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Ecco gli ultimi dati ISTAT
di Roberta Caiano
Tra le restrizioni e le misure di prevenzione anti-contagio da coronavirus, i provvedimenti più frequenti, e sicuramente quelli che più hanno scatenato conseguenze economico-sociali con proteste e reazioni sociali, hanno riguardato la chiusura delle attività e la crisi delle medio-piccole imprese contribuendo ad innalzare il livello di difficoltà economica nel nostro Paese. Sono recenti, infatti, i dati registrati dall’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, riguardo alla disoccupazione e al numero di occupati in Italia nell’ultimo anno che testimoniano questa crisi. Difatti, seppure i dati Istat di febbraio vedono interrompersi il trend negativo che, tra settembre 2020 e gennaio 2021, ha portato alla perdita di oltre di 410 mila occupati e al leggero calo del numero di disoccupati, nell’anno compreso tra febbraio 2020 e febbraio 2021 la diminuzione degli occupati è stata pari a 945 mila unità, divise tra dipendenti (-590.000) e autonomi (-355.000), traducibile in quasi 1 milione di posti di lavoro persi. Il dato ha riguardato indistintamente uomini, donne, lavoratori dipendenti, autonomi e tutte le classi d’età. Come commenta lo stesso Istituto, “parallelamente sono cresciuti i disoccupati (+21 mila) e, soprattutto, gli inattivi, di oltre 700mila unità. Rispetto a febbraio 2020, il tasso di occupazione è più basso di 2,2 punti percentuali e quello di disoccupazione è più alto di 0,5″. I numeri forniti dallo studio, infatti, evidenziano una disoccupazione al 10,2% a febbraio, con uno scarto di 0,1 punti rispetto al mese precedente. L’occupazione cresce tra i dipendenti permanenti e gli under 35, mentre scende tra i dipendenti a termine, gli autonomi e chi ha almeno 35 anni. In linea generale, il tasso di occupazione, resta stabile con una percentuale pari al 56,5%.
Inoltre, sempre a febbraio, si registra il calo del numero di persone in cerca di lavoro, con un dato inferiore allo 0,3% rispetto a gennaio pari circa a 9mila unità riguardante gli uomini e gli under 50, mentre si osserva un leggero aumento tra le donne e le persone over 50. Nel complesso, scendono lievemente i disoccupati e gli inattivi. Il tasso di disoccupazione cala al 10,2% e tra i giovani al 31,6%, mentre il numero degli inattivi diminuisce dello 0,1% rispetto a gennaio, corrispondente a meno di 10mila unità. Il tasso di inattività, in totale, è stabile al 37,0%. Sebbene questi dati segnino una lenta ripresa, in questo quadro di stabilizzazione va ad inserirsi la questione del possibile stop ai licenziamenti, che inevitabilmente rende le prospettive future ancora più incerte. Come era prevedibile, la pubblicazione di questi dati ha scatenato le reazioni della politica, dei sindacati e dei lavoratori stessi, in quanto le frequenti chiusure imposte dalla colorazione dell’Italia in zone prevalentemente rosse e a tratti arancioni, ha destato nervosismo e apprensione. Le proteste tenutasi davanti al Palazzo di Montecitorio a Roma il 6 aprile, manche in tutto il resto della Penisola come Milano e Napoli, ne sono una testimonianza netta. Di preoccupante impatto è stato il blocco realizzato dagli operatori mercatali nel tratto casertano dell’A1 Roma-Napoli e durato quasi 10 ore, terminato solo quando hanno ricevuto rassicurazioni dalla delegazione presente a Roma in vista in un prossimo incontro tra il Governo e i lavoratori.
A dare manforte all’indagine Istat c’è anche l’analisi della Coldiretti, relativa al periodo compreso tra il 2020 e 2021. L’associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana ha infatti evidenziato che su quasi una azienda agricola su cinque, pari al 18%, pesa la riduzione della domanda di prodotti provocata soprattutto dal crollo del turismo e dal taglio degli acquisti da parte dei bar, ristoranti e pizzerie costretti alla chiusura. Inoltre, la Coldiretti precisa che nonostante le difficoltà durante la pandemia, più di quattro aziende agricole su dieci, corrispondente ad una percentuale del 40,8%, non hanno ricevuto alcun tipo di sostegno economico statale, europeo o altre forme di aiuto. Per questo, la stessa Coldiretti ha chiesto la proroga della sospensione delle rate di mutui bancari ed ha formulato al ministero delle Politiche agricole una proposta per il riparto del fondo filiere, a favore dei settori più danneggiati. In questo desolante quadro in riferimento ai dati dell’Istat, però, sembra esserci anche uno spiraglio di speranza offerto dall’ultima rilevazione dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) sull’attività delle imprese da Nord a Sud dello stivale. Infatti, il 15% delle imprese è pronta ad assumere nuovo personale nell’arco del 2021 per approfittare di un possibile rimbalzo dell’economia con una ripresa degli ordini e del fatturato, anche se “secondo l’80% delle imprese ci vorranno da 6 a 12 mesi perché l’economia italiana esca dall’emergenza Covid e da una situazione di sofferenza sociale ed economica che colpisce tutte le fasce sociali e produttive mettendo a rischio l’intero sistema produttivo nazionale”.