilare scatole molto pesanti, oltre che capace di stare su un solo piede. La Ford, ad esempio, ha voluto nella sua fabbrica l’introduzione di Digit con l’intenzione di farlo viaggiare in un’automobile, senza conducente, per automatizzare il processo di consegna dei pacchi ai clienti. Sempre nel settore del lavoro, un altro robot umanoide che nel 2020 ha visto il suo exploit è Kime, il barista robotico. Sviluppato da Macco Robotics in Spagna e operante dal 2019, con l’avvio della pandemia ha subito una grande accelerazione di applicazione. Kime serve cibo e bevande, ha una testa e un busto simili a quelli umani. Testato nelle stazioni di servizio in Europa e in un birrificio spagnolo, l’umanoide è noto per la sua bravura nel versare birra e può servire fino a 300 bicchieri all’ora. Un altro dei settori maggiormente colpito dall’epidemia di coronavirus è senza dubbio quello del teatro. In questo senso, l’attualizzazione e la riscoperta del famoso umanoide RoboThespian, ci catapulta nel mondo degli attori robot. La Engineered Arts, con sede nel Regno Unito, è la madre di questo umanoide ma anche di tanti altri tipi capaci di svolgere ruoli di intrattenimento. RoboThespianè un attore robotico che viene programmato con una quantità infinita di saluti, canzoni e gesti anche se per ora non cammina da solo ma attraverso un sistema nascosto di binari e carrelli. L’intento, in un futuro prossimo, è quello anche di comporre un vero e proprio teatro robotico.
Infine, troviamo i robotnauts, gli umanoidi utilizzati per l’esplorazione nello spazio. Fedor, o meglio Final Experimental Demonstration Object Research, è un esempio di umanoide telecomandato russo che è volato sull’ISS, Stazione Spaziale Internazionale, nel 2019 dove ha simulato le riparazioni durante una passeggiata nello spazio e in seguito è tornato sulla Terra. Infatti, Robonaut lavora con gli astronauti, sia in modo autonomo che in teleoperazione, svolgendo una serie di compiti tra cui la manutenzione ordinaria, l’assistenza ai membri dell’equipaggio fuori dal veicolo spaziale e la capacità di risposta rapida ai problemi. Il robonaut della Nasa, i cui primi prototipi sono stati sviluppati già a partire dal 2002, è progettato per utilizzare gli stessi strumenti degli astronauti che viaggiano nello spazio. Infatti, il Johnson Space Center ha lavorato su diversi umanoidi, tra cui Robonaut 2, che ha trascorso sette anni a bordo della ISS. È quindi probabile che i futuri umanoidi che viaggeranno nello spazio saranno progettati per resistere agli ambienti ostili della Luna e/o di Marte. Difatti, secondo quanto riportato a maggio 2020 dal rapporto Bloomberg, si prevede che il mercato della robotica spaziale raggiungerà i 4,4 miliardi di dollari entro il 2023.
Come abbiamo potuto osservare in questa carrellata, la maggior parte degli umanoidi sono intrinsecamente umani e la loro evoluzione procede per fare in modo che il mercato globale e i loro settori di applicazione, in relazione all’uomo, crescano in maniera sempre più vertiginosa. Anche nel focolaio domestico. Walker di UBtech Robotics, ad esempio, è un umanoide progettato per collaborare con gli esseri umani nelle loro case ed è stato sviluppato per svolgere compiti domestici e controllo intelligente. Per chi ha familiarità con le serie tv o ne ha mai sentito parlare grazie al suo grande successo, Black Mirror potrebbe dare un’ottima idea del mondo tecnologico in cui ci stiamo apprestando a vivere in maniera sempre più ibrida. Microchip, robot, schermi, telecomunicazione e digitalizzazione virtuale sono l’incarnazione fisica di una tecnologia sempre più “invadente”, capace di stravolgere sia l’assetto umano e quotidiano che economico, in cui in questa serie ne esce da vincitrice.